Santi G

Gabriele Arcangelo - Gaetano Thiene - Galgano - Galla Romana - Gallo Abate - Gaspare del Bufalo - Gaudenzio - Geltrude - Gemma Galgani - Genesio - Gennaro - Genoveffa - Gerardo - Gertrude la Grande - Giacomo Alberione - Giacomo il Maggiore - Giacomo il Minore - Giacomo di Nisibi Gianna Beretta - Giorgio - Giovanna d'Arco - Giovanni ( Evangelista) - Giovanni XXIII - Giovanni Battista - Giovanni Bosco - Giovanni Crisostomo - Giovanni Damasceno - Giovanni de Matha - Giovanni di DioGiovanni Perboyre - Giovanni Paolo II Papa - Girolamo - Giulia - Giuliana Falconieri - Giuseppe - Giuseppe Calasanzio - Giuseppe da Copertino - Giuseppe Moscati - Giustino - Giustino de Jacobis - Goffredo - Gregorio Magno - Guglielmo - Guido di Anderlecht  - Guido Vescovo

 

San Gabriele Arcangelo

-Al di là del tempo e dello spazio-

 

San Gabriele è l'angelo che annunciò alla Madonna la nascita del Salvatore: Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". 
Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.
Compare anche in altre narrazioni bibliche, come nel già citato annuncio a Zaccaria: Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto". Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni". L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".   Il nome Gabriele significa "Uomo di Dio". E' protettore degli ambasciatori, dei postini, degli addetti alle radio e telecomunicazioni. 

 

San Gaetano Thiene

(Vicenza, 1480 - Napoli, 1547)

 

San Gaetano nacque dalla ragguardevole famiglia Thiene in Vicenza; ed avuta dai suoi genitori un'educazione veramente cristiana, fedelmente ad essa corrispose con l'esercizio di tutte le virtù. Abbracciò lo stato ecclesiastico ed abbandonata la patria si portò a Roma, per menarvi una vita oscura e nascosta. La sua virtù però non poté rimanere per lungo tempo fra le tenebre, e giunta a conoscenza del Papa Giulio II, volle questi premiarlo col dare a Gaetano un onorevole impiego nella corte Romana. Rinunziato dopo qualche tempo al decoroso uffizio se ne ritornò a Vicenza, intento quivi ad una vita umile, ed occupata nell' esercizio delle buone opere. Lo zelo, di cui ardeva per vedere allontanati i disordini che regnavano in Italia, massimamente tra gli ecclesiastici (Gaetano era contemporaneo di Martin Lutero, ma aveva idee profondamente diverse sul come rifondare la Chiesa) lo fece risolvere ad istituire un Ordine, di Chierici Regolari, detti Teatini , i quali menassero una vita veramente apostolica, e distaccata da tutte le cose del mondo. Fondò infatti quest'Ordine, ed obbligò i suoi alunni -con voto-  a non possedere cosa alcuna, inculcando loro, che volessero affidarsi alla divina Providenza, da cui dovevano interamente dipendere. Quando le autorità civili tentarono di instaurare anche a Napoli il tribunale dell’Inquisizione, il popolo napoletano si ribellò (e fu l'unico popolo in Europa a farlo nella storia dell’Inquisizione) la repressione spagnola fu durissima e  250 napoletani vennero uccisi, per difendere la libertà. Gli appelli di San Gaetano per evitare l'eccidio caddero nel vuoto, ed egli offrì la sua vita al Signore in cambio della pacificazione. Morì poco tempo dopo, all’età di 67 anni.       (Dal P. Antonio Caracciolo).

 

San Galgano

(Chiusdino, 1148 - Montesiepi, 3 dicembre 1181)

 

San Galgano, al secolo Galgano Guidotti, nacque probabilmente nel 1148 a Chiusdino, ora in provincia di Siena, da Guidotto e Dionigia, in una famiglia della piccola nobiltà locale, e morì il 3 dicembre 1181, giorno in cui si festeggia (alcuni autori indicano come data della morte il 30 novembre 1180).
Figlio a lungo desiderato e destinato, secondo i costumi dell'epoca, ad una vita da guerriero, quale cavaliere medievale, nacque in quella parte del Medioevo che si esprimeva nel suo territorio - quello che è oggi appunto il senese - con le lotte dei signori locali, Gherardesca, Pannocchieschi ed altri, per la supremazia. Era un'epoca di violenze, soprusi e stupri vissuti anche in modo ludico, come manifestazione di vigore e vitalità, ma sempre tesi ad affermare la propria forza e ad ampliare la propria sfera di dominio.
In questo contesto storico, Galgano ebbe una gioventù improntata al disordine più sfrenato, salvo in seguito convertirsi alla vita religiosa e ritirarsi in un eremitaggio vissuto con la medesima intensità con cui aveva precedentemente praticato ogni genere di dissolutezze.
Galgano è un giovane violento e lussurioso, ma è predestinato a cambiare vita e diventare un Cavaliere di Dio come profetizzatogli da Messer santo Michele arcangelo: ha, infatti, due visioni successive in cui l'arcangelo Michele gli indica il suo percorso di vita.
Nella prima visione è tracciato il suo destino di cavaliere sotto la protezione dell'arcangelo stesso. Nella seconda l'arcangelo lo invita a seguirlo: Galgano dietro l'arcangelo attraversa un ponte molto lungo al di sotto del quale si trovano un fiume ed un mulino in funzione, il cui movimento simboleggia la caducità delle cose mondane. Oltrepassato il ponte ed attraversato un prato fiorito, che emana un profumo intenso e soave, raggiunge Monte Siepi, dove incontra in un edificio rotondo i dodici apostoli. Qui ha la visione del Creatore: è il momento della conversione. In seguito, durante degli spostamenti, per due volte il cavallo si rifiuta di proseguire e la seconda volta, solo dopo una intensa preghiera rivolta al Signore, il cavallo da solo e con le briglie sciolte lo conduce a Monte Siepi, nello stesso posto dove la visione gli aveva fatto incontrare i dodici apostoli. Qui Galgano, non trovando del legname per fare una croce, ne fa una infiggendo la propria spada nella roccia, quindi, trasforma il proprio mantello in saio e come tale lo indossa. Sente anche una voce che viene dal cielo che lo invita a fermarsi in quel posto fino alla fine dei suoi giorni: inizia così la sua vita da eremita cibandosi di erbe selvatiche. Lotta e sconfigge con la sua fermezza il demonio che lo tenta.
Durante una sua assenza, per un pellegrinaggio alle basiliche romane, alcuni individui invidiosi cercano di estrarre la spada dalla roccia per rubarla, ma non vi riescono e la rompono abbandonandola. Il castigo di Dio è fulmineo: uno cade in un fiume ed annega, un altro è incenerito da un fulmine ed un terzo è afferrato per un braccio da un lupo e trascinato via, ma si salva invocando Galgano.
Al ritorno dal pellegrinaggio Galgano trova la spada rotta, prova grande dolore e se ne sente responsabile per essersi allontanato; Dio però, volendolo consolare, gli dice di ricomporre la spada posando il pezzo rotto sulla parte infissa nella roccia. Galgano obbedisce e i due pezzi si saldano perfettamente: la spada si ricostituisce più forte di prima. L'eremita costruisce poi un romitorio e conduce una vita di meditazione e preghiera fino al giorno in cui la voce di Dio, in una luce immensa, gli annuncia la sua morte. Galgano muore appoggiato alla sua spada: finisce la sua vita terrena, ma continua la sua leggenda.
Presenziano alla sua tumulazione Ildebrando Pannocchieschi, vescovo di Volterra, ed i vescovi di Siena e Massa Marittima.
Quattro anni dopo la sua morte, papa Lucio III lo proclama santo, dopo che una apposita commissione, diretta dal cardinale Conrad di Wittelsbach, ha condotto la relativa inchiesta.
Il luogo del suo eremitaggio è conosciuto oggi come la Rotonda di Montesiepi. 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Santa Galla Romana

(Roma, VI sec.)

 

S Galla Romana, figliuola di Simmaco Console nobilissimo, nel fiore di sua età rimase vedova dopo pochi mesi di maritaggio. Ripose ella dopo la morte del marito tutt' i suoi affetti nell'amore di Gesù; e bramosa di vivere castamente, non volle mai acconsentire alle seconde nozze, sebbene fosse adorna di singolari doti di corpo e di spirito. Ritirossi dunque in un Monastero di buone Religiose, il quale era contiguo alla Chiesa di S. Pietro, dove dedicò tutta la sua servitù allo Sposo delle anime caste, attendendo all'orazione, al digiuno, e ad altre opere di pietà. Ebbe occasione d'esercitarsi molto nella virtù della pazienza per un cancro venutole in una mammella, il quale, oltre al gran fetore che esalava, le dava un atrocissimo dolore. Nel colmo di questo suo male fu visitata da S. Pietro Apostolo: ma essa trascurando la sanità del corpo, si mostrò bramosa solamente di sapere lo stato dell'anima sua: onde rivolta al Santo gli disse: Mi sono stati perdonati i miei peccati? A cui rispose l'Apostolo: Sì bene: vieni pure al Paradiso. Animata da sì dolce invito da li a tre giorni riposò in pace.  (Da S. Gregorio Magno).

 

San Gallo Abate

(Irlanda, 540 ca. - Bregenz, Svizzera, 630 ca.)

 


S. Gallo nativo d'Irlanda fu discepolo di San Colombario; e colla scorta di un sì illuminato Maestro fece gran progressi sì nella pietà, che nelle lettere. Fu compagno di S. Colombano, siccome in tutti i suoi viaggi, così in tutti i suoi travagli e persecuzioni che questi dové soffrire. A motivo d'una infermità si trovò costretto di abbandonare il suo amato Maestro, che se ne passò in Italia; e ricuperata la primiera sanità, si ritirò in un deserto vicino al lago di Costanza in compagnia d' un Diacono per nome Iltiboldo ; e quivi adunati dei discepoli trattivi dalla fama della sua santità, vi fondò un Monastero, divenuto assai celebre nei tempi susseguenti. Costantemente ricusò d'accettare il Vescovado di Costanza, al cui governo lo volevano di comune consenso sia il Clero che il popolo di quella città; e con pari resistenza proveniente dalla sua umiltà ed alienazione da ogni sia pur onorevole superiorità, rifiutò di consentire alle replicate istanze dei Monaci di Lussovio, che l'avevano eletto per loro Abate. In uno stato pertanto di umiliazione, di penitenza, e di mortificazione passò dall'esilio di questa vita alla beata patria del Paradiso in età di circa 90 anni.  (Da Valfrido Stralone).

 

San Gaspare del Bufalo

(Roma, 6 gennaio 1786 - Roma, 28 dicembre 1837)

 

San Gaspare del Bufalo, nacque da Antonio ed Annunziata Quartieroni, fin dai primi anni si fece notare per una vita dedita alla preghiera e alla penitenza e per segni non dubbi della chiamata alla vita religiosa. Tentò anche di fuggire di casa per recarsi ad evangelizzare i pagani, sognando la gloria del martirio. 
Completati gli studi presso il Collegio Romano che in quei tempi, data la soppressione della Compagnia di Gesù, era diretto dal clero secolare, nel 1798 indossò l'abito talare e si diede ad organizzare opere di assistenza spirituale e materiale a favore dei bisognosi. Si deve a lui la rinascita dell'Opera di S. Galla, della quale fu eletto direttore nel 1806. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1808, intensificò l'apostolato fra le classi popolari fondando il primo oratorio in S. Maria in Pincis e specializzandosi nella evangelizzazione dei « barozzari », carrettieri e contadini della campagna romana, che avevano i loro depositi di fieno nel Foro Romano, chiamato allora Campo Vaccino. Per la Chiesa, intanto, correvano tempi duri: nella notte dal 5 al 6 luglio 1809 Pio VII fu fatto prigioniero e deportato. Il 13 giugno 1810 Gaspare rifiutò il giuramento di fedeltà a Napoleone e venne condannato all'esilio e poi al carcere, che sostenne con animo sereno per quattro anni. Tornato a Roma nei primi mesi del 1814, dopo la caduta di Napoleone, mise le sue forze e la sua vita al servizio del papa. Pio VII gli diede l'ordine di dedicarsi alle missioni popolari per la restaurazione religiosa e morale dell'Italia e Gaspare abbandonò la città, la famiglia ed ogni altro suo progetto per dedicarsi totalmente al ministero assegnatogli, al quale attese per tutto il resto della sua vita, con zelo instancabile. 
Quale mezzo efficacissimo per promuovere la conversione dei peccatori, per debellare lo spirito di empietà e di irreligione, scelse la devozione al Sangue Preziosissimo di Gesù e ne divenne ardentissimo apostolo. Si attuava cosi la predizione fatta dalla pia religiosa suor Agnese del Verbo Incarnato nel 1810, da lei confidata al suo direttore spirituale, Francesco Albertini, in seguito direttore di Gaspare e suo compagno di prigionia secondo cui, in tempi calamitosi per la Chiesa sarebbe sorto uno zelante sacerdote il quale avrebbe scosso i popoli dalla indifferenza mediante la devozione al Prezioso Sangue, del quale egli sarebbe stato la « tromba ». Non minore fu la pietà verso Maria SS.ma: s'era impegnato con voto a difenderne l'Immacolata Concezione; la scelse in seguito come guida di tutte le sue missioni, cui Maria presiedeva col titolo di « Madonna del Calice»; attraverso la sua immagine ottenne molti prodigi e insperate conversioni. Per meglio raggiungere il suo nobile intento, il 15 agosto 1815 fondò la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, a cui si iscrissero uomini di grande santità, come il ven. servo di Dio d. Giovanni Merlini, Giovanni Mastai Ferretti, il futuro Pio IX, Biagio Valentini, Vincenzo Tani ed altri ancora, morti in concetto di santità. Nel 1834, inoltre diede inizio all'Istituto delle Suore Adoratrici
del Preziosissimo Sangue, coadiuvato dalla b. Maria De Mattias, che egli stesso aveva chiamato a tale missione. 
 L'apostolato di Gaspare segnato da fatiche e sofferenze non comuni, benedetto da Dio con frequenti manifestazioni soprannaturali, fu di enorme efficacia. Al suo passaggio fiorivano la fede e la pietà cristiana, cessavano gli odi e il malcostume, si verificavano strepitose conversioni. S. Vincenzo Strambi, che gli fu compagno in qualche missione,lo definì « terremoto spirituale »; le masse lo acclamavano « angelo di pace ». 
Mori a Roma il 28 dicembre 1837, in una stanza del palazzo Orsini sopra il Teatro di Marcello. S. Vincenzo Pallotti vide la sua anima salire al cielo in forma di stella luminosa e Gesù venirle incontro. 
Fu beatificato da s. Pio X il 18 dicembre 1904 e canonizzato da Pio XII il 12 giugno 1954 in piazza S. Pietro. Il suo corpo riposa a Roma nella chiesa di S. Maria in Trivio.   Notizie tratte dal sito dei Missionari del Preziosissimo Sangue.

 

San Gaudenzio

(Brescia, IV-V sec.)

 


S. Gaudenzio nato in Brescia fu discepolo di S. Filastrio Vescovo di quella Città, ed insieme con esso cooperò con uno zelo istancabile al governo di quella Chiesa. Per sfuggire le lodi e gli applausi dei suoi cittadini, dai quali era tenuto in somma stima, si allontanò dalla patria, e fece un viaggio in Oriente per visitare i luoghi più santi e più celebri di quelle parti. Mentre colà si ritrovava, divenne a vacante la Cattedra di Brescia; e radunatosi il Clero ed il popolo di quella Chiesa per provvederla di un nuovo Pastore, concordemente elessero, benché lontano il loro concittadino Gaudenzio. Governò il Santo quel popolo a sé commesso con una singolare prudenza e vigilanza; e s'applicò con uno zelo indefesso e con un'ardente carità a sovvenire ai bisogni, e a porgere i convenienti rimedi alle infermità spirituali del suo gregge; sopra tutto dispensando continuamente il pane della parola di Dio. Fu inviato a Costantinopoli dal Pontefice S. Innocenzo per trattarvi la causa di S. Giovanni Crisostomo ingiustamente perseguitato, e cacciato in esilio. Ritornato in Italia, dopo pochi anni terminò il corso della sua laboriosa carriera con una santa morte. (Dal Tillemont).

 

Santa Geltrude

(Islevio, 1222 - 1292)

 

Santa Geltrude nacque in Islevio, città della Sassonia da nobili genitori; i quali, perché fosse educata nella pietà, la consegnarono ancor fanciulletta di pochi anni alle monache del Monastero rodardense dell’Ordine di S. Benedetto. Essendo giunta all'età conveniente vestì l'abito religioso; e fatta la professione nel suddetto monastero, comparve subito un esemplare di perfezione a tutte le sue compagne. Dotata com’era di tutte le virtù, e di una sufficiente abilità per intendere le divine Scritture, e le opere dei Santi Padri, si servì di questa scienza non solo per la sua particolare condotta, ma anche per istruzione delle sue sorelle ed anche delle persone estranee. Si degnò il Signore di adornarla dei suoi celesti doni, e specialmente di molte visioni e rivelazioni, delle quali ella ne ha lasciati scritti più libri. In età di 30 anni fu eletta badessa del suo Monastero, che resse per lungo spazio di tempo con somma prudenza, carità e discrezione; finché di anni 70 fu chiamata dal Signore alle celesti nozze, alle quali incessantemente aspirava il suo cuore infiammato dell'amor di Dio. Seguì la sua morte nell'anno 1292. (Da Giovanni Laspergio Certosino).  

 

Santa Gemma Galgani

(Lucca, 12 marzo 1878 - 11 aprile 1903)

 

Era una ragazzina cresciuta molto presto, maturata dall'esperienza del dolore.
Figlia del farmacista di Camigliaio, in provincia di Lucca, a otto anni, mortale la mamma, dovette accudire ai sette fratelli. Pochi anni dopo le morì anche il padre e lei, guarita prodigiosamente da una malattia che da tanto la affliggeva, domandò di entrare in convento, ma la sua richiesta venne respinta. Accolta in casa del cavaliere Matteo Giannini, vi condusse vita molto ritirata, serena e obbediente alle direttive del padre spirituale e delle suore passioniste che si presero cura di lei. Celava sotto i guanti e il modestissimo abito i segni della sua partecipazione alla passione di Cristo.
Intanto le manifestazioni della sua santità avevano varcato i confini del rione e della cittadina. Molti, che avevano bussato alla sua casa spinti solo dalla curiosità, ne uscirono mutati nell'animo. La malattia ossea che l'aveva colpita in giovane età riprese a farla soffrire atrocemente. Comprese che ormai il suo calvario stava per finire. Ma nella sua umiltà non riteneva di aver sufficientemente pagato con la moneta della sofferenza il privilegio di essere associata alla passione di Cristo. Morì a 25 anni, nel 1903. Era la mattina del sabato santo. (Estratto da: www.parrocchie.it )

San Genesio

( ? - Roma, 300 ca.)

 

San Genesio era capo commediante. Per eccesso del suo odio contro la Cristiana Religione procurò d'informarsi dei riti e delle sacre cerimonie, che la Chiesa pratica nel conferire il Battesimo , al solo scopo di beffeggiare in pubblico teatro gli augusti misteri dei Cristianesimo. Comparve infatti in teatro parodiando uno che fosse infermo e richiese il Battesimo; ma in quello stesso momento Iddio gli toccò il cuore, ed operò in maniera prodigiosa la  sua conversione. Non si dichiarò immediatamente per Cristiano, e continuando la scena incominciata si fece battezzare, come si usa fare nella Chiesa. In quell’atto gli apparve un Angelo, il quale tenendo in mano un libro,   in cui erano scritti tutti i suoi peccati, lo immerse in quella medesima acqua, in cui era stato battezzato, facendogli in seguito vedere, che i suoi peccati erano stati tutti da quel libro cancellati. Tutto ciò negli occhi degli spettatori passava per una buffonata, finché arrestato Genesio come Cristiano, fu condotto innanzi all'Imperatore. Quivi manifestò la visione avuta, e affermò d'esser veramente Cristiano. Fu sottoposto perciò a vari tormenti, ed infine fu decapitato.    (Dal Ruinart).  

 

San Gennaro

  ( ? - Pozzuoli, 305 ca.)

 

  

San Gennaro, Vescovo di Benevento, appena intese che un certo Diacono per nome Sosio molto rispettabile  per la sua santità era prigioniero in compagnia del suo Diacono Festo, e di Desiderio suo lettore, andò a visitarlo  e consolarlo. Quindi anch'esso con i suoi compagni fu arrestato, e condotto alla presenza del giudice, il quale chiese loro di che religione fossero; ed essi generosamente risposero d'esser Cristiani. Allora il giudice comandò che fossero tutti insieme con Sosio esposti agli orsi nell' Anfiteatro; ma poi mutò la sentenza condannandoli al taglio della testa. Mentre i Santi erano condotti ad esser decapitati, tre Cristiani chiamati Procolo, Eutiche ed Acuzio riprovarono pubblicamente l'ingiustizia del governatore; onde furono subito arrestati, e condannati anch'essi alla medesima pena. I Cristiani di diversi luoghi procurarono di trasportare nel loro paese i corpi di questi Santi Martiri, ed i Napoletani furono fatti degni di aver quello di San Gennaro, il quale si è reso celebre  per i molti miracoli ad intercessione di lui operati dal Signore, fra i quali è degno di menzione quello perpetuo  della liquefazione del suo sangue.       (Dal Canonico Simmaco Mazzocchi).  

 

Santa Genoveffa

(Nanterre, 422 - Parigi, 500)

 

Santa Genoveffa nacque nel territorio di Parigi: ed essendo ancor fanciulla, per l'inclinazione che aveva alla vita religiosa, fu da S. Germano esortata a mettere in esecuzione il suo buon proposito di conservarsi vergine. La Santa lo fece; e per mortificare la sua carne si cibava di pane d'orzo, e beveva solamente acqua. Restituì la vista a sua madre , divenuta cieca in pena d'averle dato uno schiaffo, allo scopo di farla stare in casa in un giorno di festa, in cui non voleva ch'ella andasse alla Chiesa a fare le sue solite devozioni. Ogni qualvolta alzava gli   occhi al cielo, piangeva per effetto di tenerezza, considerando i Beni eterni, che il Signore le aveva preparato in Paradiso, e desiderava giungere ben presto a goderseli. Nell'anno cinquantesimo di sua vita moderò le sue molte astinenze, accomodandosi alla volontà dei suoi Padri spirituali, che cosi le comandarono. Ebbe dal Signore il dono dei miracoli e ne operò in gran numero. Conobbe le cose nascoste, e penetrò i segreti dei cuori altrui. Alla fine ottuagenaria terminò la sua vita mortale, la quale come quella di S. Simeone Stilita fu stimata un continuo miracolo.   (Dai Bollandisti).  

 

San Gerardo

(Muro Lucano, 1726 - Caposele, 16 ottobre 1755)

 

San Gerardo Majella, uomo umile e scarsamente istruito, ma capace di leggere i pensieri e le coscienze di coloro che gli passavano a fianco, nacque nel 1726 a Muro Lucano (PZ). Cominciò a lavorare a soli dodici anni a causa della morte del padre
Il padrone della sartoria dove lavorava lo maltrattava, ma lui non perdeva la sua allegria. Anche se guadagnava ben poco, Gerardo divideva la paga in tre parti: una per la madre, una per i poveri e una per le messe che faceva dire in suffragio dei defunti. Quando a Muro arrivarono i padri Redentoristi, la sua vocazione si risvegliò. Gerardo entrò tra i redentoristi nel 1748 ed i suoi voti furono accolti dal fondatore sant’Alfonso de Liguori. Presso i Redentoristi fu sarto, cuoco, sacrestano e infermiere. Ineccepibile furono in lui l'obbedienza , la carità, la preghiera e la penitenza.
Divenne assai noto per i doni che si manifestavano in lui: profezia, estasi, visioni e scienza infusa.
La sua salute malferma gli concesse vita breve; tutto fu compiuto il 16 ottobre 1755: Gerardo Maiella morì all´età di 29 anni, ma nel poco tempo della sua vita terrena, compì molti miracoli, guarendo soprattutto bambini e partorienti. Ad Oliveto Citra si verificò l´episodio per cui, ancora oggi in tutto il mondo, il Santo è invocato come protettore delle mamme e dei bambini, ovvero il miracolo del fazzoletto: in occasione di una breve visita ad una famiglia dimenticò un fazzoletto. Per strada lo raggiunse una giovinetta mandata a restituirglielo; Gerardo come sempre sorrise, ma non lo prese: "No, no - disse alla ragazza - tienilo pure; un giorno ti potrà servire". Qualche anno dopo, ormai sposa, l´attesa difficile del primo figlio la portò in fin di vita. Si ricordò di fratel Gerardo e chiese il fazzoletto, rimasto dimenticato per tanto tempo. Il miracolo fu immediato e una felice nascita allietò la famiglia.
La notizia si diffuse immediatamente valicando i confini cittadini e regionali. Ad Oliveto il fazzoletto venne fatto a pezzi sempre più piccoli poiché tutti volevano in casa la preziosa reliquia.
Quel giorno stesso segnò l´inizio della sua glorificazione per merito del popolo che lo proclamò suo benefattore e protettore; aumentò la devozione per lui, alimentata da numerose grazie e miracoli. Nel 1847 Pio IX conferirà a Gerardo Maiella il titolo di Venerabile. Nel 1893 Leone XIII lo dichiarava Beato e nel 1904 San Pio X lo proclamò Santo.
Amava confortare spiritualmente e materialmente i poveri contadini sfruttati dai feudatari, e nei suoi spostamenti era sempre accompagnato da un mulo, per cui è considerato loro protettore. Ancora oggi San Gerardo vanta un numero sempre maggiore di fedeli.
L´odierna devozione per San Gerardo varca i confini dell´Italia, né si esaurisce nei paesi latini dell´Europa occidentale: Francia, Spagna, Portogallo ma si è ramificata nell´Irlanda, nell´Olanda, in Inghilterra e nella Germania: ma soprattutto in Belgio. Infatti come diceva Papa Leone XIII in occasione della Beatificazione del 1893, "Il beato Gerardo si è fatto belga": il Papa alludeva ai prodigi compiuti tra il popolo fiammingo.
E´ molto venerato anche in molti altri paesi del mondo, quali Brasile, Canada, Australia, Nuova Zelanda, e tanti altri.

 

Santa Gertrude la Grande 

(Eisleben, 1256 ca. - Helfta, 1302)

 

Santa Gertrude di Helfta è più nota di parecchie Sante che portano lo stesso nome, e per questo viene chiamata Gertrude la Grande. 
Fu mandata, fin dall'età di cinque anni, dalle Benedettine di Helfta, dove divenne semplice religiosa, sotto la direzione della sua omonima badessa, di cui la sorella era santa Matilde di Hackeborn che fu la custode e l'amica del la nostra santa. Gertrude apprese il latino nella sua gioventù, ciò che facevano allora le persone del suo sesso che si dedicavano a Dio nella comunità. Aveva anche una conoscenza poco comune della scrittura e di tutte le scienze che hanno la religione per oggetto; ma la preghiera e la contemplazione furono sempre il suo principale esercizio, e ad esse dedicava gran parte del suo tempo. Amava particolarmente meditare sulla Passione e sull'Eucarestia, e non poteva trattenere le lacrime che, suo malgrado, le colavano dagli occhi in abbondanza. 
Gesù gli apparve, con la Vergine Maria vicino a Lui. Quando parlava di Gesù Cristo e dei Suoi misteri, incantava quelli che l'ascoltavano. L'amore divino era l'unico principio dei suoi affetti e delle sue azioni. Fu l'oggetto di un gran numero di grazie straordinarie; Gesù Cristo incise le Sue piaghe nel cuore della Sua santa sposa, gli mise degli anelli al dito, si presentò davanti a lei in compagnia di Sua Madre ed agì in lei come se avesse scambiato il Suo cuore con lei. 
Tutte queste grazie stupefacenti fecero sviluppare molto il suo amore per la sofferenza. Gli era impossibile vivere senza provare qualche dolore; il tempo che passava senza soffrire gli sembrava perso. Lo zelo per la salute delle anime era ardente nel cuore di Gertrude. Pensando alle anime dei peccatori, spargeva per esse dei torrenti di lacrime al piede della Croce e davanti al Santo-sacramento. 
Il giorno della sua morte, vide la Madonna scendere dal Cielo per assisterla. 
Durante la lunga malattia di cui doveva morire, non diede segni di impazienza o di tristezza; al contrario, la sua gioia aumentava coi suoi dolori. Il giorno della sua morte, vide la Madonna scendere dal Cielo per assisterla; una delle sue sorelle vide la sua anima che andava diritto nel Cuore di Gesù che si apriva per riceverla. Santa Gertrude è una delle grandi mistiche della Chiesa. Il libro delle sue Rivelazioni è rimasto celebre. (Traduzione da: www.mariedenazareth.com)

 

Beato Giacomo Alberione

(San Lorenzo di Fossano, 4 aprile 1884 - Albano Laziale, 26 novembre 1971)

 

Nacque a San Lorenzo di Fossano (Cuneo), il 4 aprile 1884. La sua famiglia era di condizione contadina, profondamente cristiana e laboriosa.
Il piccolo Giacomo, quartogenito, avvertì presto la chiamata di Dio: in prima elementare, interrogato dalla maestra su cosa avrebbe fatto da grande, egli rispose: “Mi farò prete!”.
Trasferita la famiglia nel comune di Cherasco, parrocchia San Martino, diocesi di Alba, il parroco don Montersino aiutò l'adolescente a prendere coscienza e a rispondere alla chiamata. A 16 anni Giacomo venne accolto nel Seminario di Alba e subito si incontrò con colui che gli fu padre, guida, amico, consigliere per 46 anni: il canonico Francesco Chiesa.
Nel Seminario di Alba comprese che il Signore lo guidava ad una missione nuova: predicare il Vangelo utilizzando i mezzi moderni di comunicazione. La prima donna che seguì don Alberione fu Teresa Merlo. Con il suo contributo, Alberione diede inizio alla Congregazione delle Figlie di San Paolo (1915). 
Sul piano apostolico, Don Alberione promosse la stampa di edizioni popolari dei Libri Sacri e puntò sulle forme più rapide per far giungere il messaggio di Cristo ai lontani: i periodici. Don Alberione pensò anche ai ragazzi: per loro fece pubblicare Il Giornalino. 
Il 26 novembre 1971 lasciò la terra per prendere il suo posto nella Casa del Padre. Le sue ultime ore furono confortate dalla visita e dalla benedizione del Papa Paolo VI, che mai nascose la sua ammirazione e venerazione per Don Alberione.
Il 25 giugno 1996 Papa Giovanni Paolo II firmò il Decreto con il quale venivano riconosciute le virtù eroiche del futuro Beato. (Fonte: www.vatican.va)

San Giacomo il Maggiore

(Galilea, I secolo)

 

San Giacomo, detto il Maggiore per distinguerlo dall'altro Apostolo di questo nome, figlio di Zebedeo e di Salome, e fratello di San Giovanni Evangelista, era pescatore di professione, e fu da Gesù Cristo chiamato all'Apostolato allorché stava raccorciando le sue reti. Fedele nel seguire il suo Divino Maestro, dal quale fu privilegiato in vari incontri non altrimenti che suo fratello San Giovanni, fu testimonio della sua Trasfigurazione. Questi due fratelli fecero chiedere dalla madre i due primi posti nel Regno di Gesù Cristo, il quale ad essi rivolto li interrogò, se potevano bere il calice, che Egli stava per bere; al che essi risposero, che erano pronti a farlo. San Giacomo non tardò molto a berlo; poiché dopo aver ricevuto con gli altri Apostoli la pienezza dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste, e dopo aver predicato con tutto lo zelo il Vangelo non solo nella Giudea, ma ancora nelle province più lontane, e si dice fin nella Spagna, ebbe la gloria di essere il primo fra gli Apostoli a dare il sangue e la vita per Gesù Cristo, essendogli stato reciso il capo per ordine del Re Erode Agrippa.   

San Giacomo il Minore

(Galilea, I secolo)

 

San Giacomo il Minore nei Vangeli viene indicato come Giacomo d'Alfeo (Matteo 10,3, Marco 3,18, Luca 6,15, Atti 1,13) uno dei dodici apostoli di Gesù Cristo. Non se ne conosce la data di nascita, la morte probabilmente per martirio nel 62.
L'apostolo Giuda Taddeo nella sua lettera si identifica come fratello di Giacomo d'Alfeo, cugino di Gesù.
Alla morte per martirio di Giacomo il Maggiore nel 42 e la partenza di Pietro da Gerusalemme, diventa il responsabile di quella comunità cristiana.
Eusebio di Cesarea lo identifica con Giacomo il Giusto, per la sua forte figura morale. Nel Concilio di Gerusalemme richiamerà la nascente Chiesa ad accettare i convertiti pagani alla nuova fede senza pretendere l'adesione alla legge mosaica, in sintonia con quanto auspicato da Paolo, anche se alcuni ritengono che in realtà ci fu un forte contrasto fra i due apostoli. Giacomo è l'autore della prima delle Lettere cattoliche, che è indirizzata alle dodici tribù di Israele, sparse in tutto il mondo. Sarebbe stato ucciso secondo la tradizione a bastonate dopo essere stato gettato dalle mura del Tempio. Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche (20,9,1) indica in Anna II il sommo sacerdote, l'istigatore di questa uccisione.
La Chiesa 1959 celebra San Giacomo il Minore il 3 maggio insieme all'altro apostolo Filippo. In passato la sua festa ricorreva il 31 maggio e prima ancora il 10 maggio.  
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).  

 

San Giacomo di Nisibi

(Nisibi, III secolo)

 

San Giacomo nacque nella città di Nisibi, e da giovanetto s'avvezzò alla frequenza dell'orazione e del digiuno; onde giunto all'età virile, riuscì talmente perfetto, che meritò d'essere creato Vescovo della sua patria. Aveva   un cuore di padre verso i poveri; ma sopra tutto si mostrava caritatevole con le povere vedove, ed altre persone bisognose ed abbandonate. Osservando alcuni poveri la grande liberalità di questo pio Pastore, presero occasione di cavargli dalle mani per mezzo di una finzione qualche buona elemosina. Uno di essi dunque finse, che l'altro suo compagno fosse morto, e perciò domandò al Santo aiuto in danaro per poterlo seppellire. Gliene diede il Servo di Dio; ma colui che fingeva di esser morto, per castigo del Signore morì davvero; sebbene per le orazioni del Santo fu restituito alla vita. Condannò insieme con altri Vescovi l'empio eresiarca Ario, e con le sue ferventi orazioni impetrò molte grazie dal Signore a benefizio della sua Patria. Finalmente dopo avere con grande studio promosso l'onore di Dio, e la salute delle anime, illustre per miracoli e per santità riposò in pace.     (Da Teodoreto).     

 

Santa Gianna Beretta

 (Magenta, 4 ottobre 1922 - 28 aprile 1962) 

Gianna Beretta Molla nacque a Magenta (Milano), da genitori profondamente cristiani, Terziari francescani, il 4 ottobre 1922.
Era la decima di tredici figli, di cui tre si consacrarono a Dio: Enrico, medico missionario cappuccino; Giuseppe, sacerdote ingegnere nella diocesi di Bergamo; Virginia, medico religiosa canossiana. Visse a Milano, fino ai 18 anni, dove frequentò la Chiesa dei Padri Cappuccini in Corso Monforte. Nel 1925, dopo la morte di alcuni fratelli a causa dell'influenza detta Spagnola, la famiglia si trasferì a Bergamo.
Fin dalla prima giovinezza, accolse con piena adesione la fede ricevuta dai genitori. Ricevette la Prima Comunione a soli cinque anni e mezzo, il 4 aprile 1928, nella. Da quel giorno andò a messa tutte le mattine. Il 9 giugno 1930 ricevette la S. Cresima nel Duomo di Bergamo.
Era amante della musica, dalla pittura, dell'alpinismo.
Nel gennaio 1937 morì la sorella Amalia e la famiglia si trasferì a Genova Quinto al Mare, città che era anche sede universitaria. Qui Gianna si iscrisse alla 5ª ginnasio presso l’Istituto delle Suore Dorotee.
Finita la quinta ginnasiale, i genitori di Gianna decisero di farle sospendere le scuole per un anno affinché rinforzasse la sua debole costituzione fisica. Nell’ottobre 1941, la famiglia, a causa dei bombardamenti, ritornò a Bergamo, nella casa dei nonni materni. Fu qui che Gianna, nell’anno della maturità classica, perse entrambi i genitori, a poco più di quattro mesi di distanza l’una dall’altro.
Nell’ottobre 1942 Gianna ritornò a Magenta e si iscrisse e frequentò la Facoltà di Medicina e Chirurgia, prima a Milano e poi a Pavia, dove si laureò il 30 novembre 1949.
Anche negli anni dell’università partecipava ogni giorno alla S. Messa, faceva la Visita al SS. Sacramento e recitava il S. Rosario.
In questi gli anni si inserì nella vita della comunità parrocchiale di San Martino, offrendo la propria collaborazione nell’educazione della gioventù nell’Oratorio delle Madri Canossiane. Si impegno, inoltre, nell’Azione Cattolica e nelle Conferenze delle Dame di San Vincenzo.
Dopo la laurea in Medicina, il 1 luglio 1950 Gianna aprì uno studio medico a Mesero. Si specializzò in Pediatria a Milano il 7 luglio 1952, e predilesse, tra i suoi assistiti, poveri, mamme, bambini e vecchi.
Mentre compiva la sua attività professionale, accrebbe il suo impegno nell’Azione Cattolica, divenendo educatrice delle “giovanissime”.
Il 24 settembre 1955 sposò Pietro, che aveva conosciuto pochi anni prima. Nella frazione di Ponte Nuovo, dal 1956, svolse il compito di responsabile del Consultorio delle mamme e dell’Asilo nido facenti capo all’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, e prestò assistenza medica volontaria nelle Scuole Materna ed Elementare di Stato.
Fu mamma di tre bambini: il 19 novembre 1956 nacque Pierluigi, l’11 dicembre 1957 Maria Zita (Mariolina) e il 15 luglio 1959 Laura.
Nel 1961, verso il termine del secondo mese di una nuova gravidanza, Gianna fu colpita da un fibroma all’utero. Prima dell’intervento operatorio di asportazione del fibroma chiese al chirurgo di salvare la vita che portava in grembo. Alcuni giorni prima del parto chiese che si fosse dovuto scegliere tra la sua vita e quella del figlio, bisognava sacrificare la sua.
Il 21 aprile 1962 partorì Gianna Emanuela e per Gianna iniziarono lunghe sofferenze. Già dopo qualche ora dal parto le condizioni generali di Gianna si aggravarono e nonostante tutte le cure praticate, le sue condizioni peggiorarono di giorno in giorno.
Morì il 28 aprile a soli 39 anni.
I suoi funerali furono una grande manifestazione unanime di profonda commozione.
   (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Giorgio 

(III - IV secolo)

 

Non ci sono molte notizie sulla vita di san Giorgio. Si sa di certo solo che è stato un cristiano, muore martirizzato prima di Costantino, probabilmente a Lydda (presso l'odierna Tel Aviv) secondo alcune fonti nel 303.Secondo le più antiche redazioni agiografiche, è originario della Cappadocia (zona dell'odierna Turchia). Secondo la leggenda egli nasce da Geronzio, persiano, e Policromia, cappadoce, verso l'anno 280 e fin dalla concezione san Giorgio è predestinato a grandi cose; i genitori lo educano religiosamente fino al momento in cui entra nel servizio militare. Trasferitosi in Palestina, si arruola nell'esercito dell'imperatore Diocleziano e si comporta da valoroso soldato al punto che giunge a far parte della guardia del corpo dello stesso Diocleziano, divenendo ufficiale delle milizie. Il martirio avviene sotto Diocleziano stesso (che però in molte versioni è sostituito da Daciano imperatore dei Persiani), il quale convoca settantadue re per decidere che misure prendere contro i cristiani. Giorgio dona ai poveri tutti i suoi averi, e, davanti alla corte, si confessa cristiano; all'invito dell'imperatore di sacrificare agli dei si rifiuta e si sottopone al martirio. Stando invece alla leggenda, Giorgio sarebbe stato un prode cavaliere che riuscì a salvare una giovane donna dalle fauci di un drago. La leggenda era sorta al tempo delle Crociate, e probabilmente fu influenzata da una falsa interpretazione di un'immagine dell'imperatore Costantino, trovata a Costantinopoli, dove il sovrano schiacciava col piede un drago, «nemico del genere umano».    (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

Santa Giovanna Antida  

(Sancey-le-Long, 27 novembre 1765 - Napoli, 24 agosto 1826)

 

Giovanna Antida Thouret nacque a Sancey-le-Long il 27 novembre 1765. Nel 1787 entrò nella Compagnia delle Figlie della Carità e vi rimase fino al al 1793, quando la Compagnia fu dispersa dalla rivoluzione francese. Anche durante la persecuzione, non cessò di esercitare la carità nell'assistenza ai poveri e ai malati. Fondò nel 1799 a Besançon la Congregazione delle Suore della Carità sotto la protezione di San Vincenzo de Paoli. Dopo aver fondato varie case in Francia, nel 1810, chiamata dal re, andò a Napoli con alcune suore, iniziando la fondazione anche in Italia. Era solita dire: "Passerei i mari, andrei in capo al mondo se Dio lo volesse". Morì a Napoli il 24 agosto 1826. Fu beatificata da Pio XI il 23 maggio 1926, e canonizzata il 14 gennaio 1934. 
La sua memoria liturgica ricorre il 23 maggio.  (Da: www.vincenziani.com )

Santa Giovanna d'Arco

(Domremy, Francia, 1412 - Rouen, 1431)

 

Santa Giovanna, detta "d'Arc" o "la pulzella d'Orleans", giovanissima eroina francese, aveva un carattere decisamente forte. Quando aveva solo tredici anni, nel giardino di casa le apparvero San Michele Arcangelo, Santa Margherita e Santa Caterina, che la invitarono a prendere le armi per riscattare la Francia, invasa ed oppressa dagli inglesi, aiutando Carlo VIII a recuperare il suo trono. Solo dopo molte richieste, Giovanna fu ricevuta dal Re, ottenendo l'autorizzazione a costituire un piccolo esercito. Dopo alterne vicende, spinta dal suo indomito coraggio, da voci che ella sola udiva, e dall'aiuto di Dio, Giovanna riuscì a liberare Orleans cinta d'assedio perché unica città rimasta fedele al Re. Successivamente aiutò Carlo a riconquistare il resto della Francia, finché questi venne solennemente incoronato a Reims.  Catturata nel 1430 dai soldati del Duca di Borgogna, fu consegnata agli inglesi, che la processarono a Rouen per eresia e stregoneria, condannandola al rogo.  Beatificata nel 1920, è patrona della Francia e, ovviamente, dell'esercito francese.  Per le "voci" che la guidavano, è anche considerate protettrice dei radiofonisti. 

 

San Giovanni 

(Galilea, I secolo)

 

San Giovanni, apostolo ed evangelista, è tradizionalmente identificato come l'autore del Vangelo di Giovanni, delle tre Lettere di Giovanni e dell' Apocalisse, facenti parte del Nuovo Testamento della Bibbia. Figlio di Zebedeo, fratello di Giacomo il Maggiore, discepolo di Giovanni Battista, fu tra i primi a passare alla sequela di Gesù Cristo. Scelto da Gesù con gli altri undici, ne divenne l'apostolo prediletto, per la giovane età e per la purezza del suo cuore. Normalmente si ritiene che la designazione de il discepolo che Gesù amava, che incontriamo varie volte nel quarto vangelo, indichi l'autore dello stesso. Nell'ultima cena posò il capo sul petto di Cristo. Testimone della trasfigurazione e dell'agonia del Signore, unico apostolo presente al martirio di Gesù sulla croce, fu da questi affidato a Maria, simbolo per tutta l'umanità del Suo amore Materno. Insieme a Pietro vide il sepolcro vuoto e credette nella resurrezione del Signore. Giovanni morì in tarda età, centenario, ad Efeso, dove si era stabilito dopo la fine del suo esilio (ordinato da Diocleziano) nell'isola di Patmos, ultimo sopravvissuto dei dodici apostoli. È noto anche come Giovanni il teologo, specie presso alcune confessioni ortodosse e in ambienti gnostici. Origene (185-253) fu il primo a designare Giovanni, ultimo testimone degli eventi legati al Nazareno, con questo titolo, per la profondità teologica del suo Vangelo. Chiamato fin da tempi remoti con l'appellativo di Aquila spirituale, San Giovanni Evangelista viene rappresentato in molti luoghi di culto con il simbolo dell'aquila. Se ne celebra la festa il 27 dicembre.     (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

beato Giovanni XXIII

(Sotto il Monte,Bergamo,25 novembre del 1881 - Roma, 3 giugno1963)

 

Angelo Giuseppe Roncalli nacque a Brusicco, da una famiglia contadina. Entrò a dieci anni nel seminario di Bergamo, dove si distinse nella fede e negli studi. Andò poi al collegio di S. Apollinare  (Roma) dove, nel 1904, venne ordinato sacerdote. Acquisì una grande esperienza nella diplomazia vaticana; tra l'altro, nel 1921 cominciò a Roma il servizio di Presidente della Pontificia Opera della propagazione della fede per l’Italia . Trasferito nel 1935 in qualità di delegato apostolico in Grecia e successivamente in Turchia, palesò, in queste missioni, straordinarie qualità diplomatiche, che lo fecero diventare nunzio a Parigi e patriarca di Venezia. Nominato Cardinale nel 1953 ed eletto papa il 28 Ottobre 1958, assunse il nome di Giovanni XXIII. Nella vita di Angelo Roncalli, la radice contadina ricca di saggezza si intrecciava con la spiritualità di un autentico cristiano diventato Papa. Giovanni XXIII, nonostante fosse stato eletto per attraversare una fase di transizione, sorprese tutti per la forza delle sue scelte e la limpidezza dei suoi propositi. Il suo governo della Chiesa fu contrassegnato dal rinnovamento, che si espresse anche nella ricerca del colloquio con le altre Chiese Cristiane e nelle importanti encicliche: “Mater et Magistra” del 1961, e “Pacem in Terris” del 1963. Queste encicliche trattarono i temi: ecumenismo, dottrina sociale cristiana, diverso ordine economico mondiale e della pace. Sebbene avesse molti oppositori, particolarmente dopo l’annuncio del Concilio,  non si lasciò mai andare a polemiche e non tralasciò le battute scherzose. Nel Concilio Ecumenico Vaticano II, (il primo si era tenuto nel 1870), si annullava la condanna per "Deicidio" nei confronti dell’intero popolo Ebraico, si avviava il dialogo con le Chiese Protestanti, si riformava la liturgia semplificando i riti e introducendo l’uso della lingua parlata in sostituzione del latino. Papa Giovanni venne anche definito il "Papa buono”, perché fu sempre aperto e disponibile verso tutti, particolarmente verso gli individui e le genti più povere e bisognose. Beatificato da Giovanni Paolo II il 3 Settembre 2000.

 

  San Giovanni Battista

(I secolo)

 

San Giovanni, detto il Battista, era figlio di Zaccaria e di Santa Elisabetta. Elisabetta allora era nel sesto mese; questo ha permesso agli agiografi di fissare la nascita di Giovanni tre mesi dopo il concepimento di Gesù, e sei mesi prima della sua nascita; e da Sant'Agostino sappiamo che la celebrazione della nascita di Giovanni al 24 giugno era antichissima nella chiesa africana: unico santo, insieme alla Vergine Maria, di cui si celebra non solo la morte (il dies natalis, cioè la nascita alla vita eterna), ma anche la nascita terrena. La sua nascita fu annunciata dallo stesso arcangelo Gabriele che diede l'annuncio a Maria; quando questa andò a visitare Elisabetta, il nascituro balzò di gioia nel ventre materno. Sentita la chiamata del Signore, Giovanni andò a vivere nel deserto, conducendo vita di penitenza e di preghiera, secondo la tradizione ebraica del voto di nazireato: "Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico" (Marco 1,6). Visse molti anni nel deserto, cibandosi di locuste e miele selvatico, coperto da pelli di cammello.  Gesù lo definì "il più grande tra i profeti".  E Giovanni riconobbe in Lui il Messia atteso da Israele. Il Battista morì a causa della sua predicazione. Egli condannò pubblicamente la condotta di Erode Antipa, che conviveva con la cognata Erodiade; il re lo fece prima imprigionare, poi, per compiacere la bella figlia di Erodiade, Salomé, che aveva ballato ad un banchetto, lo fece decapitare. La celebrazione del martirio di Giovanni Battista è fissata al 29 agosto, probabile data del ritrovamento della reliquia del capo del Battista. Secondo la tradizione, il capo del Santo è ora conservato nella Chiesa di San Silvestro a Roma. La reliquia pervenne a Roma durante il pontificato di Innocenzo II (1130-1143). La veridicità della reliquia  fu dimostrata da Monsignore Iozzi. Il capo custodito a Roma è senza la mandibola, conservata nella cattedrale di S. Lorenzo di Viterbo. Infine, il piatto che secondo la tradizione avrebbe accolto la testa del Battista è custodito a Genova, nel Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo assieme alle ceneri del Santo.   (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Giovanni Bosco

(Castel Nuovo d'Asti, 16 agosto 1815 - Torino, 31 gennaio 1888)

 

Il 25 ottobre del 1835 un ragazzo riceve la Vestizione: in quell’occasione, circondato dagli amici e dalla madre Margherita, promette di aiutare e fare del bene a tutti i ragazzi che incontrerà. Don Bosco era nato mercoledì 16 agosto 1815 ai Becchi, una frazione di poche case sparse sulle alture del Monferrato.
Se la vita in campagna era dura a quel tempo, senza macchine e fertilizzanti, con i campi devastati dalle guerre francesi, ancor più lo doveva essere per la famiglia Bosco, dopo che il padre, colpito da polmonite, morì: tutto fu allora mandato avanti da Margherita, madre di tre figli (Antonio,Giuseppe e Giovanni) che insegnò loro, tra l’altro, anche religione. Giovanni ebbe occasione di andare a scuola, appassionandosi della lettura e maturando in sé il desiderio di farsi prete.
Ma questa passione di Giovanni per lo studio non era molto ben vista dal fratello Antonio, di 17 anni: egli contestava il suo desiderio d’istruirsi e di continuare gli studi, convinto che, per tirare avanti, non ci sarebbe avuto bisogno di una persona colta. Una sera del febbraio 1827 scoppiò un’inevitabile lite tra i due e Giovanni fu costretto a lasciare casa, cercando lavoro in varie cascina nei dintorni, fino a che, nel 1829, un casuale incontro con un parroco di Morialdo, a pochi chilometri di distanza dai Becchi, gli riapre le porte dello studio. 
Fattosi infine prete, Don Bosco ha modo di recarsi a Torino; e qui scopre la miseria che affligge i ragazzi della città, che sono obbligati a lavorare per aiutare il misero bilancio della famiglia, quasi sempre impegnata in fabbrica. Decide dunque di aiutare quei poveretti e, nonostante un po’ di diffidenza iniziale, riesce a guadagnarsi la loro fiducia. Acquista vari edifici a Torino dove poter far divertire i propri piccoli amici, e dove, tra l’altro, insegnare loro a scrivere, a contare e il catechismo.
Il suo interesse per i giovanissimi avviene quando è cappellano nelle carceri di Torino. Egli si convinse che i comportamenti criminosi fossero favoriti dalla mancanza di istruzione (influenza ambientale sulla condotta personale), e che il lavoro fosse l'elemento base della formazione umana e che solo la prevenzione potesse salvaguardare la devianza sociale. Nel 1841 nel quartiere popolare di Valdocco, Don Bosco costituisce il primo oratorio; nel 1859 fonda la congregazione dei Salesiani in onore di San Francesco di Sales.
Le regole di comportamento dei suoi istituti sono le seguenti:
il direttore sia consacrato agli educandi e si trovi sempre con loro; 
sia concessa ai ragazzi libertà di correre, saltare e schiamazzare; ginnastica, musica, teatro e passeggiate sono mezzi educativi efficaci; 
i ragazzi seguano le pratiche religiose senza obbligo; 
ogni sera il direttore commenti qualche avvenimento della giornata,dia alcuni consigli e auguri con affetto la buona notte. 
Il gioco è uno strumento efficace per la conoscenza dei ragazzi e mezzo utile per la loro formazione. Il castigo se proprio necessario consisteva in uno sguardo non amorevole che significava sottrazione di benevolenza. I rimproveri avvenivano in privato per non umiliare, le percosse erano assolutamente inesistenti.
Un avvenimento curioso nella vita di Don Bosco: il 2 novembre 1849 il prete decide di preparare per i suoi piccoli amici delle castagne cotte: i giovani accorrono numerosi, e i tre chili a disposizione non bastano per tutti. Don Bosco, non curandosene, distribuisce ad ognuno una razione abbondante e, ad un tratto, tra i ragazzi si fa silenzio: le castagne non finiscono mai!
Intanto Don Bosco fondava un nuovo ordine religioso: i salesiani. Ogni giorno “gettava le reti” tra i suoi ragazzi migliori, chiedendo loro di seguirlo e di aiutarlo. i Salesiani divennero in breve moltissimi, e, aiutando i bambini, si spingeranno anche fuori dal confine italiano. Don Bosco ebbe anche un’idea geniale per costruire una Chiesa, il cui progetto aveva da tanto in mente: organizzò una lotteria con il cui imponente ricavato (e anche attraverso le grazie della Madonna) riuscì ad edificare la nuova Chiesa in tempi record, terminandola il 9 giugno 1868.
Dopo aver fatto tanto, però, anche per lui arrivarono gli ultimi giorni: a Valdocco nel 1886 ha il suo ultimo sogno: si trovava insieme a una grande moltitudine di ragazzi italiani , ma anche stranieri, che lo ringraziano. Poi la Madonna gli indica la Terra che naviga nello spazio, piena di centri missionari salesiani. Don Bosco muore all'alba del martedì 31 gennaio 1888. Ai salesiani che vegliavano accanto a lui aveva mormorato: Dite ai miei ragazzi che li aspetto tutti in paradiso. Fu beatificato nel 1929 e canonizzato nel 1934 da papa Pio XI.   
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Giovanni Crisostomo

(Antiochia, 345 - Comana, 407)

 

San Giovanni, chiamato per la sua grande eloquenza Crisostomo, che vuol dire "bocca d'oro", nacque in Antiochia. Fin da giovanetto fece dei meravigliosi progressi negli studi; ma quando ognuno credeva che stesse per incamminarsi per la via degli impieghi, Iddio gli ispirò tale disgusto per questa via, che ad altro non pensò, che a ri­tirarsi dal mondo. Per compiacere sua Madre si contentò per qualche tempo della solitudine, che si era fatta nella propria casa; ma per attendere a vita più perfetta si ritirò poi sulle montagne, finché fu da S. Flaviano ordinato Prete della Chiesa di Antiochia, d'onde fu tratto per essere ordinato, suo malgrado, Vescovo di Costantinopoli. Ivi procurò d'indurre i suoi popoli al timore e all'amore di Dio. Per difesa dell'onore Divino s'oppose alle scellerate voglie d'Eudossia Imperatrice, per opera della quale tollerò gravissime persecuzioni: ma costante sempre nel suo proposito, volle piuttosto perdere la vita tra i travagli, che trascurar l'uffizio di zelante Pastore. Tutto conformato al Divino volere, morì dicendo queste parole: "Sia gloria a Dio in ogni cosa". (Dal Tillemont).  

San Giovanni Damasceno 

(Damasco, 675 - Gerusalemme, 749)

 

San Giovanni detto Damasceno dalla città di Damasco, ove nacque da genitori Cristiani, quantunque in paese Maomettano, attese agli studi ed alla pietà con tal successo, che seppe difendere l'onore di Dio, della SS. Vergine e dei Santi contro l'empietà di Leone Isaurico Imperatore, nemico dichiarato delle Sacre Immagini, e di chi le venerava. Per disfarsi l'Imperatore di un avversario cosi potente, inventò contro del medesimo una calunnia presso il Principe dei Saraceni nella cui corte faceva gran figura il nostro Santo. Irritato l'ingannato principe gli fece recidere la mano destra; supplizio che Giovanni sopportò con rassegnazione ed ilarità. Per l'intercessione di Maria Vergine, di cui era devotissimo , Iddio gli restituì miracolosamente la mano; onde il suo principe convinto per tal miracolo della sua innocenza, lo ammise di nuovo alla sua grazia, ed alle primitive dignità; ma egli che desiderava di servire a Dio con maggior perfezione lontano dai pericoli del mondo, e di una corte infedele, si ritirò in un monastero, dove santamente compì i suoi giorni.  (Da Giovanni Patriarca di Gerusalemme).  

San Giovanni della Croce

(Fontiveros, 1542 - Medina,14.12.1591)

 

San Giovanni della Croce nacque nella Diocesi di Avila nella vecchia Castiglia; e in età conveniente abbracciò l’Istituto dei Padri Carmelitani, detti dell’Osservanza nella città di Medina. Volendo professare la regola primitiva senza le mitigazioni per altro approvate, incontrò i rimbrotti, le dicerie, e le derisioni degli altri suoi Religiosi. Crescendo ogni giorno di più il suo fervore, e il suo amore per la Penitenza, pensava di passare fra i Certosini. Ma dispose la Divina Provvidenza che si trovasse in Medina Santa Teresa, la quale già da molto tempo si sentiva ispirata ad introdurre la Riforma fra i Religiosi Carmelitani. Distolse ella dunque Giovanni dal pensiero di ritirarsi nella Certosa, e lo persuase ad abbracciare la Riforma. Si vestì egli subito dell'abito datogli da Santa Teresa; si cavò ogni calzatura, e così fu il primo Carmelitano scalzo. Incredibili sono i patimenti, gli strapazzi, le ingiurie, e le villanie, che dovette soffrire per la propagazione del suo Istituto; ma tutto egli patì, ed anche di più era disposto a patire per amore del suo Crocifisso Signore.     (Dalla sua Vita).

 

San Giovanni de Matha

(Faucon, 23 giugno 1160 - Roma, 12 dicembre 1213)

 

San Giovanni de Matha nacque a Faucon in Provenza il 23 giugno 1160. Fu sacerdote e fondatore dell' Ordine della Santissima Trinità (Trinitari): dal 1679 è anche venerato come santo dalla Chiesa.
Di nobile nascita, studiò teologia a Parigi e nel 1192 venne ordinato sacerdote. Durante la celebrazione della prima messa, secondo la tradizione, gli sarebbe apparso un angelo che gli avrebbe ispirato la fondazione di un ordine religioso destinato al riscatto dei prigionieri cristiani in mano ai mori. Ottenuto il permesso di papa Innocenzo III, si unì all'eremita san Felice di Valois e fondò a Cerfroid, nei pressi di Meaux, una comunità consacrata alla Trinità e posta sotto la protezione della Beata Vergine del Rimedio, di cui Giovanni fu eletto superiore: il nuovo ordine venne approvato dal papa nel 1209.
Giovanni di Matha intendeva fondare un nuovo e originale progetto di vita religiosa, con aspetti profondamente evangelici, nella Chiesa, unendo il culto alla Trinità e la liberazione dalla schiavitù. Infatti, il nome dell'ordine per intero è Ordine della Santissima Trinità e redenzione degli schiavi.
Memoria liturgica il 17 dicembre o l'8 febbraio.   (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Giovanni di Dio  

(Montemoro Novo, 1495 - Granada, 1550)

 

San Giovanni di Dio, spagnolo, fondatore della Religione dei Frati detti  Fatebenefratelli, nacque da genitori poveri; e perciò fu necessitato ad esercitarsi in varie occupazioni servili per guadagnarsi il vitto. Udì una volta predicare il V. P. Maestro Avila, e per le parole di quel servo di Dio restò talmente infiammato d'amor Divino, che per impulso particolare del Signore, si finse pazzo, stracciandosi le vesti e dicendo ad alta voce i suoi peccati. Fu per questa azione stimato veramente matto; perciò dalla plebe più minuta villanamente come tale trattato, e condotto all’ ospedale dei pazzi. Dimorò qualche tempo in quel luogo; e cavato che ebbe dalla sua santa finzione quel frutto, che aveva desiderato ,si fece vedere da tutti sano di niente; per la qual cosa licenziato da quel luogo, radunò molti poveri , per sostentamento dei quali andava mendicando il vitto alle case. Era devotissimo della Passione di Gesù Cristo, e zelante della salute delle anime, procurando di togliere le zitelle, e le donne di malaffare dal peccato,e dall'occasione del medesimo. Vicino a morte prese in mano il Crocifisso, e postosi  in ginocchio, invocando con grandissimo fervore il suo Gesù, santamente spirò. (Da Francesco di Castro).

 

San Giovanni G. Perboyre

(Montgesty, 5 gennaio 1802 - Outchanfou, 11 settembre 1840)

 

 

San Giovanni Gabriele Perboyre, nato a Montgesty il 5 gennaio 1802, fu ordinato sacerdote il 23 settembre 1826. Fu preposto alla direzione del seminario interno della Congregazione, ma desiderando ardentemente di darsi alle missioni estere volle recarsi in Cina e il 29 agosto 1832 giunse a Macao. Esercitò l'apostolato tra i cristiani nonostante i pericoli della persecuzione. Tradito da un discepolo, fu torturato a lungo e subì il martirio a Outchanfou l'11 settembre 1840. Fu beatificato il 10 novembre 1889 e canonizzato il 2 giugno 1996. 
La sua memoria liturgica ricorre l'11 settembre.   (Da: www.vincenziani.com)

 

Beato Giovanni Paolo II, Papa 

(Wadowice (Cracovia), 18 maggio 1920 - Rom a, 2 aprile 2005)

 

       

 

 

 

 

Karol Vojtyla Nasce a Wadowice (Kraków), in Polonia il 18 maggio 1920. Nel 1926 inizia a frequentare la Scuola Elementare, e poi il Pro-ginnasio "Marcin Wadowita". Durante tutto il corso degli studi ottiene ottimi giudizi. Negli anni 1934-1938, prime recite teatrali nel teatro scolastico di Wadowice. Nel periodo ginnasiale è presidente del Sodalizio Mariano. Agli stessi anni risale il suo primo pellegrinaggio a Częstochowa. Nel 1940 conosce Jan Tyranowski, sarto, uomo di profonda spiritualità, formatosi alla scuola carmelitana. Introdusse Wojtyła agli scritti di Giovanni della Croce e Teresa d'Avila. È impiegato in qualità di operaio nelle cave di pietra a Zakrzówek, presso Cracovia. Evita così la deportazione e i lavori forzati nel Terzo Reich germanico..Nel 1942 inizia a frequentare corsi clandestini della Facoltà di Teologia dell'Università Jagellonica come Seminarista dell'Arcidiocesi di Cracovia. Nel 1944 l'Arcivescovo Adam Stefan Sapieha lo trasferisce, insieme ad altri seminaristi clandestini, nel Palazzo dell'Arcivescovado. Vi rimarrà fino alla fine della guerra. Continua gli studi. Prende i due primi ordini minori. Il 1 novembre 1946 è ordinato sacerdote. Come nelle precedenti occasioni, riceve gli ordini sacri dalle mani dell'Arcivescovo Metropolita Adam Sapieha nella sua cappella privata. Il 29 maggio 1967 Paolo VI annuncia il prossimo Concistoro. Tra gli eletti al cardinalato vi è il nome di Karol Wojtyła. Il 16 ottobre 1978 Il Cardinale Karol Wojtyła viene eletto Papa. È il 263° Successore di Pietro. Muore il 2 aprile 2005.   Invocato a furor di popolo "Santo subito", viene beatificato da benedetto XVI il 1° maggio 2011.                                             

Fin qui la biografia ufficiale ed essenziale. Adesso parliamo del nostro Papa. Parliamo del grande dono che Dio ci ha fatto, facendo salire al Pontificato Giovanni Paolo II. L'uomo che  in ventisei anni di pontificato ha portato ovunque il vangelo di Gesù; primo ad adempiere alla Sue richiesta: "Andate, ed annunciate il Vangelo a tutto il mondo"; il solo, forse, a credere ancora nel Suo ritorno, l'unico a chiedersi: "Quando Gesù tornerà, avrò fatto tutto il possibile perché trovi ancora la Fede sulla terra?". Quell'uomo che abbiamo visto, aggredito dall'incalzare degli anni, resistere come una roccia alle intemperie, sostenuto  da quella croce che portava visibilmente, mentre un'altra invisibile era sulle Sue spalle: la croce delle sofferenze dell'intera umanità. Quell'uomo che con un coraggio da leone e l'umiltà dell' agnello chiese perdono per tutti gli errori della chiesa: primo Papa che ha avuto il coraggio di ammetterli tutti pubblicamente, primo Papa che ha avuto l'umiltà di chiedere perdono! Uomo, Sacerdote e Papa infinitamente devoto alla Madonna; e dalla nostra Mamma amato e protetto, particolarmente in occasione dell'attentato che voleva strapparcelo anzitempo. Uomo, Sacerdote e Papa amato dai giovani, che si radunavano a migliaia da tutto il mondo, per ascoltarlo nella Giornata Mondiale della Gioventù, e a migliaia accorrevano nei Paesi che Egli visitava... Giovani che lo accoglievano con canti e inni di gioia; che ascoltavano con serietà la Sua parola, sottolineandone con scroscianti applausi i punti salienti; che Lo sentivano vicino, uno di loro, ed con ragione, perché l'Anima di quel Papa era giovane! Non sappiamo se sarete d'accordo: ma per noi che scriviamo queste righe, dopo Pietro, Giovanni Paolo II è stato il più grande Papa che sia esistito. Voglia il Signore Iddio conservarcene integro il ricordo! 

San Girolamo

(Stridone, 346 - Betlemme, 419)

 

San Girolamo nacque in Stridone nella Dalmazia da genitori cattolici, e assai facoltosi. Essi ebbero  una particolare cura della sua educazione, e procurarono di formarlo alla pietà non meno che alle lettere. Vi fece il Santo i più meravigliosi progressi, e fu reputato uno dei più eloquenti Oratori del suo tempo. Il desiderio di perfezionarsi nelle scienze e nella pietà gli fece intraprendere diversi viaggi; ed ebbe in tal guisa la opportunità di conoscere uomini saggi e religiosi, della conversazione dei quali seppe molto profittare. Ritiratosi nella solitudine di Calcide si abbandonò ai digiuni più austeri, e a continue veglie; e gli sembrava udire il suono di quella tromba, che deve chiamare i morti dai loro sepolcri innanzi al tribunale di Cristo Giudice; e questo solo pensiero lo riempiva di spavento. Portatosi a Roma, il Papa S. Damaso lo volle tenere presso di sé per servirsi dell'opera sua, ma dopo la morte di questo Pontefice si ritirò nella Palestina, e qui fece dello studio della Scrittura la sua principale occupazione. Consumato infine dalle penitenze, dagli studi e dagli anni, morì pieno di giorni e di meriti.   (Dal Tillemont).

 

San Girolamo Emiliani

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S. Girolamo Emiliani, figlio di Angelo Emiliani e di Diavone Morosini, famiglie ambedue Patrizie di Venezia, fu dalla pia genitrice educato con diligenza: ma il bollore delle passioni avendo soffocati in Girolamo i buoni semi dell'educazione, fece sì ch'ei si lasciasse trasportare dalla corrente del secolo, e dalle vanità del mondo. Morto il suo genitore, ed abbracciata la milizia, crebbe la sua scostumatezza, e si avanzava ogni giorno dì più nella via della perdizione; allorché piacque alla Divina bontà di richiamarlo nella via di salute, servendosi a questo effetto della tribolazione. Fatto prigioniero dai nemici della Repubblica per la quale egli combatteva, fra gli orrori e gli stenti della prigione riconobbe l'infelice stato dell'anima sua; ed ottenuta la libertà,impiegò il resto della sua vita nel piangere e purgare i suoi passati trascorsi. Si applicò a sollevare dalle miserie il prossimo, e ad istruire la gioventù. Indi unito ad altri compagni fondò la Religione dei Somaschi per l'educazione specialmente dei poveri fanciulli orfani; ed occupato in sì pietoso esercizio, in esso perdurò con grandissimo frutto delle anime fino alla fine della sua gloriosa carriera.  (Dal P.Tortora).

 

San Giuda Taddeo

(Galilea, I secolo)

 

 

San Giuda Taddeo, uno dei Dodici Apostoli, fratello di San Giacomo Minore, figlio di Alfeo e di Maria di Cleofe, sorella della Vergine Maria e quindi cugino di Gesù. Scrisse l'ultima delle sette lettere cattoliche del Nuovo Testamento. Taddeo significa "dolce, misericordioso, amabile, generoso". Dopo la Resurrezione del Signore, inviato a propagare "la buona novella" nel mondo, Giuda Taddeo si ricongiunse  in Persia con Simone  ed  evangelizzarono insieme la regione; con la predicazione e con i  miracoli  che Dio concesse loro di operare,  convertirono alla Fede quelle nazioni pagane. Gli indovini e gli stregoni del posto, preoccupati e invidiosi, incitarono alla rivolta gli abitanti. Giuda e Simone si rifiutarono di sottomettersi ai loro dei e di fare sacrifici e furono martirizzati. Il martirio avvenne l'anno 70 d.C. I loro resti vennero in seguito trasportati da Babilonia a Roma e depositati nella Basilica di S. Pietro nella cappella laterale di S. Giuseppe della Penitenza.

 

Santa Giulia V. e M. 

(Cartagine, 420 - Corsica, 22 maggio 440 ca. )

 

Santa  Giulia, nata da una delle più illustri e riguardevoli famiglie di Cartagine nei tempi in cui Genserico Re dei Vandali impadronitosi di questa città perseguitava tutti quelli, che professavano la Cattolica religione, fu venduta ad un mercante pagano, che la condusse in Soria. La S. Donzella privata di tutte le sue facoltà, e di nobile che era nata, ridotta al vile ed abbietto stato di schiava, soffrì con rassegnazione questa umiliazione; e come si era conservata pura e fedele a Gesù Cristo nella prosperità, cosi lo fu maggiormente nella disgrazia. Serviva e rispettava con umiltà e rassegnazione il suo padrone, considerando nella persona di lui Gesù Cristo medesimo, a cui faceva conto di ubbidire. Essendo sbarcato il suo padrone, in un viaggio che faceva, nell'isola di Corsica, si unì agli infedeli di quell'isola per celebrare una festa in onore dei loro Dei. Quegli empi isolani, non potendo soffrire che Giulia non si unisse con loro nell'empietà, senza che se ne accorgesse il suo padrone la tolsero dalla nave e, dopo vari tormenti, trovatala costante nella fede, la crocifissero. (Dal Ruinart).  

 

Santa Giuliana Falconieri

(Firenze, 1270 - 1341)

 

Santa Giuliana Falconieri, discendente di una nobile famiglia fiorentina, nacque per le insistenti preghiere dei suoi genitori. Il padre costruì la splendida chiesa dell'Annunziata, in Firenze. Giuliana, come elle stessa affermava, fu cresciuta più come un angelo che come un essere umano,  ricevendo quindi una solida educazione religiosa. Era tale la sua modestia, che per tutta la vita, non usò mai uno specchio, né indugiò mai sul volto di un uomo. All'età di quattordici anni rifiutò un'offerta di matrimonio e si fece monaca, ricevendo l'abito dalle mani di San Filippo Benizzi. La sua santità attrasse molte novizie,  insieme alle quali fondò l'Ordine delle Mantellate. Si comportava, con le sue sorelle, più come una serva che come una superiora, e manteneva, fuori dal convento, una vita di apostolica carità, convertendo peccatori, riconciliando nemici e assistendo gli ammalati. Nella sua ultima ora terrena, all'età di settanta anni, ricevette la visita dello Spirito Santo sotto forma di colomba bianca, e di Gesù, apparsole come un bellissimo bambino, che la incoronò con una ghirlanda di fiori. Le fu negata l'eucaristia per il timore che il suo stomaco devastato non la ritenesse. Allora chiese di poterla adorare, e l'ostia consacrata le fu posta sul seno. Quando Giuliana emise l'ultimo respiro, l'ostia sparì. 

 

San Giuseppe

(Betlemme, I secolo)

 

San Giuseppe, discendente di Davide,  nacque a Betlemme e si trasferì a Nazareth per esercitarvi il mestiere di falegname. Sposo della Beata Vergine Maria e padre putativo di Gesù, per la sua bontà non volle ripudiare pubblicamente la sposa, quando fu a conoscenza della sua gravidanza. Perciò Dio gli mandò un angelo, in sogno, ad avvisarlo che quanto si compiva era Sua volontà, operata per mezzo dello Spirito Santo. Giuseppe curò e protesse il piccolo Gesù come meglio non avrebbe potuto fare un padre naturale; e gli fu risparmiata la sofferenza di vederlo soffrire e morire sulla croce, perché, amorevolmente assistito dalla SS. Vergine e dallo stesso Gesù,  fu richiamato alla Casa del Padre prima che l'amato figlio "adottivo" iniziasse la sua attività pubblica. Raffigurato spesso come un vecchio dai capelli bianchi, era probabilmente un uomo abbastanza giovane, nel pieno delle sue forze all'epoca della "fuga in Egitto"

 

San Giuseppe Calasanzio

(Peralta de la  Sal, 1558 - Roma, 1648)

 

S. Giuseppe Calasanzio nacque in Peralta, castello del regno di Aragona, di nobili genitori; e predestinato fin da fanciullo dal Signore con le Sue celesti benedizioni, s'applicò con tutta l'attenzione alle scienze, per consacrarsi a Dio nel servizio della Chiesa. Fatto Sacerdote adempì esattamente a tutti gli obblighi di un tal ministero. Portatosi a Roma, dove già da qualche tempo si sentiva interiormente da istinto celeste invitato, quivi tutto si consacrò agli esercizi di pietà e alle opere di misericordia. Ma l'opera principale, cui Iddio aveva fatto venire a Roma questo suo servo, era la fondazione delle Scuole Pie; Istituto intento ad istruire la povera gioventù non solo nelle lettere, ma ancora e molto più nella pietà. L'inferno, tutto però fremé alla fondazione di un così pio e vantaggioso Istituto; e fatto il Santo bersaglio di tutti i colpi più avversi , tutte sopra di lui si scaricarono le fierissime persecuzioni organizzategli dai suoi maligni e potenti nemici. Di tutte egli trionfò con una pazienza ammirabile ed invitta, e provato già come oro nel fuoco della tribolazione, in età assai vecchia placidamente s'addormentò nel Signore.       (Dal P. Vincenzo Talenti).  

 

San Giuseppe da Copertino 

(Copertino, 17 giugno 1603 – Osimo, 18 settembre 1663)

 


S. Giuseppe, detto da Copertino» dalla terra di questo nome in cui nacque, fin da fanciullo diede segno della futura sua santità con l'inclinazione alla virtù e con l'ubbidienza perfetta ai suoi genitori. Giunto all'età di 11 anni entrò in qualità di laico nella Religione dei Padri Cappuccini; ma attesa la sua naturale astrazione, dopo otto mesi di prova essendo stato licenziato, se n'andò a trovare un suo zio Minore Conventuale; quindi gettatosi ai suoi piedi lo pregò di prendersi cura di lui. Mosso il Religioso a compassione, lo fece ricevere in qualità di oblato Terziario nel Convento detto della Grottella, ove dopo qualche tempo vesti l'abito da Chierico. Fu S. Giuseppe da Dio favorito di estasi e di rapimenti, non solo di spirito ma eziandio di corpo, sì singolari e stupendi che per schivare il concorso delle folle, che facevano a gara per vederlo, per ordine di Innocenzo X fu trasferito nel Convento dei Padri Cappuccini a Pietrarossa. Ma piacque in seguito ad Alessandro VII di restituirlo alla Religione dei Minori Conventuali nel Convento di Osimo; ove alla fine pieno di meriti riposò placidamente nel Signore.
(Dal P. Pastrovicchi).

 

San Giuseppe Moscati

(Benevento, 1880 - Napoli, 12.04.1927)

 

 

Nacque a Benevento il 25 luglio 1880, da un magistrato, Francesco e da una nobildonna, Rosa De Luca dei Marchesi di Roseto, settimo di nove figli.
Nel 1884, si trasferì con la famiglia a Napoli dove il padre diventò Consigliere delle Corte d'Appello e dove il piccolo Giuseppe ricevette la Prima Comunione, quattro anni più tardi, nella chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore. In questa chiesa i Moscati incontravano sovente il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei ed accanto alla chiesa viveva la Venerabile Caterina Volpicelli alla quale la famiglia era spiritualmente legata.
Nel 1892 iniziò ad assistere amorevolmente il fratello Alberto, infortunatosi seriamente per una caduta da cavallo durante il servizio militare: da questo episodio cominciò a maturare la sua passione per la medicina.
Dopo gli studi liceali, si iscrisse, nel 1897 alla Facoltà di Medicina; nello stesso anno cessò di vivere il padre, colpito da emorragia cerebrale.
Il 4 agosto 1903 si laureò a pieni voti con una tesi sull'urogenesi epatica, lavoro che gli varrà anche il diritto di stampa e dopo pochi mesi si presentò ai concorsi per assistente ordinario e per coadiutore straordinario agli Ospedali Riuniti degli Incurabili, superando brillantemente entrambe le prove.
Si impiegò all'ospedale degli Incurabili dove rimarrà per 5 anni; la sua giornata fu sempre molto intensa, si alzava quando era ancora buio tutte le mattine, per recarsi a visitare gratuitamente gli indigenti dei quartieri spagnoli, prima di prendere servizio in ospedale per il lavoro quotidiano, e di visitare al pomeriggio i malati nel suo studio privato in via Cisterna dell'Olio n. 10.
La sua dedizione indefessa per gli ammalati non sottrasse mai il tempo per lo studio e la ricerca medica che perseguì attuando un equilibrio fra scienza e fede.
La sua profonda partecipazione umana ai problemi dei pazienti, unita a una notevole capacità di diagnosticare prontamente le malattie si espresse con atteggiamento perfettamente riassunto in queste parole: "Esercitiamoci quotidianamente nella carità. Dio è carità. Chi sta nella carità sta in Dio e Dio sta in lui. Non dimentichiamoci di fare ogni giorno, anzi in ogni momento, offerta delle nostre azioni a Dio compiendo tutto per amore".
Dopo la morte della madre per diabete, avvenuta nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale presentò domanda di arruolamento volontario, ma la sua domanda venne respinta in quanto la sua opera fu giudicata necessaria in corsia, agli Incurabili, per prestare soccorso e conforto spirituale ai soldati feriti di ritorno dal fronte.
Nel 1917 rinunziò alla cattedra universitaria e all'insegnamento, (in favore del suo amico professore Gaetano Quagliariello), per amore del suo ospedale e dei suoi infermi ai quale preferì dedicare tutte le sue amorevoli attenzioni, rimanendo tuttavia un modello educativo per i giovani medici.
Il Consiglio d'Amministrazione dell'Ospedale Incurabili lo nominò primario nel 1919, mentre è del 1922 il conseguimento della Libera Docenza in Clinica Medica generale, con dispensa dalla lezione o dalla prova pratica ad unanimità di voti della commissione.
Numerose sue ricerche furono pubblicate su riviste italiane ed internazionali, tra le quali degne di essere menzionate le ricerche pionieristiche sulle reazioni chimiche del glicogeno ed argomenti correlati.
Dotato di una genialità intuitiva non comune che gli permise di cogliere importanti successi come medico e ricercatore, riuscì sempre a mettere la sua attività ed in generale tutta la sua vita al servizio della carità cristiana e della verità. Tutto ciò si manifestò in uno costante slancio di amore generoso che lo spinse a prodigarsi per i sofferenti, sino a cercare letteralmente gli ammalati nei quartieri più poveri ed abbandonati della città, a curarli gratuitamente e sovente a soccorrerli con i suoi propri guadagni.
La sua concezione del rapporto tra fede e scienza ben si riassume in un suo noto pensiero: "Non la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo".
Il 12 aprile 1927, dopo aver preso parte alla Santa Messa, come soleva fare ogni giorno, ed aver atteso ai suoi compiti in Ospedale ed allo studio privato, si sentì male spirando sulla sua poltrona. Aveva 46 anni.
La notizia della sua morte si diffuse immediatamente, ed un profondo dolore popolare, suggellato dalle parole "è morto il medico santo", si propagò nella città che lo aveva visto così mirabilmente operare.
Il 16 novembre 1930, il suo corpo fu traslato dal cimitero di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, dove tutt'ora riposa.
Il pontefice Paolo VI lo ha proclamato Beato il 16 novembre 1975.
Fu proclamato Santo il 25 ottobre 1987 da Giovanni Paolo II, la sua festa liturgica è il 16 novembre. 
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

 

San Giustino

(Flavia Neapolis, 100 - Roma, 165)

 

San Giustino nacque nella Palestina. S’applicò di buon'ora agli studi; ed avendo un ardente desiderio di arrivare alla conoscenza del Sommo Bene, si affaticava nello studio della filosofia, onde si guadagnò il nome di Filosofo. Passeggiava un giorno vicino al mare tutto intento ai suoi studi; quando ecco gli apparve un vecchio venerando, che gli disse non esser possibile, che da sé stesso potesse giungere al suo intento; essendo necessario che si ponesse a leggere la S. Scrittura, perché da quella avrebbe imparata la vera dottrina. Dopo varie esortazioni spirituali, e dopo alcuni discorsi molto devoti sparì quel vecchio, lasciando nel cuore di Giustino un grande desiderio di seguire Gesù Cristo, e di abbandonare Platone con tutta la filosofia. Fattosi dunque Cristiano e ricevuto il sacro Battesimo, divenne fortissimo difensore della fede di Cristo, impiegando  in favore di essa la lingua, non meno, della penna; onde meritò dal Signore come premio per il suo gran coraggio la grazia di professare ancora col sangue d'esser Cristiano; e si acquistò in tal modo la gloriosa palma del martirio.   (Dal Tillemont).  

 

San Giustino de Jacobis 

(San Fele, 9 ottobre 1800 - Massaua, 31 luglio 1860)

 

 

San Giustino de Jacobis nacque a San Fele in Lucania il 9 ottobre 1800. Entrato nella Congregazione della Missione nel 1818 e ordinato sacerdote a Brindisi il 12 giugno 1824, si applicò intensamente all'apostolato, soprattutto a Napoli, dove nel 1836 infieriva il colera. Designato dalla Sacra Congregazione di Propaganda Fide a fondare la missione in Etiopia, si recò in Africa nel 1839, dove lavorò instancabilmente per vent'anni. Nominato prefetto Apostolico e consacrato vescovo a Massaua il 7 gennaio 1849, superò con fortezza le persecuzioni e s9 ottobre 1800i addormentò nel Signore nella valle di Aligadè il 31 luglio 1860. Fu beatificato il 25 giugno 1939 e canonizzato il 26 ottobre 1975. 
La sua memoria liturgica ricorre il 30 luglio.  (Da: www.vincenziani.com).

San Goffredo

(Soissons, 1065 circa - 1115)

 

San Goffredo nacque nel distretto di Soissons città delle Gallie, e fu dai suoi genitori offerto a Dio per le mani d'un S. Abate nel Monastero di S. Quintino; il quale lo battezzò e lo accolse in seguito nel Monastero, e quando  fu giunto all'età di 25 anni lo fece promuovere al sacerdozio. Non passò gran tempo, che l' arcivescovo di Rems mosso dalla fama delle virtù del Santo, lo costituì prima Abate del Monastero di Nogento, e poi lo volle ordinare Vescovo della città di Amiens. La vita irreprensibile che il S. Prelato menava, la sua pastorale sollecitudine per la santificazione del suo gregge, per quanto incontrò l'applauso delle brave persone, altrettanto gli suscitò il disgusto e l'odio dei malvagi. Pensò allora Goffredo di rinunciare al Vescovado; e di fatto partitosi di nascosto dalla sua Chiesa, si ritirò nella gran Certosa di Grenoble. Ma essendo poi stato obbligato a ritornare al governo del suo popolo, soffrì con pazienza tutte le ostilità  dei nemici; finché piacque al Signore di ritirarlo dall'esilio di questa terra, e di liberarlo dalle angustie che opprimevano il suo spirito.    (Dallo Stirio).

 

San Gregorio Magno

(Roma 540 ca. - 12 marzo 604)  

 

 

San Gregorio soprannominato il Grande a motivo delle sue gloriose azioni, nacque di nobilissima e ricchissima famiglia romana. L’imperatore Giustino lo creò Prefetto di Roma, una delle maggiori cariche dell' Impero. Costituito in sì gran fortuna, diede benché giovane un illustre e raro esempio di cristiano distaccamento dalle cose del mondo, rinunziando a tutto, per attendere nello stato religioso, ed in una vita solitaria e penitente all' acquisto dei beni eterni. L'orazione, lo studio, l’austerità, e gli esercizi della perfetta Carità verso Dio e verso il prossimo, erano le delizie di questo vaso d' elezione. La sua umiltà corrispose alle altre virtù; e celebre lo rese oltremodo allorché, eletto Supremo Pastore della Chiesa di Gesù Cristo, pose tutto in opera per sfuggire a sì gran dignità, quantunque poi gli convenisse cedere ai Divini voleri. Fu instancabile il suo zelo per la diffusione della Fede in Gesù Cristo, né trascurò mezzo alcuno per coltivare la Vigna del Signore alla sua cura commessa, e per sé stesso, onde conseguire l'eterna corona in Paradiso, ove se ne volò dopo 13 anni di Pontificato.      (Da Giovanni Macono)  

 

San Guglielmo

(Francia, ? - Malavalle, Siena, 1157)

 

   

San Guglielmo, nato in Francia, sin dalla fanciullezza fu di costumi illibati. Fu monaco, poi Abate e infine Arcivescovo Bituricense: amò tutte le virtù cristiane, e intraprese tutto lo studio per praticarle; condusse sempre una vita molto austera; evitava di trattare con gente di malaffare, dilettandosi solo di conversare e discorrere con i servi di Dio. Era solito piangere per le sue benché leggerissime colpe, temendo molto il Giudizio Divino, quantunque fosse amorevole verso i gran peccatori, quando contriti ricorrevano alla santa penitenza. Avvisato da Dio dell’ approssimarsi della morte, ricevé con grandissima devozione i Santi Sacramenti e si raccomandò alle orazioni dei suoi domestici, esortandoli ad amarsi scambievolmente, di tutto cuore. Indi ritirandosi in sé stesso passò le ultime ore della sua vita mortale in santi colloqui col suo Signore: e poco dopo si fece stendere sulla nuda terra sopra la cenere, ed in quell’umile posizione, data che ebbe ai circostanti la sua benedizione, con gli occhi rivolti al cielo, spirando depositò l'anima sua nelle mani del Signore. (Dai Bollandisti).

 

San Guido di Anderlecht

(Brabante, ? - Anderlecht, 1012)

 

San Guido nacque in un villaggio del Brabante da genitori di bassa condizione, e assai poveri; che però essendo timorati di Dio, gli insegnarono ad amare Iddio e di servirlo fedelmente. Sin dall'infanzia gli inculcarono quella massima, che Tobia ripeteva spesso al suo figliuolo : Noi siamo poveri;  ma saremo abbastanza ricchi, se temeremo Iddio, e ci guarderemo dal peccato, Guido se ne approfittò, e in poco tempo divenne assai virtuoso; onde non solo non si rattristò della sua bassa e povera condizione, quando fu in età di conoscerne il pregio; ma anzi se ne compiacque, e ringraziò Iddio di poter essere in questa parte conforme a Gesù Cristo, nato e vissuto povero. Nella stessa povertà in cui si trovava non cessò di usar liberalità col suo prossimo indigente, servendosi   a tale scopo di quel tanto che gli era assegnato per suo sostentamento; e quando non aveva che dare del suo, lo chiedeva agli altri per soccorrere i bisognosi. Finalmente pieno di meriti andò a ricevere la corona immortale, che si era conquistata con le sue virtù. Il suo sepolcro poi fu onorato dal Signore con molti miracoli.    (Dai Bollandisti).

 

San Guido Vescovo

(Acqui Terme, 1004 - 2 giugno 1070)

 

I genitori di San Guido erano i signori dell'Acquesana,  nobili che discendevano dai cavalieri venuti in Italia al seguito di Rodolfo II di Borgogna nel 921. Erano gli amministratori di un castello ricevuto in dote dall'imperatore nel territorio di Acqui (Melazzo).
Rimasto orfano dei genitori San Guido fu cresciuto da un amministratore e da sua moglie che lo esortarono a dedicarsi agli studi a Bologna.
San Guido rimase a Bologna dal 1019 al 1029. Tornato ad Acqui, dopo la morte del vescovo Dudone nel 1033, all'età di trent'anni, Guido fu eletto vescovo il giorno 17 marzo del 1034. Fu vescovo della diocesi della città dal 1034 al 1070.
Durante questo periodo donò il castello e tutti i suoi beni alle pievi della diocesi di Acqui Terme e ne fondò di nuove. Fondò inoltre ad Acqui un centro di spiritualità e formazione per la gioventù femminile e il monastero di Santa Maria De Campis. Fece ingrandire ed abbellire la cattedrale di Acqui, dedicandola alla Madonna Assunta.
Morì il 2 giugno del 1070. Il suo corpo fu deposto in un'arca di marmo e collocato nella cattedrale di Acqui Terme, dove è tuttora venerato.  (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).