SantiA

 Abbondio - Abramo - Abramo Patriarca - Acacio - Adelaide - Adeodato I Papa - Agapito Papa - Agata - Agnello - Agnese - Agnese di Boemia - Agnese di Montepulciano - Agostina Pierantoni - AgostinoAgostino di Canterbury - Albano - Alberto da Trapani - Alberto Magno - Albino Vescovo - Aldo - Alessandro I Papa - Alessio - Alessio Falconieri - Alexandrina Maria da Costa - Alfonso Maria de' Liguori - Alfredo - Ambrogio - Amedeo di Savoia - Anacleto Papa - Anastasia - Andrea Andrea Avellino - Andrea Corsini - Angela Jacobellis - Angela Merici - Aniceto Papa - Anna - Anna Maria Taigi - Annibale Maria di Francia - Annunciata Cocchetti - Anselmo Vescovo - Antimo Vescovo - Antioco -  Antonietta Meo - Antonino - Antonio Abate - Antonio di Padova - Apollinare - Apollonia - Arsenio il Grande - Aspreno - Atanasio - Attalo

 

Sant'Abbondio

(Morto a  Como, 469 o 499)

 


Sant’Abbondio, fu vescovo di Como, della quale è patrono. Si dice fosse greco, di Tessalonica. Sicuramente fu buon conoscitore della lingua. 
il 17 novembre del 440 in Como, riceve la consacrazione episcopale come successore del vescovo Amanzio. Ma prima il papa Leone I Magno gli affida un compito molto delicato: deve andare a Costantinopoli in sua rappresentanza dall’imperatore Teodosio II. E dovrà ristabilire l’unità nella fede, dopo il conflitto suscitato dal vescovo Nestorio, in contrasto con la dottrina della Chiesa di Roma e dei concili sul tema delle due nature – umana e divina – di Cristo; e sono in contrasto pure tra loro, cosa che causa disordini e violenze. Ne fa le spese Flaviano di Costantinopoli, ortodosso, ucciso in una brutale aggressione.
Morto anche Teodosio II, Abbondio a Costantinopoli dovette confrontarsi con il suo successore Marciano e ribadire con franchezza la dottrina cattolica sulle due nature in Cristo, come già l'aveva esposta Leone I. E portò a termine la missione facendo accettare il documento pontificio da tutti i vescovi d’Oriente, con in testa quello di Costantinopoli, già nemico di Flaviano. 
Dopo questo gran successo papa Leone lo accolse con grandi festeggiamenti. Divenuto infine vescovo di Como a tempo pieno, si fece missionario, annunciando il Vangelo nelle regioni montane, nella zona di Lugano e in altre terre non ancora cristianizzate. Morì in un giorno di Pasqua, del 469, o 499: la data è incerta. 

 

Sant'Abramo

(Edessa, ?)

 

Sant' Abramo nativo della città di Edessa in Mesopotamia, nel fiore della sua gioventù lasciate le ricchezze  e comodità paterne, si ritirò in un luogo solitario a far penitenza. Intesa il Vescovo di Edessa  la santità di lui, lo fece chiamare a sé; ed ordinatolo sacerdote , gl’ impose che andasse in  terra di pagani per convertir quei miseri alla fede.  L'ubbidiente monaco ci andò; e per tre anni soffrì  persecuzioni e battiture  per opera di quei barbari, senza vedere frutto delle sue molte fatiche. Alla fine la sua pazienza fece sì che costoro, commossi dall' esempio di tanta sofferenza , e dalle esortazioni udite, pentiti delle loro gravi mancanze, si convertissero. Ritornato poi al suo deserto, seppe che da due anni, una  nipote viveva immersa in pubblico peccato; e, per guadagnare quell'anima a Dio, si travestì da soldato, e fingendosi peccatore, con santa astuzia la convertì e la condusse a far penitenza  nel suo eremo, dove l'uno e l'altra santamente morirono.    (Da S. Efrem).

 

Sant'Abramo Patriarca

(Tra il XV e il XVIII sec. a.C.) 

 

Sant'Abramo, capo beduino, pastore nomade, abile guerriero, è il primo dei patriarchi e capostipite della nazione ebraica. Attraverso di lui, il Signore strinse il primo patto con il popolo eletto. Emigrato dalla sua terra natia, Ur, si stabilì con il suo popolo nelle terre di Canaan per ordine di Dio che gli promise una numerosa discendenza alla quale sarebbero appartenuti quei territori. Ebbe due figli, Ismaele (con Agar, giovane serva di sua moglie Sara, per volontà di quest'ultima, che non poteva aver figli) ed Isacco (miracolosamente concepito da Sara dopo la nascita di Ismaele). Per metterlo alla prova, Dio gli chiese il sacrificio di Isacco, fermandolo poi nel momento estremo tramite un angelo. Progenitore degli ebrei attraverso Isacco e degli Arabi attraverso Ismaele, è il padre spirituale di ebrei, cristiani e musulmani. Viene pertanto considerato il padre di tutti i credenti. Vissuto 175 anni, viene raffigurato come un vecchio barbuto nell'atto di offrire cibo a tre angeli. E' il protettore degli osti.

 

Sant'Acacio

  (Cappadocia, ? -Bisanzio, 7 maggio 304)

 

S. Acacio nato nella Cappadocia, si applicò alla professione militare esercitando la carica di Centurione nelle truppe Romane. Trovandosi nella Tracia, giunsero gli editti dell' Imperatore Massimiano, con i quali si comandava che tutti i soldati dell'Impero sacrificassero agl'idoli, e in caso che non lo facessero, fossero rigorosamente puniti. Molti furono quelli che per sfuggire ai tormenti cederono; ma Acacio, condotto avanti ai tribunale del suo colonnello, protestò coraggiosamente di esser fedele a Gesù Cristo e ricusò di sacrificare agl'idoli. Questa generosa confessione irritò il giudice, il quale lo fece battere con tanta fierezza , che dal suo lacero corpo grondava in gran copia il sangue. Fra questi tormenti il Santo sì raccomandava a Gesù Cristo acciò gli desse forza di resistere , e di combattere costantemente. Fu esaudita la sua preghiera; e si trovò egli cosi confortato dalla Divina grazia che si mostrò pronto a soffrire nei suo corpo qualunque strazio por conservare l'anima fedele a Dio. Finalmente il generoso atleta dopo tanti strazi e patimenti, con il taglio della testa riportò la gloriosa corona del martirio. (Dai Bollandisti).

Sant'Adelaide

( ?, 931 - Seltz, Alsazia, 999)

 

Figlia del re Rodolfo II di Borgogna, sposò nel 947 il re d'Italia Lotario II, figlio di Ludovico I detto il Pio. Rimasta vedova dopo appena tre anni di matrimonio perché Lotario II  fu ucciso presumibilmente da Berengario II. Questi, per distogliere i sospetti da sé, impose ad Adelaide il matrimonio con il proprio figlio Adalberto. La regina riparò nel castello di Canossa invocando l'aiuto di Ottone, primo Imperatore del Sacro Romano Impero, con il quale convolò a nozze. Ottone I nel 952 si appropriò del titolo di Re d'Italia e nel corso di una nuova campagna in Italia venne incoronato Imperatore da Papa Giovanni XII (2 febbraio 962). Il 7 maggio del 973 Ottone morì per un avvelenamento alimentare (carne avariata durante un festeggiamento), lasciando erede al trono imperiale il figlio Ottone II. Così Adelaide, madre di quattro figli, nel 962 divenne prima imperatrice del Sacro Romano Impero Germanico, assumendone la reggenza e utilizzando la sua influenza in favore della Chiesa e dei poveri. Morì durante una visita al monastero di Seltz, presso Strasburgo, da lei fondato. 

 

Sant'Adeodato Papa

(Roma, ? - 08.11.608)

 

Adeodato I (talvolta chiamato Deusdedito I) fu Papa dal 615 al 618. Il suo predecessore fu Papa Bonifacio IV.
Nacque a Roma, figlio di un sottodiacono. Secondo la tradizione fu il primo papa ad usare i sigilli in piombo (bullae) sui documenti papali, che con il tempo presero il nome di "bolle papali". Sempre secondo la tradizione, Adeodato era un monaco benedettino, ma non ci sono prove certe di questo fatto.  Fu il Papa degli anni terribili, tanto che si trovò spesso a predicare in mezzo ai cadaveri.
Morì l'8 novembre, in circostanze sconosciute a causa delle ombre che avvolgono quei tempi, e in questo giorno la Chiesa cattolica ne celebra la festività. Alla Chiesa furono necessari tredici mesi per eleggere il suo successore.   (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Sant'Agapito Papa

(Roma, ? - 22 aprile 536)

 


S. Agapito Romano d'origine, appena fu innalzato al Sommo Pontificato , fece consegnare alle fiamme un decreto di scomunica emesso da Bonifazio II contro un certo Dioscoro; e così tolse dalla Chiesa l'odiosità, che un tal decreto recava alle persone male intenzionate. Il S. Papa avendo inteso che un Vescovo si valeva dei sacri vasi nella mensa comune, lo fece condurre a Roma, e rinchiudere in prigione; ma ebbe poi rincrescimento di aver prestato cos'i presto l'orecchio alla calunnia; poiché in una celeste visione gli fu mostrala l'innocenza di quel Prelato, e ricevé ordine di far celebrare al medesimo nella seguente Domenica in sua vece i Divini Misteri, come fece. Siccome Teodato Re d'Italia per timore che l'Imperatore Giustiniano non facesse nel suo Regno passar l'esercito, aveva scritto al S. Papa con grandi minacce di voler mettere a fil di spada tutti i Senatori Romani, se egli non s'adoperasse con l'Imperatore alfine di rimuoverlo dalla sua risoluzione; così il S. Pontefice mosso da carità portòssi in Costantinopoli, ed ottenne dall' Imperatore quanto bramava; e mentre quivi si tratteneva, fu chiamato dal Signore agli eterni riposi.  (Dal Baronio).

 

Sant'Agata 

(Catania, III sec.)   

 

S. Agata nacque in Catania, o come altri vogliono, in Palermo; e fu altrettanto nobile quanto ricca, e cosi bella come casta. Promessa in sposa a Quinzano Presidente,     si dichiarò serva di Cristo, del qual titolo più si pregiava , che della nobiltà ereditata dai suoi maggiori, e lo  respinse diverse volte.
Consegnata per ordine del Presidente ad Afrodisia, ed a cinque lascive figliole di lei, acciocché ne pervertissero i costumi, per molto che quelle s'affaticassero, non si lasciò mai rimuovere dal suo proponimento di conservarsi vergine. Sopportò con allegrezza e costanza indicibile per la santa fede prigionia e tormenti atrocissimi; onde vedendo ciò il tiranno,che più piacere, che dolore le recavano simili trattamenti, le fece recidere le mammelle, e poi la rinchiuse in carcere, ordinando che fosse tenuta senza cibo, ma le apparve l'apostolo San Pietro che miracolosamente la guarì. Dopo quattro giorni fu di nuovo tormentata, e stesa nuda sopra carboni accesi; ma resistendo per Divina grazia anche a questo strazio, fu per ordine del tiranno ricondotta alla prigione, dove concluse la sua esistenza in orazione. Protegge dalle malattie legate al seno, le madri che allattano e le partorienti in genere. E' patrona dei gioiellieri e della città di Catania, che si narra fu salvata da una spaventosa eruzione dell'Etna, un anno dopo la sua morte, semplicemente mostrando il velo della santa alla lava che avanzava verso la zona abitata. Per questo è considerata anche protettrice dagli incendi.  (Dal Tillemont). 

 

Sant'Agnese 

   (Roma, 290 ca. - 304)

 

              

S. Agnese nobile romana, avendo amato fin dalla sua fanciullezza Gesù Cristo per suo unico Sposo, rifiutò le nozze di molti che la chiedevano in sposa. Ciò diede occasione, che fosse accusata come cristiana a Diocleziano, che perseguitava crudelmente la Chiesa. Furono messe in opera le lusinghe, le minacce e poi i più crudeli tormenti per rimuoverla dalla Fede di Cristo e dal proposito di conservare la sua verginità, ma invano. Essa benché, di tenera età, resisté con invincibile costanza. Affidatasi all' aiuto di Gesù Cristo si rifiutò di sacrificare a Minerva , quantunque le fosse minacciato di esporla alla perdita della verginità. Infatti, condotta  al luogo infame, sperimentò gli effetti della protezione divina in cui confidava, mentre niuno ardì  volgere verso di lei neppure uno sguardo impudico. Stanco finalmente il Tiranno la condannò ad esser decapitata. Allora la S. Verginella tutta lieta , incoraggiando lo stesso carnefice chinò da se stessa il collo al colpo; andando così a riposare nelle braccia dei suo celeste Sposo , per cui aveva così valorosamente combattuto.   (Dal Ruinart). 

 

Sant'Agnese di Boemia

(Praga, 1211 - 2 marzo 1282) 

 


Agnese, fin dall'infanzia fu coinvolta in progetti di fidanzamento per speculazioni politiche e convenienze dinastiche.
All'età di tre anni, fu affidata alle cure della duchessa di Slesia S. Edvige che l'accolse nel monastero delle monache cistercensi di Trzebnica e le insegnò i primi elementi della fede cristiana.
All'età di sei anni fu ricondotta a Praga, e poi affidata alle monache premonstratensi di Doksany per la sua conveniente istruzione.
Nel 1220, promessa sposa di Enrico VII figlio dell'imperatore Federico II, fu condotta a Vienna presso la corte del duca d'Austria, dove visse fino al 1225 mantenendosi sempre fedele ai principi e ai doveri della vita cristiana.
Rescisso il patto di fidanzamento ritornò a Praga dove si dedicò ad una più intensa vita di preghiere e di opere caritative; e dopo matura riflessione decise di consacrare a Dio la sua verginità.
Dai Frati Minori che giungevano, predicatori itineranti, a Praga, venne a conoscere la vita spirituale che conduceva in Assisi la vergine Chiara secondo lo spirito di S. Francesco. Ne rimase affascinata e decise di seguirne l'esempio. Con i propri beni dinastici fondò a Praga nel 1232-33 l'ospedale di S. Francesco e l'Ordine dei Crocigeri della Stella Rossa che lo doveva dirigere. Nello stesso tempo fondò il monastero di S. Francesco per le " Sorelle Povere o Damianite ", dove lei stessa fece il suo ingresso il giorno di Pentecoste l'11 giugno 1234.
Costituita, poco dopo la professione di fede, abbadessa del monastero, dovette conservare l'ufficio per tutta la vita e lo esercitò, considerandosi sempre come " sorella maggiore ", con umiltà e carità, con saggezza e zelo.
L'amore del prossimo, anche dopo la fondazione dell'ospedale, continuò a tenere aperto il suo cuore generoso ad ogni forma di aiuto cristiano. Amò la patria di cui si rese benemerita con le opere caritative individuali e sociali, e con la saggezza dei suoi consigli rivolti sempre ad evitare conflitti, e a promuovere la fedeltà alla religione cristiana dei padri.
Morì santamente nel suo monastero il 2 marzo 1282. Per sua intercessione avvennero numerosi miracoli. Pio IX il 28 novembre 1874 ne autorizzò il culto.
il 12 novembre 1989 la Beata Agnese di Boemia viene proclamata Santa dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II.  (Estratto da: www.vatican.va )

 

Sant'Agnese di Montepulciano

(Gracciano Vecchio, 28 gennaio 1268 - Montepulciano, 20 aprile 1317)

 



S. Agnese nata in Monte Pulcìano, fin dalla fanciullezza 
ricevette dal Signore una singolare inclinazione alla pietà, 
trovando tutta la sua consolazione nel Servizio di Dio, ed aborrendo tutto ciò che ne la poteva distogliere. Si ritirò in un Monastero, ove sotto la cura dì una Monaca molto 
illuminata nelle cose di Dio fece mirabili progressi nella via della perfezione. Gli abitanti di un vicino paese richiesero una Monaca per fondare un Monastero; e fu destinata la maestra della nostra 
Santa, la quale accettò l'impegno con l'unica condizione dì aver per compagna Agnese. Fondato il Monastero, ne fu Agnese nonostante la sua giovane età eletta superiora; e ben corrispose alle speranze, che di lei si erano concepite, riuscendo ottima Superiora, come era stata esemplare suddita.
I suoi concittadini, bramando di riaverla, la richiesero, affinché tornasse alla Patria per fondarvi un Monastero. Dové ella acconsentire alle loro domande; e giunta in Monte Pulciano vi fondò un Monastero, ove seguendo il suo tenore di vita, attese il momento, in cui il Signore la chiamò alla corona preparata in Cielo alle spose di Gesù Cristo.  (Dai Bollandisti).

Sant'Agnello

(Napoli, 535 - 14 dicembre 596)

 


 

Sant'Agnello nacque da nobili genitori di origine siracusana nel 535. La madre Giovanna, essendo sterile, pregava costantemente la Vergine affinché le fosse concesso un bambino. 
Ottenuta la grazia la pia genitrice volle offrirlo alla Madonna e, portato il neonato, che aveva solo 20 giorni, di fronte all’immagine della Vergine, tra lo stupore dei genitori, questi esclamò:"Ave Maria!". Di Sant’Agnello si narra che sin dalla tenera infanzia, non desiderava nulla di terreno, nulla di carnale e che piangeva colpe non sue e scelleraggini della patria menando vita eremitica.
Però, la grandezza di questo cristiano divenuto santo, non si limitò solo alla preghiera o al fioretto, ma cercò di concretizzare nelle opere la sua fede, cioè di mettersi al servizio dei bisognosi; così che alla morte dei genitori impiegò i suoi averi nella costruzione di un ospedale che da lui prese il nome. 
Il Signore premiò questo suo amore per il prossimo operando per mezzo di lui numerosissimi miracoli. Fra tutti spicca la sua apparizione a difesa di Napoli nel 581 durante l’assedio dei Longobardi.Ecco perché lo si dipinge con la bandiera nella mano destra ossia con il vessillo della Croce. La fama della sua santità crebbe a dismisura tanto da costringerlo ad andare a vivere per sette anni in un luogo sconosciuto. Solo l’apparizione della Vergine lo ridestò da farlo ritornare a Napoli dove i suoi concittadini gli prepararono un autentico trionfo, si verificarono altri miracoli che il Santo, schivo com’era, non attribuiva a sé ma alle preghiere dei malati.
In questo attaccamento alla sua persona sant’Agnello vide una minaccia alla sua santità e l’ancora di salvezza gli venne offerta da un monastero dove trascorse il resto della sua vita. Morì all’età di 61 anni. Sant'Agnello è santo patrono di Pisciotta (SA), dove l suo culto raggiunse il massimo sviluppo verso il secolo XV. (Da: www.pisciotta.net).

 

Sant'Agostina Pierantoni 

(Pozzaglia Sabina, 27 marzo 1864 - Roma, 13 novembre 1894)

 

Livia (la futura Suor Agostina) nasce il 27 marzo 1864; riceve il battesimo nello stesso giorno. Il 23 marzo 1886 é accolta nella Casa Generalizia delle Suore della Carita' di S.Giovanna Antida Thouret.      Il 13 agosto 1887 veste l'abito religioso e viene mandata come infermiera, nell'ospedale " S.Spirito" di Roma nella corsia dei bambini, poi in quella dei tubercolotici. Il 20 settembre 1893 fa la professione religiosa. Con il 4° voto s'impegna al servizio dei poveri. Nel 1894 contrae la tubercolosi, ma dopo breve riposo, chiede di restare nella stessa corsia di quegli ammalati. Il 13 novembre 1894 la sua vita viene stroncata dalla mano armata di un ammalato da lei assistito. 
Il 12 novembre 1972 é proclamata "Beata" dal Papa Paolo VI e canonizzata da Giovanni Paolo II il 18 aprile 1999.   (Da: www.vincenziani.com)

 

Sant'Agostino

 (Tagaste, 354 - Ippona, 430)

 

 

S. Agostino nacque in Tagaste nell'Africa di onesta condizione; e giunto che fu in età di applicarsi allo studio, diede ben tosto saggio della vivacità del suo spirito, e fece conoscere le disposizioni meravigliose, che aveva per le scienze; ma seguendo sventuratamente l’ inclinazione della sua età, e l'esempio di alcuni discoli giovinastri, s'impegnò fortemente nei lacci del peccato. Le calde lacrime però, che per lui versava innanzi al Signore la sua santa madre Monica, le prediche di sant’ Ambrogio e la lettura di S. Paolo incominciarono a scuoterlo; finché la grazia lo toccò così sul vivo, che in un'ammirabile maniera operò la sua conversione. Ricevuto il Battesimo dalle mani di S. Ambrogio, se ne ritornò in Africa; e dopo qualche tempo fatto Vescovo si applicò con tutto lo zelo a pascere il suo gregge, e a far trionfare la cattolica verità. Ammirabili sopra ogni credere sono le opere scritte da questo S. Dottore; ed in esse la Chiesa ha avuto sempre un' arma potentissima per combattere gli errori e le eresie di tutti i secoli. Vedendosi alla fine dei viver suo, volle leggere tra un profluvio di lacrime i Salmi penitenziali; e poi santamente morì.    (Dal Tillemont).

 

Sant'Agostino di Canterbury

(Roma, ? - Canterbury, 26 maggio 604)

 

Sant'Agostino di Canterbury  è un santo venerato dai cattolici e dagli anglicani: fu il primo arcivescovo di Canterbury ed è venerato come l'"Apostolo dell'Inghilterra". Fu infatti inviato presso il re Ethelbert del Kent a Bretwalda d'Inghilterra da Papa Gregorio Magno nel 597. In questa missione fu accompagnato da san Lorenzo, secondo arcivescovo di Canterbury.
Dopo l'invasione dei sassoni nel V e VI secolo, la Gran Bretagna era ricaduta nel paganesimo e nell'idolatria. La situazione, però, andò conoscendo un'inversione di tendenza quando il re del Kent, Ethelbert, sposò la principessa cristiana Berta, figlia del sovrano merovingio dei franchi, Cariberto di Parigi. Berta, che aveva portato con sé il proprio cappellano (Liudhard), costruì una chiesa a Canterbury (o restaurato una esistente sin dal tempo romano), dedicandola a San Martino di Tours, patrono della famiglia reale merovingia. Etelberto era pagano ma permise a sua moglie di adorare il proprio Dio. A questo punto Berta chiese che alcuni sacerdoti cristiani celebrassero i santi riti nella chiesa.
Il sovrano chiese al Papa, san Gregorio Magno, di inviare dei missionari. Gregorio affidò il compito a un gruppo di circa 40 monaci benedettini del monastero romano di Sant'Andrea sul Celio, di cui Agostino era priore. Partito nel 597, Agostino, arrivato in Provenza, decise di rinunciare alla missione perché spaventato da quanto aveva sentito dire sul temperamento crudele dei sassoni. Tornò quindi a Roma e chiese al Papa di conferirgli un altro incarico.
Rincuorato dal Pontefice, alla fine Agostino raggiunse l'isola britannica di Thanet, accolto dal re in persona, che lo accompagnò a Canterbury (adibita a sede vescovile). In breve tempo lo stesso sovrano e migliaia di sudditi chiesero il battesimo. Augustine mandò al Papa un rapporto dei successi conseguiti, chiedendo indicazioni su aspetti concreti del proprio lavoro. Nel 601 Mellito, Giusto e altri portarono ad Agostino le risposte del Papa, con il pallium, la sua nomina ad arcivescovo e primate d'Inghilterra e alcuni doni quali reliquie e libri. Gregorio indicò al nuovo arcivescovo di ordinare quanto prima dodici nuovi vescovi ausiliari e di inviare un vescovo a York. Nel 604 Agostino consacrò Mellito vescovo di Londra e Giusto vescovo di Rochester.
Seguendo le disposizioni del Papa in materia di luoghi di culto, Agostino riconsacrò e ricostruì una vecchia chiesa a Canterbury, che divenne la cattedrale, e fondò un monastero. Restaurò anche un'altra chiesa e fondò il relativo monastero (fuori dalle mura cittadine) dei santi Pietro e Paolo. Gli viene anche attribuita la fondazione della Scuola reale di Canterbury, che sarebbe la scuola più vecchia del mondo.
Agostino cercò, ma invano, di riunire le comunità evangelizzate dai monaci irlandesi alle nuove, direttamente dipendenti da Roma (solo dopo il sinodo di Whitby del 664 la Chiesa celtica rinuncerà alle sue tradizioni). Riuscì, però, a convertire quasi tutto il Kent.
Morì il 26 maggio del 604 e fu sepolto a Canterbury, nella chiesa dei santi Pietro e Paolo. Viene festeggiato il 27 maggio. Estratto 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Sant'Albano

(Verolamium, III secolo - m. 305 ca.)

 

 

Albano probabilmente era di origini romane: sicuramente aveva prestato servizio nell'esercito dell'Impero. Un giorno, alla porta della sua casa di Verolamium, bussa un disperato: è cristiano, sta tentando di sfuggire alla morte che lo attende certamente se verrà catturato. E' in corso una feroce persecuzione, sembra da parte di Settimio Severo: altri pensano che fosse quella scatenata da Diocleziano. In un impulso di generosità, Albano lo accoglie in casa e lo nasconde. Cominciano lunghi colloqui sulla figura di Gesù. Conoscere la fede è il passo che precede la sua conversione: vuole essere anche lui cristiano, e lo dimostra subito. Quando il nascondiglio del fuggitivo viene scoperto, Albano ne indossa gli abiti e si fa arrestare al suo posto. Lo condurranno presso il fiume Ver, dove subirà il martirio. Sarà il primo martire cristiano in Inghilterra, e prima di essere giustiziato riuscirà persino a convertire uno dei carnefici. La chiesa lo commemora il 22 giugno(Sintesi da: ).

 

Sant'Alberto da Trapani 

(Trapani secolo XIII - Messina, 7 agosto 1307)

 

Alberto nacque da Benedetto degli Abati e da Giovanna Palizi, che decisero di consacrarlo al Signore, poiché fu generato dopo 26 anni di sterilità. Quand'era ancora giovanissimo, il padre fu tentato di fargli contrarre un vantaggioso matrimonio, ma la madre impose il rispetto del voto fatto. Entrato tra i Carmelitani di Trapani, Alberto trascorse il periodo di formazione esercitandosi nelle virtù, e divenne sacerdote. Dai superiori fu mandato a Messina, dove liberò la popolazione dalla fame causata da un lungo assedio: alcune navi cariche di vettovaglie riuscirono miracolosamente a passare tra le imbarcazioni nemiche. Una pergamena alla Biblioteca Fardelliana di Trapani attesta la sua presenza nel convento nel 1280 e nel 1289; da un'altra è confermata la sua carica di superiore provinciale dei Carmelitani di Sicilia. Alberto fu celebre predicatore in vari luoghi dell'isola. Morì a Messina il 7 agosto (probabilmente del 1307). Alberto fu uno dei primi santi carmelitani venerati nell'Ordine, di cui divenne successivamente patrono. Nel convento palermitano già nel 1346 troviamo una cappella a lui dedicata; in vari capitoli generali,fin dal 1375, se ne chiese la canonizzazione. Nel 1457 Callisto III ne permise il culto. Alberto è patrono di Messina, di Trapani, di Erice, di Palermo, e di Revere in provincia di Mantova. 

 

Sant'Alberto Magno

(Lauingen, 1206 circa - Colonia, 15 novembre 1280)

 


Alberto Magno, conosciuto anche come Sant'Alberto il Grande o Alberto di Colonia, era un frate domenicano divenuto famoso come filosofo per la sua conoscenza e per il suo tentativo di far coesistere fede e ragione. Egli è considerato il più grande filosofo e teologo tedesco del medioevo. Fu inoltre il primo studioso medievale ad applicare la filosofia aristotelica al pensiero cristiano.
Nacque dalla nobile famiglia di Bollstadt a Lauingen, in Baviera, tra 1193 e 1206. Ricevette i fondamenti della sua educazione a Padova, dove venne a conoscenza del pensiero aristotelico. Nel 1223 (o 1221) entrò nell'Ordine domenicano, e studiò teologia anche a Bologna. Fu scelto per occupare il ruolo di lettore a Colonia, dove l'ordine aveva una scuola, e per molti anni insegnò lì, a Regensburg, Friburgo, Strasburgo e Hildesheim. Nel 1245 andò a Parigi, dove ricevette il dottorato, e insegnò per qualche tempo con successo.
Nel 1254 fu nominato provinciale dell'Ordine, incarico difficile che ricoprì con efficienza e responsabilità. In questo periodo egli difese l'Ordine dalle accuse mossegli dalle facoltà religiose e laiche dell'Università di Parigi, commentò San Giovanni e risolse gli errori di Averroè, il filosofo arabo. Nel 1260 il Papa lo nominò vescovo di Regensburg, ufficio dal quale si dimise tre anni dopo. Spese il resto della sua vita in parte in predicazioni in Baviera e nei distretti vicini, in parte in ritiro nei conventi del suo ordine. Nel 1270 predicò l'ottava crociata in Austria. Una delle sue ultime fatiche fu la difesa dell'ortodossia di un suo ex allievo, Tommaso d'Aquino.
Alberto Magno fu beatificato nel 1622 ed è commemorato il 15 novembre; è stato canonizzato nel 1931.
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Sant'Albino Vescovo

(Vannes, 496 ca. - 10 marzo 550)

 


S. Albino nacque nella Bretagna di nobili genitori, e nel fiore della gioventù fu ispirato dal Divino Spirito a disprezzare le grandezze del mondo e sì ritirò in un Monastero per seguire Cristo umile e povero. Vestito l'abito monastico dimenticò la sua nobile condizione, reputandosi l'ultimo di tutti. Impiegava ogni studio nella mortificazione e negli esercizi per giungere all'acquisto delle virtù. Riguardando l'obbedienza come via compendiosa dell'Evangelica perfezione, la praticò in modo, che divenne il modello dei suoi confratelli, per l'obbedienza singolare che portava al suo Superiore, nella cui persona rispettava Dio medesimo. Per le tante sue virtù fu eletto abate del Monastero, nel quale impiego talmente spiccò, che fu poi eletto Vescovo di Angers. Procurò di sfuggire a questa carica, ma rassegnato ai Divini voleri,
l'esercitò con tutto lo spirito di cui poté essere animato un fedele servo di Gesù Cristo. L'amore verso il prossimo, la carità verso i poveri e gli afflitti, lo zelo per la disciplina; insomma tutte le virtù, che costituiscono un vero Cristiano e un gran Vescovo si videro in lui mirabilmente splendere e gli meritarono l'acquisto della Celeste Patria. (Da S. Venanzio Fortunato).

 

Sant'Aldo eremita

(vissuto probabilmente nel VIII sec.)

 


Poco o nulla si conosce di questo personaggio, sconosciuta la sua data di nascita e la sua vita si fa risalire vagamente al VIII secolo. Di sicuro si conosce il suo luogo di sepoltura, da prima nella cappella di San Colombano e ora nella basilica di San Michele a Pavia. Il suo nome non è riportato nel Calendario universale della Chiesa e nemmeno nel Martirologio Romano. Lo si trova nell'agiografia redatta dai gesuiti belgi detti Bollandisti, redatta nel XVII secolo e nel Martirologio dell'Ordine benedettino. Le origini del suo nome sono longobarde, ald significa in longobardo vecchio, che poi divenne alt per i germanici e old per gli anglosassoni. La tradizione lo vuole carbonaio, una attività che poco si concilia con il concetto di eremita dei nostri giorni. Ma essa ben si sposa con la tradizione dei monaci irlandesi di San Colombano, che li voleva ritirati dal mondo per la contemplazione ma poi presenti con un lavoro concreto che gli permetteva di guadagnarsi da vivere con il sudore della fronte. La presenza del suo nome nel Martirologio benedettino ne fa presupporre il suo legame con il monastero benedettino di Bobbio fondato da San Colombano nel 614. Nonostante questo nome sia molto diffuso sin dai suoi tempi, sono pochi i Santi con questo nome e al contrario della sua etimologia, tutti morti in giovane età. 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Sant'Alessandro I Papa 

 (Roma, 80? - 115)

 

Alessandro I fu papa all'incirca dal 105 al 115. Il Liber Pontificalis ci dice che era romano, di famiglia nobile e sarebbe stato eletto papa a meno di trent'anni.Avrebbe approvato la norma dell'unione dell'acqua con il vino nella messa e istituito l'acqua benedetta.
Durante il suo pontificato intercorse (ca. 112) la nota corrispondenza fra Plinio il Giovane, procuratore in Bitinia, e l'imperatore Traiano a seguito di denunce anonime contro i cristiani: Coloro che negavano di essere cristiani, o di esserlo stati, ritenni di doverli rimettere in libertà...tutti costoro venerarono la tua immagine e i simulacri degli dei, e imprecarono contro Cristo. Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nel riunirsi prima dell’alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio, e giurare di non perpetrare delitti, a non commettere furti, frodi, adulteri, a mantenere la parola data e a restituire i deposito, qualora ne fossero richiesti. Poi, avevano l'abitudine di riunirsi nuovamente per prendere del cibo, ad ogni modo comune e innocente, cosa che cessarono di fare dopo il mio editto nel quale, secondo tue disposizioni, avevo proibito l’esistenza di sodalizi....Traiano risponde che ...Non può essere stabilita una regola generale che abbia un carattere rigido. Non li si deve ricercare; qualora vengano denunciati e riconosciuti colpevoli, li si deve punire, ma in modo che colui che avrà negato di essere cristiano dimostrandolo con i fatti, cioè rivolgendo suppliche ai nostri dei, quantunque abbia suscitato sospetti in passato, sia perdonato per il suo ravvedimento. Quanto ai libelli anonimi messi in circolazione, non devono godere di considerazione in alcun processo; infatti è prassi di pessimo esempio, indegna dei nostri tempi. Alessandro fu considerato martire, identificandolo, ma sembra senza fondamento, con un Alessandro martire decapitato al settimo miglio della Via Nomentana. Sant'Ireneo di Lione, scrivendo nel II secolo, lo riconosce come quinto papa a succedere all'apostolo Pietro, anche se non dice niente del suo martirio. La sua festa liturgica viene celebrata il 3 maggio. 
  (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

Sant'Alessio 

  (V sec.)

 

 

 S. Alessio, romano di origine (se si deve credere all'istoria delle sue gesta scritta fra l'ottavo e il nono secolo), nel primo giorno delle nozze contratte con una nobile donzella romana, per ispirazione particolare e straordinaria del Signore, si partì occultamente da Roma, abbandonando la sposa e gli agi della casa paterna; e spese più anni in devoti pellegrinaggi nell'Oriente, menando vita austera e penitente. Dipoi fece ritorno a Roma talmente sfigurato per le sostenute penitenze, che ricoverato qual povero pellegrino nella casa paterna, in essa dimorò sconosciuto fino alla morte; la quale si crede che seguisse in Roma nel tempo del Pontificato di S. Innocenzo I circa l'anno 408. Il corpo di questo glorioso Santo riposa nella Chiesa  che porta il suo nome sul monte Aventino in Roma; ed il suo culto è celebre non solo nell'Occidente, ma ancora nell'Oriente; concorrendo tutti i fedeli a venerare in S. Alessio un uomo, il quale, disprezzando gli agi ed i beni del mondo, ha imitato Gesù Cristo povero ed umile sopra la terra, per goderlo glorioso e trionfante nel Cielo.   (Dal Tillemont).

 

Beato Alessio Falconieri

(Firenze, XIII sec. - Monte Sennario, 17 febbraio 1310)

 



Il B. Alessio nacque in Firenze della nobile, ed antica famiglia Falconieri. Dopo aver atteso agli studi si applicò agli impieghi, ed ottenne i primi posti e onori della sua Patria. Questi però non gli fecero trascurare gl'interessi spirituali, onde frequentava tutti gli esercizi di cristiana pietà; e secondandole con le ispirazioni di altri suoi compagni fondò l'Oratorio dei Servi  di Maria, ritirandoli a questo effetto nella solitudine del Monte Sennario. Ivi si diede alla penitenza, all'orazione, e all'esercizio di tulle le 
virtù, specialmente dell'umiltà, base e fondamento di tutte le altre. Per questo scelse per sé tutte le occupazioni più vili e più abbiette di casa. Benché per scienza e bontà di vita Fosse capace, e degno quanto gli altri suoi compagni, mai non volle ascendere agli ordini sacri, contentandosi dell'umile e semplice stato di chierico. Attese con molto calore alla propagazione del suo Ordine, zelò per l'edificazione spirituale dei suoi Religiosi, procurando che si avanzassero nella pietà, e nelle scienze. Finalmente dopo aver servito con fedeltà Dio, ed edificato il prossimo con l'esempio, volò al cielo di anni 110.  (Dalle Vite del Brocchi).

 

Beata Alexandrina M. da Costa

(Balasar, 3 marzo 1904  - 13 ottobre 1955)

 

Ci sono santi la cui esistenza terrena si svolge nella normalità più assoluta. Altri invece ricevono doni speciali, come visioni celesti, estasi, facoltà introspettive, intuizioni profetiche, doni di guarigione. E ce ne sono alcuni chiamati a una intensa imitazione di Gesù e ricevono il dono di assomigliargli anche nelle sofferenze fisiche. Allora sul loro corpo appaiono le stigmate, e con una certa frequenza, in particolari circostanze, come il Venerdì, la Quaresima, la Settimana Santa. Queste persone rivivono in forma mistica, ma con effetti fisici reali, le varie fasi della passione di Cristo, cioè la flagellazione, l’incoronazione di spine, la crocifissione. 
Si tratta di una fenomenologia che ha sempre suscitato perplessità. Però la canonizzazione di Padre Pio che, con le stigmate e altri carismi, è stato un esempio eclatante di questa fenomenologia, ha portato un nuovo modo di giudicarla e di valutare le persone in cui si manifesta. 
Tra queste persone c’è una donna portoghese, morta nel 1955, quando aveva 51 anni, che gode fama di grande santità. Il suo nome è Alexandrina Maria da Costa e visse a Balasar, piccolo centro non molto lontano da Fatima. Da un punto di vista carismatico, la sua esistenza terrena ha molte assomiglianze con quella di Padre Pio. Alexandrina non aveva le stigmate visibili, ma per trent’anni rimase immobilizzata a letto, e quel letto fu per lei una autentica croce. Spesso riviveva la passione di Cristo, in una forma così impressionante da spaventare tremendamente chi vi assisteva. Aveva colloqui quotidiani con Gesù, con la Madonna e anche lei, come Padre Pio, veniva picchiata a sangue da Satana e dagli spiriti del Male. 
Nata a Balasar il 30 marzo 1904, era figlia di una ragazza madre. Crebbe in grandi difficoltà economiche e, data la situazione, anche psicologiche. Ma aveva un carattere aperto, vivace, ottimista. Ebbe dalla madre una educazione religiosa seria e profonda. Frequentò la scuola solo per un anno e mezzo, senza dare alcun esame. A otto anni cominciò a lavorare sotto padrone. A 12 anni fu colpita da una gravissima malattia e rischiò di morire. A 14 era già una signorina, e la sua persona, fine e delicata, emanava un forte fascino. Si invaghì di lei un giovanotto che, insieme ad altri due amici, entrò con la forza nella sua casa per violentarla. Ma la ragazza, per salvare la propria purezza, si gettò dalla finestra, riportando gravi conseguenze alla colonna vertebrale. Per sette anni fu curata inutilmente e poi finì a letto, paralizzata. 
All’inizio fece di tutto per guarire. Pregava chiedendo a Dio la grazia della salute, ma quando si rese conto che quella era la sua missione, cioè la sofferenza, accettò volentieri il calvario e lo visse con il sorriso sulle labbra fino alla morte. 
La causa di beatificazione di Alessandrina, iniziata nel 1967, si è conclusa il 25 aprile 2004, con la proclamazione a “Beata” dal Papa Giovanni Paolo II.  (Da: Famiglia Vincenziana. http://famvin.org. )

 

Sant'Alfonso Maria dè Liguori 

(Marianella, 1696 - Nocera di Pagani,1787)

 

 
Sant'Alfonso Maria dè Liguori, Dottore della chiesa, teologo.  Fondò la Congregazione del Santissimo Redentore. Laureatosi brillantemente in Diritto Canonico e Civile, fu giudice regio e ambasciatore del viceré di Napoli. Fu indotto a cambiar vita da una dura sconfitta forense. Aveva trent'anni quando fu ordinato sacerdote e il suo ministero sacerdotale lo diresse verso i ceti più deboli. Diede un fondamento teologico alla sua attività missionaria con la teoria del probabilismo, che suscitò grande interesse soprattutto tra i moralisti cattolici, anteponendosi al rigorismo dei giansenisti. Tra le sue opere: "Theologia moralis", "Massime eterne", "Le glorie di Maria", "Del gran mezzo della preghiera", "Pratica di amar Gesù Cristo". E' il patrono di Sant'Agata dei Goti dove fu vescovo. E' il protettore anche delle città di Napoli e di Agrigento e dei teologi, filosofi e confessori. Scrisse anche tanti bei canti ancora oggi famosi in tutto il mondo, tra i quali ricordiamo: "QUANNO NASCETTE NINNO..." e "CANZONCINA A GESU' BAMBINO" (più conosciuta come "TU SCENDI DALLE STELLE").  

 

Sant'Alfredo

(Colonia, inizi sec. IX - 15 agosto 874)

 


Sant'Alfredo era un monaco benedettino, nato a Colonia agli inizi del IX secolo. Educato da un padre buono, prudente e saggio e da una madre intelligente e pia, dai più teneri anni apprese a conoscere, amare e seguire Gesù nella pratica delle virtù cristiane. Giovanissimo sentì la chiamata allo stato ecclesiastico e liberamente e gioiosamente vi rispose facendosi monaco benedettino nell'abbazia di Fulda da dove fu trasferito in seguito vicino Minden in Westfalia. Eletto vescovo gli fu affidata nell'850 la diocesi di Hildesheim in Sassonia. Durante la sua vita fece costruire molte chiese e conventi, tra cui la cattedrale di Hildesheim.
Svolse attività diplomatica al servizio di Ludovico il Germanico: nella lotta tra i membri della dinastia dei Carolingi con costante premura interpose i suoi buoni uffici perché si mantenesse la pace e ci riuscì, pur essendo l'impresa assai ardua. Morì, ricco di meriti il 15 agosto dell' 874, proprio il giorno dedicato all'Assunta, alla quale aveva dedicato numerose chiese. Fu sepolto nel duomo di Essen, da lui fatto costruire con mezzi propri in un campo di sua proprietà: è una bella basilica con annesso convento di Benedettine. Ad Hildesheim fece erigere il maestoso Duomo a tre navate, dedicandolo all'Assunta. Accanto al Duomo fece costruire un Convento che ospitava i sacerdoti addetti al servizio religioso del Duomo; questi vivevano in comune secondo la stretta regola di S. Benedetto. 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Sant' Ambrogio   

 (Treviri, 339 – Milano, 397)

 

 

Sant’Ambrogio, Padre e Dottore della Chiesa. Figlio del prefetto della Gallia, venne al mondo nel tempo in cui questi era in servizio a Treviri. Compiuti gli studi, si accinse rapidamente alla carriera amministrativa. Fu avvocato e governatore di Liguria ed Emilia. A Milano, nel 373, intervenne per porre fine ai contrasti nati all'indomani della nomina a vescovo di Assenzio. Alla morte di quest'ultimo, fu egli stesso nominato vescovo, iniziando una vita di apostolato con la quale si impose all’ammirazione generale. Ambrogio divenne legislatore, giudice nonché consulente di presuli e sovrani e tenace difensore del governo papale. Risolse la contesa sull'arianesimo e si oppose aspramente al rifiorire di riti pagani, imponendosi all’ imperatore Valentiniano II, mentre da Teodosio il Grande ricevé il primo atto di subordinazione dell'autorità imperiale a quella della Chiesa. Nella Pasqua del 387, accolse in Chiesa Sant'Agostino, battezzandolo. Scrisse diversi trattati, tra cui: "De fide",”De Spiritu Sancto", "De incarnatione" ,”De officiis ministrorum",”De paenitentia","De virginibus". Rinnovò il rituale della chiesa milanese, nel quale si introdussero diversi inni da lui composti. A memoria delle api che si sarebbero fermate sulla sue bocca quando era ancora neonato, profetizzando così la sua futura e grande arte oratoria, Ambrogio è accreditato come protettore degli apicoltori. Milano e la Lombardia, nonché le città di Stresa, Alassio e Vigevano, l’ hanno eletto Santo patrono.  

 

Beato Amedeo di Savoia

(Thonon, 1 febbraio 1435 - Vercelli, 30 marzo 1472)

 

B. AMEDEO DUCA DI SAVOJA.
30 MARZO.
li B. Amedeo Duca di Savoja, nella sua fanciullezza frequentava l'orazione e i santi Sacramenti . Giunto ali' età capace del governo dei suoi Popoli, ne prese il dominio: ma antepose sempre alle massime di Stato quelle del Crocifisso. Pativa di epilessia,e soleva dire : Questa mia infermità è un gran dono di Dio, che così mi mortifica, perché mi vuole umile. Faceva molti benefizi a'poverelli, e soleva chiamarli suoi soldati, suoi fedeli cortigiani. Dimandogli un giorno 1' Ambasciatore di un Principe straniero se si dilettasse di cani da caccia, ed egli rispose che si, e gli promise di mostrarglieli nel giorno' seguente-: nel quale conducendolo ad un balcone del suo palazzo, che riguardava dentro spazioso cortile, gli fece vedere una tavola imbandita, dove molti poveri stavansi cibando \ e poi rivolto a quel Signore: Amico mio, gli disse, questi sono i cani de'quali mi servo in questa terra, per andar a caccia del Paradiso. Mori questo buon Principe Cristiano nell'anno trentesimo settimo di sua età, dopo aver lasciato a sua moglie, ed a'suoi figliuoli per testamento, che si ricordassero di esercitar la giustizia, e di amare i poverelli.
(Da Pietro Francesco Maleti).

 

Sant'Anacleto Papa




Papa Anacleto fu il terzo vescovo di Roma dal 76 all’anno 88.
E’ stato stabilito nell’Annuario Pontificio del 1947 che la figura di papa Anacleto coincide con quella di Cleto, citata dal Liber Pontificalis come successore di papa Lino. Già Eusebio, Sant'Ireneo di Lione, Agostino e Optato consideravano Cleto ed Anacleto la stessa persona, ma differivano nell'ordine di successione dei primi papi: Ireneo elenca, nell’ordine, Lino, Anacleto e Clemente, ma Agostino e Optato elencano Lino, Clemente e Anacleto.
Il Catalogus Liberianus, il Carmen contra Marcionem e il Liber Pontificalis sostengono invece che Anacleto e Cleto fossero persone differenti.
Sarebbe stato originario di Atene anche se un’altra fonte vuole che sia di origine romana e discendente di pretoriani; il suo nome figura nelle orazioni del canone messale.
Visse sotto gli imperatori Vespasiano, Tito e Domiziano, il quale scatenò una persecuzione contro i cristiani nell’anno 95: essendo egli morto nell’88, la tradizione secondo la quale egli subì il martirio non può pertanto essere confermata. Durante il suo pontificato, e sotto il regno di Tito, si verificò, il 24 agosto 79, l’eruzione del Vesuvio che causò la distruzione delle città di Stabia, Ercolano e Pompei, mentre l’anno successivo fu inaugurato a Roma l’anfiteatro Flavio; nell’85 fu inaugurato lo stadio Domiziano, che corrisponde all’attuale piazza Navona.
Ordinò 25 sacerdoti, ai quali avrebbe imposto di portare i capelli corti e curò l'edificazione di un sepolcro presso la tomba di San Pietro, dove venne sepolto e dove tutt'ora le sue reliquie sono conservate entro la chiesa di San Lino, all’interno della Città del Vaticano.
Si festeggia il 13 luglio, con l’eccezione del Brasile, dove viene festeggiato il 27 aprile.
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

 

Santa Anastasia 

(Morta a Sirmio in Serbia, nel 304)

 

S. Anastasia era di una famiglia nobile romana. Fu allevata dalla madre nella Religione cristiana, e rimasta priva di essa in un'età assai tenera,   S. Grisogono illustre prete della Chiesa Romana si prese la cura di mantenere salva questa giovinetta nella vera fede. Congiunta da suo  Padre in matrimonio con un certo Publio, uomo di perversi costumi, lungi dall'imitare il marito, s'impiegava singolarmente nel visitare e nel soccorrere quanto poteva quei Cristiani, che per la confessione della Fede stavano rinchiusi nelle prigioni; del che accortosi Publio la fece rinchiudere strettamente: ma recuperata non molto dopo la primiera libertà, tornò di nuovo ad impiegarsi in benefizio dei Confessori della Fede, portandosi ognora dove vedeva maggiore il bisogno. Fu presa infine, e condotta avanti al prefetto dell'Illirico, che in vari e diversi modi tentò la costanza di lei,ma invano. Infine vedendola ferma nel buon proposito, la condannò ad essere bruciata viva, o come altri vogliono, ad essere decapitata. Il suo nome poi è stato sempre assai celebre, sia nella Chiesa greca che latina. Santa patrona di Zara (Croazia) e Piombino e protettrice dei commercianti e di coloro che lavorano tessuti. Viene richiesta la sua intercessione nelle malattie che riguardano le mammelle.  (Dal Tillemont).

 

Sant'Andrea 

(Galilea, I sec.)

 

                     

 

S. Andrea era della città di Betsaida nella Galilea, e fratello di S. Pietro. Esercitava la professione di pescatore. Fu discepolo di S. Giovanni Battista; e trovatosi un giorno presente, allorché il Battista indicava alle turbe Gesù Cristo come il vero Messia con quelle parole: Ecco l'Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo, immediatamente con un altro discepolo seguì il divin Redentore, e fu il primo fra gli Apostoli, che avesse la sorte di conoscerlo, e di divenire suo seguace. Gli condusse di poi il suo fratello S. Pietro; ed ambedue diventarono fedeli discepoli di Gesù Cristo, senza mai più separarsi da Lui. Ricevuta ch'ebbe S. Andrea la pienezza dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, predicò con gran coraggio l'Evangelo ai Giudei, e soffrì cogli altri Apostoli con pazienza e con allegrezza le battiture, e gli altri maltrattamenti; ma essendo stata rigettata dalle genti giudaiche la predicazione evangelica, si portò a predicare la Fede nell'Asia minore, e nell'Epiro; e venne quindi a terminare l'apostolica sua carriera a Patrasso, in Grecia, dove fu crocefisso su una croce ad "x", che per questo motivo fu detta "croce di Sant'Andrea". Per il lavoro che svolgeva prima di seguire Gesù, è considerato patrono dei pescatori. Per le numerose guarigioni che operò in nome del Signore, è invocato contro i dolori articolari. E' il santo Patrono della Russia, della Scozia e della Grecia, nonché delle città di Bordeaux, Edimburgo, Pienza ed Amalfi; in quest'ultima si conservano le sue reliquie. (Dal Tillemont).

 

Sant’Andrea Avellino  

(Castronuovo di Potenza, 1521 - Napoli, 1608)

 

Sant’ Andrea Avellino nacque in Castronuovo nel Regno dí Napoli; e, fu educato nella pietà e nelle massime della cristiana Religione da un suo zio Arciprete di quella terra, il quale gli istillò una tenera devozione verso la SS. Vergine, che conservò sempre finche visse. Portatosi in Napoli attese agli studi legali, e s'incamminò per la via ecclesiastica. Nel patrocinare le cause gli accadde, una volta di dire una bugia. Comprese perciò che quella professione l'esponeva a commettere degli errori, e lo distoglieva dall'occuparsi nelle sacre funzioni del suo stato. Decise pertanto di abbandonarla, e di consacrarsi interamente ai ministeri ecclesiastici,  nei quali si occupò con grande zelo e con molto profitto delle anime. Disgustato però del mondo, e desideroso di unirsi più strettamente al suo Dio, abbracciò lo stato religioso nell'Ordine dei Chierici Regolari detti Teatini; e appena vestito l'abito riuscì un esemplare di perfezione in ogni sorta di virtù. Giunto all'età di ottantotto anni fu da Dio chiamato all’eterno riposo per un colpo apoplettico, da cui fu sorpreso in Napoli all'Altare nell'atto di cominciar la messa.   (Dalla Bolla di Canonizzazione).  

 

Sant'Andrea Corsini


S. Andrea, della nobile famiglia dei Corsini, nacque in Firenze, e sin dal seno materno fu donato in voto alla Beata Vergine da sua madre, la quale sognò nel corso della sua gravidanza di partorire un lupo, che entrando in chiesa si mutava in agnello. Nella sua gioventù egli fu incline al vizio; ma essendogli rivelato dalla madre il sogno, che gravida di lui aveva fatto, mosso da Dio si fece 
Religioso Carmelitano. Domò la sua carne con le penitenze; e con la perseveranza negli esercizj devoti superò le tentazioni del demonio. 
Fatto Superiore incitò i suoi Religiosi all'esatta osservanza più con l'esempio, che con le parole. Eletto Vescovo di Fiesole, non volendo accettare la carica sì nascose, ma scoperto gli convenne far la volontà di Dio. 
Dopo avere esercitato il suo zelo in beneficio delle sue pecorelle, e in servizio del sommo Pontefice, passò all'eterna vita in quel giorno, in cui Chiesa celebra la solenne festa dell'Epifania, per ringraziare Iddio del beneficio ineffabile che fece alle genti, invitandole per mezzo d'una stella nelle persone dei Santi Magi alla cognizione, ed all'adorazione del suo Divin Figliuolo.
(Dai Bollandisti).

 

Serva di Dio Angela Jacobellis

(Roma, 16 ottobre 1948 - 27 marzo 1961)

 

 

 

Nacque il 16 ottobre 1948. Il suo viso era specchio della sua purezza e della sua sensibilità. Amò devotamente la SS. Vergine, ed il Rosario l'accompagno per tutta la durata della sua pur breve vita terrena. Di carattere esuberante, irradiava ottimismo e coraggio su tutti i fortunati che la conobbero. Soffrì pazientemente gli atroci dolori che le causava la leucemia e, con lo stesso eroico slancio, si stacco lentamente da tutto ciò che amava. Dignità e consapevolezza la inducevano a lunghi silenzi: predicò tacendo e con l'esempio. Diceva spesso: "Tutti quelli che hanno delle sofferenze e dei problemi vengano a raccontarli a me, perché me la sbrigherò io con Gesù... Vedrete che anche i lupi diventeranno agnellini!" "Fede, ci vuole fede! Siate più buoni e vedrete che tutto vi andrà meglio!" Andò tra le braccia del Signore il 27 marzo 1961 (Lunedì Santo) alle ore 10,20.  

Sant' Angela Merici 

(Desenzano del Garda, 1473 – Brescia, 1549)  

 

         

Nacque a Desenzano da Giovanni Merici e Caterina. I coniugi hanno cinque figli: tre maschi e due femmine, e Angela è probabilmente la penultima nata. Giovanni Merici spesso legge in famiglia le vite dei Santi, determinando con queste letture, come la Santa stessa dichiarerà, la volontà della figlia di condurre vita sobria, spirituale e contemplativa. La giovinezza di Angela è amareggiata dalla perdita della sorella, cui la tradizione agiografica collega una visione della Santa, e dalla scomparsa di entrambi i genitori. Rimasta orfana, Angela viene accolta dagli zii a Salò. Qui la giovane donna comincia a frequentare la chiesa dei frati francescani e si farà terziaria francescana per potersi dedicare più agevolmente alla vita devota: preghiera, penitenza, buone opere. Le fu assegnato il compito di educare i bambini. Ancora a Desenzano, giovanissima si rende conto del bisogno che la gente ha di aiuto, di conforto, di istruzione e si prodiga in buone opere. Quando si trasferisce a Brescia continua ad essere la consigliera di quanti ricorrono a lei. Sotto la sua influenza si hanno anche delle conversioni. Lutero pubblica le sue tesi un anno dopo l'arrivo di Angela a Brescia e in città non mancano predicatori che ne diffondono le idee. Tuttavia, in questo quadro desolato, non mancano i mistici che illuminano la città con la loro fede: Stefania Quinzani, Osanna Andreasi, Laura Mignani e accanto ad essi Angela Merici. Lo Spirito Santo le conferisce una tale sapienza che riesce a portare chiarezza anche a predicatori e a teologi. In quel periodo le donne che non si fanno religiose o non si sposano, spesso per mancanza di dote, non hanno alcun riconoscimento sociale. Angela vede che le donne, ed in particolare le ragazze povere, sono ridotte ad una condizione servile. Con la fondazione della "Compagnia di Sant’Orsola" alla donna viene riconosciuta la dignità della libera decisione di consacrarsi a Dio nel mondo, senza aver bisogno di dote e senza lasciare il proprio ambiente di vita. E’ Patrona di Desenzano del Garda, suo paese nativo. (Sintesi da: www.onde.net)

 

Sant'Aniceto Papa

(Siria, II sec. - Roma, 166)

 

Nella fiera persecuzione mossa nel secondo secolo contro i Cristiani sotto l'imperatore Marco Aurelio , uno di quei che sigillò col proprio sangue la fede, fu il papa s. Aniceto. Egli era nato nella Siria, e le eminenti virtù, delle quali era dotato, lo fecero degno della prima sede, in un tempo in cui la dignità vescovile non andava per lo più disgiunta dal merito del martirio. I pastori della Chiesa erano dai pagani con molta premura cercati e messi a morte, perché speravano che tolti quelli dal ministero, dei quali si serviva il Signore per propagare la fede, in breve si sarebbe arrestata la diffusione dell'Evangelo. Sotto Marco Aurelio, divenuto imperatore nel 161, moltissimi vescovi furono condannati a morte e le persecuzioni ripresero a ritmi accelerati. In questi tempi difficili, spettò ad Aniceto reggere il timone della Chiesa, e precisamente dall'anno 155 all'anno 166 nel quale si ritiene sia stato martirizzato. La tradizione cristiana vuole che le sue spoglie siano state deposte nelle catacombe di San Callisto in Roma ed in seguito, intorno al 1600, traslate nel sepolcro di Alessandro Severo.
Aniceto promulgò il decreto che proibiva al clero di portare i capelli lunghi. Durante il pontificato (155-166) venne a trovarlo S. Policarpo di Smirne, che conferì sulla data della Pasqua. Non trovarono un accordo, ma Aniceto permise che la Chiesa d'Oriente conservasse la sua tradizione. 
Figura apparentemente controversa, per quel poco che si possa sapere di Lui. Nativo delle terre siriane, non si sa come sia approdato presso la "Caput Mundi". Sembra fosse stato da prima allontanato dalla Chiesa d'oriente, quale eretico egli stesso, nel mentre stava combattendo le eresie gnostiche derivanti dagli insegnamenti di Cerdone. 
Dopo essere stato proclamato papa Aniceto ricevette visita da San Giustino (filosofo platoniano, convertito al cristianesimo: fondò una scuola di pensiero, durante l'impero di Antonino Pio, per poi finire martirizzato), alla quale scuola finì per aderire. Ma incontrò anche Egesippo, San Policarpo e gli stessi gnostici Valentino,Cerdone e Marcione. Comunque durante il suo papato le eresie furono piuttosto contrastate, sempre in difesa della fede derivante dalla tradizione apostolica.
Con Marco Aurelio, divenuto imperatore nel 161, le cose cambiarono nuovamente per la sopravvivenza dei cristiani. Moltissimi vescovi furono condannati a morte e le persecuzioni ripresero a ritmi accelerati. Lo stesso San Policarpo e San Giustino trovarono il martirio. Ma non si ha notizia del martirio di Aniceto, il quale non figura più nel Calendario Universale.

 

Sant' Anna 

(Galilea, I sec. a.C.) 

 

 

Sposa di s. Gioacchino e madre della SS. Vergine Maria, da lei generata in tarda età.   Il suo culto si diffuse nel VI secolo in oriente e dall' VIII anche in occidente, dove è ancora molto vivo. Papa Gregorio XIII estese la sua festa a tutta la chiesa. Santa patrona di Caserta, è anche protettrice di molte categorie di lavoratori e di bisognosi. E' invocata (ovviamente) dalle donne sterili, dai moribondi (la leggenda riferisce che, nei suoi ultimi giorni, il Bambino Gesù le restasse accanto per alleviarne l'agonia risparmiandole atroci dolori), degli ossessi (che pare trovassero beneficio nel bagnarsi con "l'acqua di sant'Anna"),dai febbricitanti, da: minatori, lavandaie, tessitori e ricamatrici, commercianti, sarti, falegnami, orefici, tornitori, mamme e partorienti.

 

 

 

Beata Anna Maria Taigi

(Siena, 29 maggio 1769 - Roma, 9 giugno 1837).

 

Causa problemi economici, la famiglia di Anna Maria sì trasferì nella capitale con la piccola di soli sei anni, che fu affidata alle suore Maestre Pie Filippini. Ricevette una buona istruzione in soli due anni, e cominciò ad aiutare i genitori facendo anche la cameriera. Fin da piccola manifestò il suo amore per la SS. Trinità, per Gesù Crocefisso e la sua devozione alla Madonna. Giovanissima andò sposa a tale Domenico Taigi, uomo di buoni sentimenti religiosi, ma grezzo e con un brutto carattere. Lei che era di modi estremamente fini ebbe modo così di esercitare la pazienza per quarantanove anni. Nella sua casa, trasformata quasi in un santuario, Dio aveva il primo posto e suo marito il secondo. Dal matrimonio nacquero sette figli e ne diventarono adulti quattro, tutti allevati con un'accurata educazione Civile e religiosa. Nel 1908 abbracciò l'Ordine Secolare Trinitario, vivendone pienamente lo spirito. Ebbe un dono straordinario: per gli ultimi 47 anni della sua vita ebbe costantemente la visione di un globo luminoso simile al sole, nel quale poteva vedere le cose che accadevano nel mondo e a persone vicine e lontane, nonché la situazione delle anime dei vivi e dei defunti. "È uno specchio, quello che ti mostro, che serve per farti comprendere il bene e il male", le dichiarò il Signore. Anna Maria precisò anche che "nel disco, c'era una figura seduta, di un’infinita dignità e maestà, la cui testa era rivolta verso il cielo, come nell'immobilità dell’estasi; dalla sua fronte uscivano due raggi luminosi verticali".Sorprendenti furono le sue anticipazioni su Giovanni Mastai Ferretti che sarebbe diventato Papa soltanto sette anni dopo la morte di Anna Maria, e sul suo pontificato, e sorprendenti le rivelazioni sulle sconfitte di Napoleone, la sua prigionia a Sant'Elena e la data della sua morte... Chi volesse saperne di più, può consultare questa pagina sul sito "Profezie per il terzo millennio": http://profezie3m.altervista.org/archivio/StellaMaris_SoleTaigi.htm 

 

Sant'Annibale M. di Francia

(Messina il 5 luglio 1851 -1 giugno 1927) 

 


Annibale Maria Di Francia divenne orfano a soli quindici mesi per la morte prematura del padre Francesco. Questo infuse nel suo animo la particolare tenerezza verso gli orfani, che caratterizzò la sua vita ed il suo sistema educativo.
Sviluppò un grande amore per l'Eucaristia, tanto da ricevere il permesso, eccezionale per quei tempi, di accostarsi quotidianamente alla Santa Comunione. Giovanissimo, davanti al Santissimo Sacramento solennemente esposto, scoprì la necessità della preghiera per le vocazioni, che, in seguito, trovò espressa nel versetto del Vangelo: "La messe è molta ma gli operai sono pochi". Queste parole del Vangelo costituirono l'intuizione fondamentale alla quale egli dedicò tutta la sua esistenza.
Di ingegno vivace e di notevoli capacità letterarie, appena sentì la chiamata del Signore, rispose generosamente, adattando questi talenti al suo ministero. Completati gli studi, il 16 marzo 1878 fu ordinato sacerdote. Qualche mese prima, un incontro provvidenziale con un mendicante quasi cieco gli aprì il cammino di quello sconfinato amore verso i poveri e gli orfani, che diverrà una caratteristica fondamentale della sua vita.
Con il consenso del suo Vescovo, andò ad abitare in quel ghetto ed impegnò tutte le sue forze per la redenzione di quegli infelici, che ai suoi occhi si presentavano, secondo l'immagine evangelica, come pecore senza pastore.
Nel 1882 diede inizio ai suoi orfanotrofi, che furono chiamati antoniani perché messi sotto la protezione di Sant'Antonio di Padova. La sua preoccupazione fu non solo quella di dare il pane e il lavoro, ma soprattutto un'educazione completa della persona sotto l'aspetto morale e religioso, offrendo agli assistiti un vero clima di famiglia, che favorisse il processo formativo a far loro scoprire e seguire il progetto di Dio.
Per realizzare nella Chiesa e nel mondo i suoi ideali apostolici, fondò due nuove famiglie religiose: nel 1887 la Congregazione delle Figlie del Divino Zelo e dieci anni dopo la Congregazione dei Rogazionisti. Volle che i membri dei due Istituti, approvati canonicamente il 6 agosto 1926, si impegnassero a vivere il Rogate con un quarto voto. Per diffondere la preghiera per le vocazioni promosse numerose iniziative: ebbe contatti epistolari e personali con i Sommi Pontefici del suo tempo; istituì la Sacra Alleanza per il clero e la Pia Unione della Rogazione Evangelica per tutti i fedeli. Fondò il periodico dal titolo significativo "Dio e il Prossimo" per coinvolgere i fedeli a vivere i medesimi ideali.
L'annuale Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, istituita da Paolo VI nel 1964, può considerarsi la risposta della Chiesa a questa sua intuizione.
Grande fu l'amore che ebbe per il sacerdozio, convinto che solo mediante l'opera di sacerdoti numerosi e santi è possibile salvare l'umanità. Fu fortemente impegnato nella formazione spirituale dei seminaristi, che l'arcivescovo di Messina affidò alle sue cure. Ripeteva spesso che senza una solida formazione spirituale, senza preghiera, "tutte le fatiche dei vescovi e dei rettori dei seminari si riducono generalmente a una cultura artificiale di preti...". Fu egli stesso, per primo, buon operaio del Vangelo e sacerdote secondo il Cuore di Dio. La sua carità, definita "senza calcoli e senza limiti ", si manifestò con connotazioni particolari anche verso i sacerdoti in difficoltà e le claustrali.
Già durante la sua esistenza terrena fu accompagnato da una chiara e genuina fama di santità, diffusa a tutti i livelli, tanto che quando si spense a Messina, confortato dalla presenza di Maria Santissima, che aveva tanto amato durante la sua terrena esistenza, la gente diceva: "Andiamo a vedere il santo che dorme".
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990 ha proclamato il Di Francia Beato ed il giorno successivo lo ha definito: "Autentico anticipatore e zelante maestro della moderna pastorale vocazionale".  (Estratto da: www.vatican.va )

 

Beata Annunciata Cocchetti 

(Rovato, 9.5.1800 - Cemmo 23.3.1882)

 

Annunciata riceve dalla famiglia un'educazione profondamente religiosa ed impara ad apprezzare la rettitudine. Ma a circa otto anni intorno le si fa il vuoto. Muoiono i tre fratellini, la madre e anche il padre nella guerra napoleonica in Russia. Dopo la morte della nonna, a ventiquattro anni Annunciata si trasferisce a Milano presso lo zio. A 31 anni la Provvidenza la conduce a Cemmo (Brescia), un grappolo di case ai piedi della Concarena, nella media Valle Camonica, dove la nobile Erminia Panzerini dirige una scuola ed un collegio per le giovani. L'ambiente è molto diverso da quelli che ha frequentato, sia da Milano che da Rovato. Ma Annunciata vi si inserisce con semplicità.
Nel 1842 si consacra a Dio tra le suore Dorotee di Venezia e poi torna a Cemmo il 9 ottobre 1842 con una comunità di religiose in cui accoglie presto alcune aspiranti, ed inizia così il noviziato per le prime Suore Dorotee di Cemmo. Intanto Annunciata continua la sua opera educativa nella scuola e nel collegio, da dove ormai stanno uscendo non solo donne capaci di condurre una famiglia, ma anche maestre per i paesi vicini. Si fa anche pellegrina nella Valle, per diffondere la Pia Opera di Santa Dorotea, per sostenerne le animatrici, per incontrare le giovani che a lei si affidano per la loro formazione e per soccorrere i più bisognosi nello spirito e nelle cose di ordine materiale. Conosce molte famiglie povere e si incarica di provvedere a loro.Le sue parole scendono sui bisogni come una pioggia di misericordia; ha sempre il consiglio giusto; è come il mare che dona le sue perle. Il nascondimento più assoluto circonda le sue opere di carità. Mette sempre un pane fresco sul muretto per il povero che non ha il coraggio di chiedere.
Sa che ogni dono è tanto più prezioso quanto più è avvolto nel silenzio.
Il 28 aprile 1866 il Vescovo Verzieri vuole che il piccolo convento di Annunciata dipenda solo da lui. E' un'altra tappa, un altro inizio. Annunciata è una donna dallo sguardo lungo e pensa in termini di eternità. 
Il suo compito è di far crescere le sue suore insegnando loro giorno per giorno la sublime strada dell'unione nuziale con Cristo, della dedizione in lui delle giovani. Le conforta secondo i singoli bisogni, soprattutto con la preghiera, con la fede aiuta le figlie più stentate.Entra ardentemente e teneramente nel loro cuore ed è preoccupata di lasciare l'eredità del suo spirito ad una famiglia robusta, utile e santa. Muore il 23 marzo 1882, affidando alle sue suore l'impegno di farsi sante operando il bene tra le giovani. Il 21 Aprile 1991 Annunciata Cocchetti è stata proclamata Beata dal Santo Padre Papa Giovanni Paolo II. (Notizie tratte dal sito http://www.doroteedicemmo.it )

 

Sant'Anselmo Vescovo

(Aosta, 1033 - Canterbury, 21 aprile 1109)

 


S. Anselmo nacque nella città d'Aosta, detta anche Pretoria. Da giovane fu alquanto dedito alle vanità mondane; ma illuminato dalla Divina grazia, abbandonando il mondo, si fece Monaco, e tutto si consacrò all'amore ed alla servitù del suo Signore; e ciò con tanto fervore, che ben presto divenne uno specchio di virtù, e meritò di essere eletto Priore, e poi Abate del suo Monastero. Queste cariche gli servirono di stimolo a camminare con maggior ardore nella via della perfezione, onde potesse con le parole e con gli esempi istruire gli altri Religiosi, che da lui dipendevano. Si diede pertanto con tutto lo spirito allo studio, all'orazione ed alla mortificazione. Era benigno con tutti, e s'impiegava negli uffici più vili per far cosa grata ai suoi prossimi, solito a dire, che l'amar gli altri era cosa più desiderabile, che l'essere amato. Accettò la carica d'Arcivescovo
di Canterbury con grandissima renitenza; onde in progresso di tempo aggravato dal peso dei negozi, soleva dire: Io più volentieri eleggerei di essere il meno stimato fra tutti i Monaci, che di portare la Mitra Pastorale. Vicino a morte, data che ebbe la benedizione ai suoi domestici, con gran quiete riposò nel Signore. (Dai Bollandisti).

 

Sant'Antimo Vescovo

(Nicomedia, III sec. - Roma, 27 aprile 303

 

Sant'Antimo, vescovo di Nicomedia, martirizzato sotto Massiminiano il 27 aprile 303.
La più lunga e la più crudele di tutte le persecuzioni che il demonio abbia eccitato contro la Chiesa, e che abbiano sofferto i Cristiani dai pagani, è quella che, sul principio del quarto secolo mosse contro di loro Diocleziano. Il dì 24 di febbraio dell'anno 303 in Nicomedia, dove risedeva la Corte imperiale, fù pubblicato un editto, nel quale si comandava, che fossero demolite le chiese e bruciati i libri santi. Galerio, che era stato associato all' impero da Diocleziano non si contentò di questo; ma per inasprire di più il suo collega contro i Cristiani, fece segretamente dar
fuoco al boschetto sacro a Silvano, accusando i cristiani del misfatto. Il Proconsole fece arrestare Antimo e per di riparazione pretendeva ch'egli sacrificasse agli dei. Ma Antimo resistette anche sotto tortura e quindi fu gettato nel Tevere con una pesante pietra al collo. Un angelo, mandato dal Signore, lo sciolse dal sasso, facendolo uscire dal fiume sano e salvo. Antimo ritornò allora a pregare nella sua celletta e molti soldati, che assistettero al miracolo, si convertirono alla vera fede. Antimo fu allora nuovamente trascinato davanti al proconsole e crudelmente torturato, ma neanche questa volta riuscirono ad indurlo a sacrificare agli dei, per cui venne decapitato. 

 

Sant' Antioco 

( ? - Isola Sant'Antioco, 126 c.a)

 

Educato dalla madre alla fede cristiana, ben presto fu inviso allo stesso imperatore e Antioco venne sottoposto ad ogni sorta di supplizio, ma il santo, sorretto da una fede incrollabile, superò tutti i pericoli. Nel luogo della sua morte, avvenuta attorno al 126 d. C., fu edificata la chiesa che porta il suo nome, come e’ dimostrato dall’epigrafe latina, del secolo VII, che sovrastava la tomba del santo e oggi murata nella cappella di Sant’Antioco della cattedrale di Iglesias.Nel 1089 il Giudice Costantino donava ai monaci Vittorini di Marsiglia la chiesa di Sant’Antioco in Sulcis, mentre, nel 1124, un altro giudice di Cagliari, Mariano Torchitorio, attribuiva al santo tutta l’isola sulcitana che, da quel momento, prenderà il nome di Isola di Sant’Antioco. Pochi santi sono stati in Sardegna tanto onorati e venerati come Sant’ Antioco; il suo nome veniva imposto frequentemente come nome di battesimo; a lui venivano innalzati templi, chiese, oratori e in suo onore si organizzavano sagre e feste. Sant'Antioco è santo Patrono della Sardegna.

 

Serva di Dio Antonietta Meo

(Roma,15 dicembre 1930 – 3 luglio 1937)

 

Nacque il 15 dicembre 1930 e morì il 3 luglio 1937 . "Caro Gesù eucaristia, sono tanto, proprio tanto contenta che tu sei venuto nel mio cuore. Non partire più dal mio cuore resta sempre, sempre con me. Gesù io ti amo tanto, io mi voglio abbandonare nelle tue braccia e fa di me quello che tu vuoi. O Gesù amoroso dammi anime, dammene tante!" Scrisse questa letterina al suo "caro Gesù" quando aveva da poco ricevuto la prima comunione e le era stata amputata una gamba. Non aveva ancora compiuto cinque anni quando i suoi notarono un rigonfiamento al ginocchio sinistro. Dopo qualche diagnosi e cure sbagliate giunse la sentenza: osteosarcoma. Antonietta, superato il primo periodo, nonostante l'intervento e le difficoltà provocate dall'apparecchio ortopedico, continuò la sua vita di sempre; e intanto prese l'abitudine di dettare delle letterine alla mamma: "Caro Gesù, io ti voglio tanto bene, te lo voglio ripetere che ti voglio tanto bene. Io ti dono il mio cuore. Cara Madonnina, tu sei tanto buona, prendi il mio cuore e portalo a Gesù". Ma quello che stupiva erano delle espressioni non comuni in una bambina di cinque anni: "Mio buon Gesù, dammi delle anime, dammene tante, te lo chiedo volentieri, te lo chiedo perché tu le faccia diventare buone e possano venire con te in Paradiso". E questo Antonietta lo ripeté continuamente. La notte di Natale, nonostante il dolore che le procurava l'apparecchio ortopedico, i presenti la videro alla fine della messa rimanere per più di un'ora in ginocchio, con le manine giunte in preghiera. A maggio ricevette la cresima. Erano gli ultimi giorni della sua vita. Si vedeva che soffriva, ma a tutti diceva sempre: "Sto bene!". E volle sempre recitare le sue solite preghierine del mattino e della sera. Chiese poi che il sacerdote le portasse la comunione tutti i giorni. E continuò a dettare le sue poesie:"Caro Gesù crocefisso, io ti voglio tanto bene e ti amo tanto! Io voglio stare con te sul Calvario. Caro Gesù, di' a Dio Padre che amo tanto anche lui. Caro Gesù, dammi tu la forza necessaria per sopportare questi dolori che ti offro per i peccatori" A questo punto Antonietta fu presa da un violento attacco di tosse e di vomito ma appena cessato volle ugualmente continuare a dettare: "Caro Gesù, di' allo Spirito Santo che m'illumini d'amore e mi riempia dei suoi sette doni. Caro Gesù di' alla Madonnina che l'amo tanto e voglio starle vicina. Caro Gesù ti voglio ripetere che ti amo tanto tanto. Mio buon Gesù ti raccomando il mio padre spirituale e fagli le grazie necessarie. Caro Gesù ti raccomando i miei genitori e Margherita. La tua bambina ti manda tanti baci…". Venne a visitare Antonietta il professor Milani, archiatra pontificio, chiamato dal dottor Vecchi per un consulto. Il padre gli parlò delle letterine che Antonietta scriveva. Chiese di vederle e dopo aver letta l'ultima disse che voleva parlarne al Santo Padre e chiese il permesso di portare con sé la lettera. Il giorno seguente un'automobile del Vaticano si fermò davanti alla porta. Un delegato inviato personalmente dal santo padre Pio XI venne a portare alla bambina la benedizione apostolica. Sua Santità era rimasto molto commosso nel leggere la letterina. "Mamma, stai allegra, sii contenta… Io uscirò da qui tra dieci giorni meno qualche cosa". La madre non poteva sapere che in quel momento Antonietta le aveva detto esattamente il giorno e l'ora in cui sarebbe morta. Le chiese allora: "Antonietta, benedici la tua mamma…". Facendo uno sforzo lei le segnò sulla fronte una crocetta con la mano". E quando più tardi il sacerdote le disse che l'olio santo aumenta la grazia, Antonietta che ascoltava attentamente rispose: "Sì, lo voglio". Baciò con tenerezza il crocifisso della sua prima comunione. All'alba del 3 luglio 1937 il papà le si avvicinò per aggiustarle ancora una volta il cuscino e, accostatele le labbra per un bacio, Antonietta sussurrò: "Gesù, Maria… mamma, papà …". Sorrise … poi un ultimo lungo respiro. L'indomani la piccola bara bianca fu trasportata nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, dove appena sei anni prima Nennolina era stata battezzata. Era il 28 dicembre 1930. Il giorno dei Santi Innocenti. (Riduzione dal testo originale di Stefania Falasca). 

 

Sant'Antonino

(Firenze, 1389 - 2 maggio 1459)

 


S. Antonino, così chiamato per la sua piccola statura, nacque in Firenze dalla famiglia Pierozzi; e fino dalla fanciullezza tutto dedito all'acquisto delle virtù attendeva all'orazione, frequentava le Chiese, e gli altri esercizi di pietà. In età di anni 16 entrò nell'Ordine dei Predicatori, ove riuscì ben presto un perfetto modello di santità. Era fornito di profonda dottrina, onde fu reputato uno dei più dotti del suo secolo. Eletto Arcivescovo di Firenze , quantunque procurasse di sottrarsi da tal dignità, non ostante gli convenne ubbidire ai comandi di Eugenio IV Sommo Pontefice. Governò la sua Chiesa con tutto lo zelo, e con tutta quella premura, che richiedeva la sua sublime dignità; procurando sopra tutto di animare con l'esempio le sue istruzioni. Dichiarò guerra inesorabile a tutti i vizi e a tutte le ingiustizie. Fu il Padre dei poveri e degli sventurati. Si reputava veramente felice, e riponeva tutta la sua gloria nel servire  Dio, avendo sempre presente quella gran massima,  che dice: Servire Deo regnare est. (Servire Dio è meglio che regnare).  Il Signore premiò la sua fedeltà con singolari grazie in vita, e con la celeste eterna gloria dopo la morte; la quale fu da lui incontrata con quella tranquillità di spirito, che ben si conveniva alla sua santissima vita. (Brocchi Vite dei Santi Fiorentini - i Bollandisti)

 

Sant' Antonio Abate 

(Coma, 251 - Coltzum, 356)

 

 

Nacque e visse in Egitto, fondandovi varie comunità di anacoreti. Fu discepolo di san Paolo, anch'esso anacoreta. Andò a vivere nel deserto dopo aver distribuito ai poveri tutte le ricchezze ereditate dai genitori. Si recò ad Alessandria d'Egitto nel 311 per aiutare i cristiani che venivano perseguitati e nel 335 per contrastare l'eresia di Ario. Le sue reliquie sono conservate nella chiesa di Saint Antoine de Viennois (Francia) dove i suoi discepoli costruirono un ospedale e numerosi rifugi per gli ammalati. Il tutto prese il nome di "Ordine Ospedaliero degli Antoniani". A causa della povertà dei religiosi e dei loro assistiti, fu consentito dalle autorità che alcuni maiali fossero allevati in libertà, per le strade, nutriti dalla pubblica carità. Come segno di appartenenza, i suini portavano al collo una campanella. Sant'Antonio è protettore dei malati di "Herpes Zoster", popolarmente noto come "fuoco di sant'Antonio", dei suini, dei cavalli, degli animali domestici, degli agricoltori, allevatori, tosatori, droghieri, macellai, salumieri, fornai, fucilieri, panierai, becchini, eremiti, anacoreti, campanari, guantai, tessitori.  E' santo Patrono di: Locarno, Recoaro Terme e Valtournenche.

 

Sant'Antonio di Padova 

(Lisbona, 1195 - Padova, 1231

 

 

Nacque da nobile famiglia in Portogallo, fu ordinato sacerdote a Coimbra. Entrò a far parte dell’Ordine Francescano affascinato dal loro spirito missionario, ricevendo il compito di evangelizzare il Marocco. Problemi vari lo costrinsero a.rinunciare alla missione affidatagli e a fermarsi in Italia. Stabilitosi inizialmente a Bologna, si occupò della fondazione della scuola francescana nella città emiliana . Successivamente si,trasferì a Padova ma, appena un anno dopo essersi sistemato nella città veneta,trovò una prematura morte, causata da una malattia contratta in Africa in uno dei suoi viaggi missionari. Nella sua giovane esistenza di convinto cristiano,si era distinto come eccellente predicatore, come attestano i suoi “Sermones”,volti all'insegnamento morale e pratico. Aveva inoltre combattuto l’eresia catara in Italia e quella albigese in Francia.  In questi due paesi divenne celebre anche per i suoi poteri taumaturgici, ai quali è legato il suo culto. A lui sono attribuiti numerosi miracoli che lo hanno reso uno dei santi protettori più venerati. La tradizione vuole che sia in grado di compiere addirittura tredici miracoli al giorno (le tredici grazie). Sant'Antonio di Padova è patrono degli affamati, dei naufraghi, dei messaggeri, degli orfani, dei prigionieri,, delle ragazze da marito, dei fabbricanti di maioliche e delle reclute. E’ anche invocato dai contadini a protezione dei raccolti, per effetto di una prodigiosa liberazione di un campo di grano da uno stormo di passeri, da lui realizzata. E inoltre invocato contro la sterilità coniugale e, soprattutto, per il ritrovamento degli oggetti smarriti. E infine patrono della città di Padova, del Veneto e del Portogallo, nonché di Telese, Cerreto Sannita e Predappio.

 

Sant'Apollinare

(Antiochia, II sec. - Ravenna, ?)

 


S. Apollinare fu il primo Vescovo di Ravenna, mandatovi, per quanto si crede, da S. Pietro Apostolo a predicare il Vangelo. Essendo quella città, e tutta la Provincia sepolta nelle tenebre dell'Idolatria, il S. Vescovo ebbe a soffrire patimenti e fatiche incredibili, per piantarvi la fede di Gesù Cristo. Avendo convertiti molti infedeli al culto del vero Dio, si eccitò contro di lui l'odio degl'idolatri, i quali in molte maniere lo perseguitarono , e cercarono di dargli la morte. Il Signore, che non voleva che la Chiesa di Ravenna restasse priva così presto di un sì saggio e zelante Pastore, non permise per qualche tempo che il furore dei suoi persecutori avesse effetto. Egli stesso quantunque ardesse di desiderio di dare la sua vita per Gesù Cristo , ed in diverse occasioni spargesse il sangue per la gloria di Dio; conoscendo tuttavia il bisogno delle sue pecorelle, usava della cautela per non esporsi alla rabbia dei suoi nemici. Finalmente dopo aver molto sofferto per la propagazione e per la difesa del Vangelo, compì la sua gloriosa carriera con una morte preziosa agli occhi di Dio.  (Da S. Pier Crisologo).

 

Santa Apollonia Martire 

(Egitto, ?) 

 

Santa Apollonia, alessandrina, fu una vergine martire cui cavarono i denti di bocca. È venerata il 9 febbraio e invocata dai fedeli contro il mal di denti. È inoltre la patrona dei dentisti. Eusebio di Cesarea narra che tra il 249 ed il 250 in Alessandria d'Egitto scoppiò una sommossa popolare contro i cristiani, eccitata da un fanatico poetastro pagano. Tra gli altri fu presa una zitella chiamata Apollonia, cui furono divelti i denti; venne preparato un gran fuoco per bruciarla viva, se non avesse pronunciato delle bestemmie. Riuscita a liberarsi con un'astuzia dalle mani della plebe, si lanciò da sé tra le fiamme, dove morì, ritenendo senza dubbio che il suicidio non costituisse una colpa in quella situazione, poiché frutto di un'ispirazione istantanea dello Spirito Santo affinché non peccasse. Una passione latina ha trasferito questo martirio in Roma durante il governo dell'imperatore Giuliano.Il corpo della martire, secondo alcuni racconti, sarebbe stato ridotto in cenere. Papa Pio VI, volendo mettere ordine nel culto delle reliquie, fece raccogliere in tutta Italia presunti denti di santa Apollonia, riempiendo uno scrigno di tre chili di peso buttato successivamente nel Tevere. Ciononostante, in Francia si conservano ancora cinquecento denti della santa. È la compatrona di Catania e la patrona di Asso, Bellaria-Igea Marina e Cantù. (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Sant'Arsenio il Grande

 

Sant'Arsenio il Grande. Di nobile famiglia senatoria, nel 383 fu chiamato da Teodosio per educare i due figli Arcadio e Onorio. Verso i quarant'anni, dopo una crisi spirituale, si recò in Egitto e chiese di essere ammesso nella comunità monastica esistente nel deserto di Scete. Fu uno dei più celebri " padri del deserto ". Visse il più possibile in completa solitudine, trascorrendo molte notti a pregare, vivendo in grande povertà ed esercitando il lavoro manuale. A chi si meravigliava di ciò pensando il suo passato, egli rispondeva che non aveva ancora imparato l'alfabeto dei santi. Costretto per un'invasione ad abbandonare il deserto, si recò a Troe, presso Menfi, dove morì. 

Sant'Aspreno

(Napoli, II - III sec.)

 


S. Aspreno, primo Vescovo della Chiesa dì Napoli, fu assunto a quella dignità dallo stesso Principe degli Apostoli S. Pietro. Aveva questi ritrovata in Napoli una onesta donna per nome Candida, la quale guarita da lui d'una grave infermità, e lavata nelle onde battesimali, pregò il Principe degli Apostoli che volesse impartire lo stesso beneficio ad
Aspreno suo congiunto, il quale da diuturno morbo era travagliato. Accondiscese S. Pietro; e le ingiunse che ella stessa prendesse l'infermo per la mano, e gli comandasse in suo nome di sorger sano dal letto; il che avendo ella eseguito, tosto l'infermo risanò. Allora S. Pietro lo istruì dei  Misteri della Fede; ed avendolo poscia battezzato, l'ordinò Vescovo della Chiesa di Napoli. Soddisfece Aspreno alle cure del Vescovado con uno zelo veramente apostolico, nutrendo il gregge a lui affidato col pascolo della divina parola, ed edificandolo con i suoi santissimi esempi, perché pura ed illibata si conservasse nel suo popolo la Fede di Gesù Cristo. Finalmente pieno di anni e di meriti, passò a ricevere la promessa ricompensa dall'eterno Pastore nel Cielo nell' anno di nostra salute 79.   (Dal Breviario Romano).

 

Sant'Atanasio 

(Alessandria d'Egitto, 295-373)

 

         

S. Atanasio nacque nella città di Alessandria d'Egitto; e, dotato di un ingegno mirabile accoppiò allo studio delle scienze la pratica delle cristiane virtù. Corrispose alle voci di Dio, che lo chiamò allo stato ecclesiastico; e dalla dignità di Diacono della metropoli di Alessandria fu elevato a quella di Vescovo della medesima Chiesa. Combatté contro l'eresiarca Ario con le parole, e con gli scritti; onde meritò di essere stimato e riverito da tutta la Chiesa per uno dei più segnalati Dottori. Sopportò con gran pazienza molte tribolazioni mossegli contro dagli eretici. Essendo un giorno ricercato dai soldati di Giuliano l’Apostata, che a persuasione degli Ariani voleva farlo morire, d' improvviso fece girare la navicella, sopra la quale fuggiva la persecuzione degli empi. Incontratosi con i suoi persecutori, questi gli domandarono, ove fosse Attanasio, ed egli rispose, che non poteva esser molto lontano; onde quelli seguitarono il cammino, e S. Attanasio  tornò miracolosamente salvo in Alessandria; dove dopo un' esatta fedeltà nel servizio di Dio fino alla morte, piamente riposò in pace.  (Dal Tillemont).  

 

Sant'Attalo


S. Attalo nacque di nobile famiglia della Borgogna, e attese fin dalla gioventù all'acquisto della perfezione, A questo effetto abbracciò la vita monastica sotto la disciplina di S. Colombano, nella quale profittò talmente, che fu dal medesimo S. Colombano così amato, e stimato, che dovendo egli uscir dalla Francia per portarsi in Italia, lasciò in sua vece al governo del suo Monastero S.
Attalo. Ma questi che non poteva soffrire di star lontano dal suo amato Maestro,se ne partì dalla Francia, e si portò in Italia per riunirsi seco, e godere del vantaggio delle sue istruzioni, ed esempi. Essendo morto Colombano, i Monaci del Monastero di Bobbio, che egli aveva fondato, elessero per suo successore S, Attalo, il quale santamente li governò, procurando di mantenere l'esatta disciplina fra i suoi figli, da cui ebbe molto a soffrire per questo motivo. Avvisato, dal Signore della vicina sua morte, raddoppiò le sue orazioni, ed il suo fervore per prepararsi a comparire avanti al Giudice Supremo, da cui ricevé l'eterno premio della sua santa vita.  (Dal Mabillon).