Mosè
1
Poi Giuseppe
morì, morirono tutti i suoi fratelli e tutta la loro generazione. I figli d'Israele
si moltiplicarono e
crebbero, divennero molto numerosi e potenti e il paese ne fu pieno.
Allora vi fù sull'Egitto un nuovo re, che non aveva
conosciuto Giuseppe. E così disse al popolo: "Ecco che le
genti d'Israele sono più numerosi e più forti di noi. Prendiamo
provvedimenti per impedire che aumentino, altrimenti, in
caso di guerra, potrebbe unirsi ai nostri avversari, combattere contro di noi
e poi partire dal paese". Perciò vennero imposti loro
dei sovrintendenti ai lavori forzati per opprimerli con i loro pesi,
e così furono costretti a costruire per il faraone le città-deposito,
Pitom e
Ramses. Ma quanto più il popolo veniva oppresso, tanto più si
riproduceva e cresceva; si cominciò a sentire come un
incubo la presenza dei figli d'Israele. Per questo gli
Egiziani fecero lavorare i figli d'Israele trattandoli con durezza. Resero
loro dura la vita con
ogni sorta di lavoro nei campi e costringendoli a fabbricare mattoni di argilla
: e a tutti questi lavori li obbligarono
con la forza.
Poi il re d'Egitto disse alle levatrici degli Ebrei,
delle quali una si chiamava Sifra e l'altra Pua: "Quando
presenziate al parto delle donne ebree, osservate il neonato quando è
ancora tra le due sponde del sedile per il parto: se è un maschio, lo
ucciderete; se è una femmina, la lascerete vivere". Ma
le levatrici ebbero timore di Dio: non fecero come era stato loro ordinato e lasciarono vivere i bambini. Il re d'Egitto
chiamò ancora le levatrici e disse loro: "Perché lasciato vivere i bambini?". Le levatrici
dissero al faraone: "Le donne ebree sono diverse dalle egiziane:
sono piene di vitalità: prima che arrivi da loro la levatrice,
hanno già partorito!". Dio beneficò le levatrici. Il
popolo aumentò e divenne molto forte. E poiché le
levatrici avevano temuto Dio, egli diede loro una numerosa famiglia. Allora
il faraone diede quest'ordine a tutto il suo popolo: "Ogni figlio
maschio che nascerà presso gli Ebrei, lo annegherete nel Nilo, ma lascerete
vivere ogni femmina".
2
Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie
una figlia di Levi. La donna concepì e partorì un figlio;
vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non
potendo tenerlo nascosto più oltre, prese un cestello di papiro, lo
spalmò di bitume e di pece, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i
giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose
ad osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto. Ora
la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue
ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo.
Essa vide il cestello
fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L'aprì e
vide il bambino: ecco, era un fanciullino che piangeva. Ne ebbe
compassione e disse: "È un bambino degli Ebrei". La
sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: "Devo
andarti a chiamare una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per
te il bambino?". "Va'", le disse la figlia
del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La
figlia del faraone le disse: "Porta con te questo bambino e
allattalo per me; io ti darò un salario". La donna prese il
bambino e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto, lo
condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella
lo chiamò Mosè, dicendo: "Io l'ho salvato dalle acque!".
In quei giorni, Mosè, cresciuto in età, si recò dai
suoi fratelli e notò i lavori pesanti da cui erano oppressi. Vide un
Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. Voltatosi
attorno e visto che non c'era nessuno, colpì a morte l'Egiziano e lo
seppellì nella sabbia. Il giorno dopo, uscì di nuovo e,
vedendo due Ebrei che stavano rissando, disse a quello che aveva torto:
"Perché percuoti il tuo fratello?". Quegli
rispose: "Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi
forse di uccidermi, come hai ucciso l'Egiziano?". Allora Mosè ebbe
paura e pensò: "Certamente la cosa si è risaputa". Poi
il faraone sentì parlare di questo fatto e cercò di mettere a morte
Mosè. Allora Mosè si allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di
Madian e sedette presso un pozzo.
Ora il sacerdote di Madian aveva sette figlie. Esse
vennero ad attingere acqua per riempire gli abbeveratoi e far bere il
gregge del padre. Ma arrivarono alcuni pastori e le
scacciarono. Allora Mosè si levò a difenderle e fece bere il loro
bestiame. Tornate dal loro padre Reuel, questi disse loro:
"Perché oggi avete fatto ritorno così in fretta?". Risposero:
"Un Egiziano ci ha liberate dalle mani dei pastori; è stato lui
che ha attinto per noi e ha dato da bere al gregge". Quegli
disse alle figlie: "Dov'è? Perché avete lasciato là quell'uomo?
Chiamatelo a mangiare il nostro cibo!". Così Mosè
accettò di abitare con quell'uomo, che gli diede in moglie la propria
figlia Sephora. Ella gli partorì un figlio ed egli lo
chiamò Gherson, perché diceva: "Sono un emigrato in terra
straniera!".
Nel lungo corso di quegli anni, il re d'Egitto morì.
Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di
lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. Allora
Dio ascoltò il loro lamento, si ricordò della sua alleanza con Abramo
e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti e se
ne prese pensiero.
il
roveto ardente
3
Mosè
pascolava il gregge di Ietro, suo
suocero, sacerdote di Madian, e lo condusse oltre il deserto arrivando al monte di Dio, l'Oreb.
Ed ecco che l'angelo del Signore gli
apparve in un guizzo di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco
che il roveto ardeva nel fuoco, ma non si consumava. Mosè
pensò: "Voglio vedere da vicino questo spettacolo:
perché il roveto non brucia?". Il Signore Dio vide che si
era avvicinato e lo chiamò dal roveto e disse:
"Mosè,
Mosè!". Rispose: "Eccomi!". Riprese:
"Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul
quale tu stai è una terra santa!". E disse: "Io
sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di
Giacobbe". Mosè allora si coprì il viso, perché aveva timore di
guardare verso Dio.
Il Signore disse: "Ho visto la miseria del mio
popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi aguzzini;
conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo
dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese
bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il
luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo,
il Gebuseo. Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato
fino a me e io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egiziani li
tormentano. Ora va'! Io ti mando dal faraone. Fa' uscire
dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!". Mosè
disse a Dio: "Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire
dall'Egitto gli Israeliti?". Rispose: "Io sarò
con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto
uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte".
Mosè disse a Dio: "Ecco io arrivo dagli Israeliti
e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno:Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?"Dio
disse a Mosè: "Io sono colui che sono!". Poi disse:
"Dirai agli Israeliti:
mi ha mandato a voi". Dio
aggiunse a Mosè: "Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei
vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi
ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo
con cui sarò ricordato di generazione in generazione.
Va'! Riunisci gli anziani d'Israele e di' loro: Il
Signore, Dio dei vostri padri, mi è apparso, il Dio di Abramo, di
Isacco, di Giacobbe, dicendo: Sono venuto a vedere voi e ciò che vien
fatto a voi in Egitto. E ho detto: Vi farò uscire dalla
umiliazione dell'Egitto verso il paese del Cananeo, dell'Hittita, dell'Amorreo,
del Perizzita, dell'Eveo e del Gebuseo, verso un paese dove scorre latte
e miele. Essi ascolteranno la tua voce e tu e gli anziani
d'Israele andrete dal re di Egitto e gli riferirete: Il Signore, Dio
degli Ebrei, si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel
deserto a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore,
nostro Dio. Io so che il re d'Egitto non vi permetterà di
partire, se non con l'intervento di una mano forte. Stenderò
dunque la mano e colpirò l'Egitto con tutti i prodigi che opererò in
mezzo ad esso, dopo egli vi lascerà andare.
Farò sì che questo popolo trovi grazia agli occhi
degli Egiziani: quando partirete, non ve ne andrete a mani vuote. Ogni
donna domanderà alla sua vicina e all'inquilina della sua casa oggetti
di argento e oggetti d'oro e vesti; ne caricherete i vostri figli e le
vostre figlie e spoglierete l'Egitto".
4
Mosè rispose: "Ecco, non mi crederanno, non
ascolteranno la mia voce, ma diranno: Non ti è apparso il
Signore!". Il Signore gli disse: "Che hai in
mano?". Rispose: "Un bastone".
Riprese:
"Gettalo a terra!". Lo gettò a terra e il bastone diventò un
serpente, davanti al quale Mosè si mise a fuggire. Il
Signore disse a Mosè: "Stendi la mano e prendilo per la
coda!". Stese la mano, lo prese e diventò di nuovo un bastone
nella sua mano. "Questo perché credano che ti è
apparso il Signore, il Dio dei loro padri, il Dio di Abramo, il Dio di
Isacco, il Dio di Giacobbe". Il Signore gli disse
ancora: "Introduci la mano nel seno!". Egli si mise in seno la
mano e poi la ritirò: ecco la sua mano era diventata lebbrosa, bianca
come la neve. Egli disse: "Rimetti la mano nel
seno!". Rimise in seno la mano e la tirò fuori: ecco era tornata
come il resto della sua carne. "Dunque se non ti
credono e non ascoltano la voce del primo segno, crederanno alla voce
del secondo! Se non credono neppure a questi due segni e non
ascolteranno la tua voce, allora prenderai acqua del Nilo e la verserai
sulla terra asciutta: l'acqua che avrai presa dal Nilo diventerà sangue
sulla terra asciutta".
Mosè disse al Signore: "Mio Signore, io non sono
un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure da quando tu
hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di
lingua". Il Signore gli disse: "Chi ha dato una
bocca all'uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono
forse io, il Signore? Ora va'! Io sarò con la tua bocca e
ti insegnerò quello che dovrai dire". Mosè disse:
"Perdonami, Signore mio, manda chi vuoi mandare!".
Allora
la collera del Signore si accese contro Mosè e gli disse: "Non vi
è forse il tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa parlar
bene. Anzi sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà in cuor suo. Tu
gli parlerai e metterai sulla sua bocca le parole da dire e io sarò con
te e con lui mentre parlate e vi suggerirò quello che dovrete fare. Parlerà
lui al popolo per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per
lui le veci di Dio. Terrai in mano questo bastone, con il
quale tu compirai i prodigi".
Mosè partì, tornò da Ietro suo
suocero e gli disse: "Lascia che io parta e torni dai miei fratelli che
sono in Egitto, per vedere se sono ancora vivi!". Ietro disse a Mosè:
"Va' pure in pace!". Il Signore disse a Mosè in Madian: "Va', torna in
Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita!". Mosè prese
la moglie e i figli, li fece salire sull'asino e tornò nel paese di
Egitto. Mosè prese in mano anche il bastone di Dio.
Il Signore disse a Mosè: "Mentre tu parti per
tornare in Egitto, sappi che tu compirai alla presenza del faraone tutti
i prodigi che ti ho messi in mano; ma io indurirò il suo cuore ed egli
non lascerà partire il mio popolo. Allora tu dirai al
faraone: Dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito. Io
ti avevo detto: lascia partire il mio figlio perché mi serva! Ma tu hai
rifiutato di lasciarlo partire. Ecco io faccio morire il tuo figlio
primogenito!".
Il Signore disse ad Aronne:
"Va' incontro a Mosè
nel deserto!". Andò e lo incontrò al monte di Dio e lo baciò. Mosè
riferì ad Aronne tutte le parole con le quali il Signore lo aveva
inviato e tutti i segni con i quali l'aveva accreditato.
Mosè e Aronne andarono e adunarono tutti gli anziani
degli Israeliti. Aronne parlò al popolo, riferendo tutte
le parole che il Signore aveva dette a Mosè, e compì i segni davanti
agli occhi del popolo. Allora il popolo credette. Essi
intesero che il Signore aveva visitato gli Israeliti e che aveva visto
la loro afflizione; si inginocchiarono e si prostrarono.
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