Da Saul a Davide

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I Filistei attaccarono Israele; gli Israeliti scapparono davanti ai Filistei e caddero, colpiti a morte, sul monte Gelboe. I Filistei inseguirono molto da presso Saul e i suoi figli e di questi uccisero Giònata, Abinadàb e Malchisùa. La battaglia si riversò tutta su Saul; sorpreso dagli arcieri, fu ferito da questi tiratori. Allora Saul disse al suo scudiero: "Prendi la spada e trafiggimi; altrimenti verranno quei non circoncisi e infieriranno contro di me". Ma lo scudiero, in preda a forte paura, non volle farlo. Saul allora, presa la spada, vi si gettò sopra. Anche lo scudiero, visto che Saul era morto, si gettò sulla spada e morì. Così finì Saul con i tre figli; tutta la sua famiglia perì insieme. Quando tutti gli Israeliti della valle constatarono che i loro erano fuggiti e che erano morti Saul e i suoi figli, abbandonarono le loro città e fuggirono. Vennero i Filistei e vi si insediarono.

Il giorno dopo i Filistei andarono a spogliare i cadaveri e trovarono Saul e i suoi figli che giacevano sul monte Gelboe. Lo spogliarono asportandogli il capo e le armi; quindi inviarono per tutto il paese filisteo ad annunziare la vittoria ai loro idoli e al popolo. Depositarono le sue armi nel tempio del loro dio; il teschio l'inchiodarono nel tempio di Dagon.

 

Quando gli abitanti di Iabes vennero a sapere ciò che i Filistei avevano fatto a Saul, tutti i loro guerrieri andarono a prelevare il cadavere di Saul e i cadaveri dei suoi figli e li portarono in Iabes; seppellirono le loro ossa sotto la quercia in Iabes, quindi digiunarono per sette giorni. Così Saul morì a causa della sua infedeltà al Signore, perché non ne aveva ascoltato la parola e perché aveva evocato uno spirito per consultarlo. Non aveva consultato il Signore; per questo il Signore lo fece morire e trasferì il regno a Davide figlio di Iesse.

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Tutti gli Israeliti si raccolsero intorno a Davide in Ebron e gli dissero: "Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Anche prima, quando regnava Saul, tu guidavi nei movimenti le truppe di Israele. Inoltre il Signore tuo Dio ti ha detto: Tu pascerai il mio popolo, Israele; tu sarai capo del mio popolo Israele". Tutti gli anziani di Israele si presentarono al re in Ebron. Davide concluse con loro un'alleanza in Ebron davanti al Signore. Con l'unzione consacrarono Davide re su Israele, secondo la parola pronunziata dal Signore per mezzo di Samuele. Davide con tutto Israele marciò contro Gerusalemme, cioè Gebus, ove c'erano i Gebusei, abitanti del paese. Ma gli abitanti di Gebus dissero a Davide: "Tu qui non entrerai". Ma Davide prese la cittadella di Sion, che è la città di Davide. Davide aveva detto: "Chi colpirà per primo i Gebusei diventerà capo e principe". Salì per primo Ioab, figlio di Zeruià, che divenne così capo. Davide si stabilì nella cittadella, che perciò fu chiamata città di Davide. Egli fortificò la città tutt'intorno, dal Millo per tutto il suo perimetro; Ioab restaurò il resto della città. Davide cresceva sempre più in potenza e il Signore degli eserciti era con lui.

Questi sono i capi dei prodi di Davide, che si erano affermati con il valore nel suo regno e che, insieme con tutto Israele, lo avevano costituito re, secondo la parola del Signore nei riguardi di Israele. Ecco l'elenco dei prodi di Davide: Iasobeam figlio di un Cacmonita, capo dei Tre; egli brandì la lancia su trecento vittime in una sola volta. Dopo di lui c'era Eleàzaro figlio di Dodo, l'Acochita; era uno dei tre prodi. Egli fu con Davide in Pas-Dammim. I Filistei vi si erano riuniti per combattere; c'era un campo pieno di orzo. La truppa fuggì di fronte ai Filistei. Egli allora si appostò in mezzo al campo, lo difese e sconfisse i Filistei; così il Signore operò una grande vittoria.

Scesero tre dei trenta capi sulla roccia presso Davide, nella fortezza di Adullàm; il campo dei Filistei si estendeva nella valle di Rèfaim. Davide era nella fortezza, mentre un presidio di Filistei era in Betlemme. Davide ebbe un desiderio che espresse a parole: "Potessi bere l'acqua della cisterna che sta alla porta di Betlemme!". I tre attraversarono il campo dei Filistei, attinsero l'acqua dalla cisterna che era alla porta di Betlemme e la portarono a Davide, ma egli non volle berla; la versò in libazione al Signore. Egli disse: "Mi guardi il mio Dio dal compiere una cosa simile. Dovrei bere il sangue di quegli uomini insieme con la loro vita? Difatti l'hanno portata a rischio della propria vita". Non volle berla. Tali gesta compirono i tre prodi.

Abisài fratello di Ioab era capo dei Trenta. Egli brandì la lancia contro trecento vittime e così divenne famoso fra i Trenta. Fu stimato doppiamente fra i Trenta; divenne loro capo, ma non giunse ad eguagliare i Tre.

Benaià, da Kabzeèl, era figlio di Ioiadà, uomo valoroso e pieno di prodezze. Egli uccise i due figli di Arièl di Moab; inoltre, sceso in una cisterna in un giorno di neve, vi uccise un leone. Egli uccise anche un Egiziano alto cinque cubiti, il quale aveva in mano una lancia come un subbio di tessitore; gli andò incontro con un bastone, strappò la lancia dalla mano dell'Egiziano e lo uccise con la stessa lancia. Tale gesta compì Benaià, figlio di Ioiadà; egli divenne famoso fra i trenta prodi. Fra i Trenta fu molto stimato, ma non giunse a eguagliare i Tre. Davide lo mise a capo della sua guardia del corpo

Ecco i prodi valorosi: Asaèl fratello di Ioab, Elcanan figlio di Dodo, di Betlemme, Sammòt di Charod, Chelez di Pelet, Ira figlio di Ikkes di Tekòa, Abièzer di Anatòt, Sibbekai di Cusa, Ilai di Acoch, Macrai di Netofa, Cheled figlio di Baana, di Netofa, Itai figlio di Ribai, di Gàbaa dei figli di Beniamino, Benaià di Piraton, Curai di Nacale-Gaas, Abiel di Arbot, Azmàvet di Bacurìm, Eliacba di Saalbon, Iasen di Gun, Giònata figlio di Saghe, di Charar, Achiam figlio di Sacar, di Carar, Elifèlet figlio di Ur, Efer di Mechera, Achia di Pelon, Chezro del Carmelo, Naarai figlio di Ezbai, Gioele fratello di Natàn, Mibcar figlio di Agri, Zelek l'Ammonita, Nacrai di Berot, scudiero di Ioab figlio di Zeruià, Ira di Ieter, Gareb di Ieter, Uria l'Hittita, Zabad figlio di Aclai, Adina figlio di Zisa il Rubenita, capo dei Rubeniti, e con lui altri trenta, Canan, figlio di Maaca, Giòsafat di Meten, Uzzia di Astarot, Sama e Ieiel, figli di Cotam di Aroer, Iediael figlio di Simri e Ioca suo fratello, di Tisi, Eliel di Macavim, Ieribài e Osea, figli di Elnaam, Itma il Moabita, Elièl, Obed e Iaasièl di Zoba.

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Questi sono gli uomini che raggiunsero Davide in Ziklàg, quando ancora fuggiva di fronte a Saul, figlio di Kis. Essi erano i prodi che l'aiutarono in guerra. Erano armati d'arco e sapevano tirare frecce e sassi con la destra e con la sinistra; erano della tribù di Beniamino, fratelli di Saul: Achièzer, il capo, e Ioas figli di Semaa, di Gàbaa; Ieziel e Pelet figli di Azmàvet; Beraca e Ieu di Anatòt; Ismaia di Gàbaon, prode fra i Trenta e capo dei Trenta; Geremia, Iacaziel, Giovanni e Iozabàd di Ghedera; Eleuzai, Ierimòt, Bealia, Semaria, Sefatia di Carif; Elkana, Issia, Azarel, Ioezer, Iosgibeam, Korachiti; Oela e Zebadia figli di Ierocam, di Ghedor.

Dei Gaditi alcuni uomini passarono a Davide nella fortezza del deserto; erano uomini valorosi, guerrieri pronti a combattere, abili nell'uso dello scudo e della lancia; sembravano leoni ed erano agili come gazzelle sui monti: Ezer era il capo, Abdia il secondo, Eliàb il terzo, Mismanna il quarto, Geremia il quinto, Attài il sesto, Eliel il settimo, Giovanni l'ottavo, Elzabàd il nono, Geremia il decimo, Makbannai l'undecimo. Costoro erano discendenti di Gad, capi dell'esercito; il più piccolo ne comandava cento e il più grande mille. Questi attraversarono il Giordano nel primo mese dell'anno, mentre era in piena su tutte le rive, e misero in fuga tutti gli abitanti della valle a oriente e a occidente.

Alcuni dei figli di Beniamino e di Giuda andarono da Davide fino alla sua fortezza. Davide uscì loro incontro e presa la parola disse loro: "Se siete venuti da me con intenzioni pacifiche per aiutarmi, sono disposto a unirmi a voi; ma se venite per tradirmi e consegnarmi ai miei avversari, mentre io non mi abbandono affatto alla violenza, il Dio dei nostri padri veda e punisca". Allora lo spirito invase Amasài, capo dei Trenta:

"Siamo tuoi, Davide;
     con te, figlio di Iesse!
Pace, pace a te,
     pace a chi ti aiuta,
perché il tuo Dio ti aiuta".

Davide li accolse e li costituì capi di schiere.

Anche da Manàsse passarono a Davide, mentre insieme con i Filistei marciava in guerra contro Saul. Egli però non li aiutò perché nel consiglio i capi dei Filistei lo rimandarono dicendo: "A scapito delle nostre teste, egli passerebbe a Saul suo signore". Mentre erano diretto a Ziklàg, passarono dalla sua parte i manassiti Adnach, Iozabàd, Iediaèl, Michele, Iozabàd, Eliu e Zilletai, capi di migliaia nella tribù di Manàsse. Essi aiutarono Davide contro i razziatori, perché erano tutti valorosi, e divennero capi dell'esercito. In verità ogni giorno passavano dalla parte di Davide per aiutarlo e così il suo divenne un accampamento enorme.

Ecco le cifre dei capi armati che passarono a Davide in Ebron per effettuare, secondo l'ordine del Signore, il trasferimento del regno da Saul a lui.  

Dei figli di Giuda, che portavano scudo e lancia: seimilaottocento armati.Dei figli di Simeone, uomini valorosi in guerra: settemilacento.Dei figli di Levi: quattromilaseicento, Inoltre Ioiadà, capo della famiglia di Aronne, e con lui tremilasettecento e Zadòk, giovane molto valoroso, e il casato con i ventidue capi.Dei figli di Beniamino, fratelli di Saul: tremila, perché in massima parte essi rimasero al servizio della casa di Saul.Dei figli di Èfraim: ventimilaottocento uomini valorosi, celebri nei loro casati.Di metà della tribù di Manàsse: diciottomila, scelti singolarmente per partecipare alla nomina di Davide a re.Dei figli di Ìssacar, che conoscevano bene i vari tempi sì da sapere che dovesse fare Israele nei singoli casi: duecento capi e tutti i loro fratelli alle loro dipendenze.Di Zàbulon: cinquantamila, arruolati in un esercito, pronti per la battaglia con tutte le armi da guerra, disposti ad aiutare senza doppiezza.Di Nèftali: mille capi e con loro trentasettemila dotati di scudo e di lancia.Dei Daniti: ventottomilaseicento, armati per la guerra.Di Aser: quarantamila guerrieri, pronti per la battaglia.Dalla Transgiordania, ossia dei Rubeniti, dei Gaditi e di metà della tribù di Manàsse: centoventimila con tutte le armi di guerra. Tutti costoro, guerrieri pronti a marciare, con cuore leale si presentarono in Ebron per proclamare Davide re su tutto Israele; anche il resto di Israele era concorde nel proclamare re Davide. Rimasero lì con Davide tre giorni mangiando e bevendo quanto i fratelli avevano preparato per loro. Anche i loro vicini e perfino da Ìssacar, da Zàbulon e da Nèftali avevano portato cibarie con asini, cammelli, muli e buoi: farina, schiacciate di fichi, uva passa, vino, olio, buoi e pecore in gran quantità, perché c'era allegria in Israele.

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Davide si consigliò con i capi di migliaia e di centinaia e con tutti i prìncipi. A tutta l'assemblea d'Israele Davide disse: "Se vi piace e se il Signore nostro Dio lo consente, comunichiamo ai nostri fratelli rimasti in tutte le regioni di Israele, ai sacerdoti e ai leviti nelle città dei loro pascoli, di radunarsi presso di noi. Così riporteremo l'arca del nostro Dio qui presso di noi, perché non ce ne siamo più curati dal tempo di Saul". Tutti i partecipanti all'assemblea approvarono che si facesse così, perché la proposta parve giusta agli occhi di tutto il popolo.

Davide convocò tutto Israele, da Sicor d'Egitto fino al passo di Amat, per trasportare l'arca di Dio da Kiriat-Iearìm. Davide con tutto Israele salì a Baala, in Kiriat-Iearìm, che apparteneva a Giuda, per prendere di là l'arca di Dio, chiamata: Il Signore seduto sui cherubini. Dalla casa di Abinadàb trasportarono l'arca di Dio su un carro nuovo; Uzza e Achio guidavano il carro. Davide e tutto Israele danzavano con tutte le forze davanti a Dio, cantando e suonando cetre, arpe, timpani, cembali e trombe. Giunti all'aia di Chidon, Uzza stese la mano per trattenere l'arca, perché i buoi la facevano barcollare. Ma l'ira del Signore divampò contro Uzza e lo colpì perché aveva steso la mano sull'arca. Così egli morì lì davanti a Dio. Davide si rattristò, perché il Signore era sceso con ira contro Uzza e chiamò quel luogo Perez-Uzza, nome ancora in uso.

In quel giorno Davide ebbe paura di Dio e pensò: "Come potrei condurre presso di me l'arca di Dio?". Così Davide non portò l'arca presso di sé nella città di Davide, ma la diresse verso la casa di Obed-Èdom di Gat. L'arca di Dio rimase nella casa di Obed-Èdom tre mesi. Il Signore benedisse la casa di Obed-Èdom e quanto gli apparteneva.

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Chiram, re di Tiro, mandò messaggeri a Davide con legno di cedro, muratori e falegnami per costruirgli una casa. Davide allora riconobbe che il Signore l'aveva confermato re su Israele e che il suo regno era molto esaltato a causa del suo popolo Israele. Davide prese altre mogli in Gerusalemme e generò figli e figlie. I figli che gli erano nati in Gerusalemme si chiamavano Sammua, Sobab, Natàn, Salomone, Ibcar, Elisua, Elipelet, Noga, Nefeg, Iafia, Elisamà, Beeliada ed Elifèlet. Quando i Filistei seppero che Davide era stato unto re su tutto Israele, vennero tutti per impadronirsi di lui. Appena ne fu informato, Davide uscì loro incontro. I Filistei giunsero e si sparsero per la valle di Rèfaim. Davide consultò Dio: "Se marcio contro i Filistei, li metterai nelle mie mani?". Il Signore rispose: "Marcia; li metterò nelle tue mani". Quelli vennero a Baal-Perazìm e là Davide li sconfisse. Questi disse: "Dio ha aperto per mio mezzo una breccia fra i miei nemici, come una breccia prodotta dall'acqua"; per questo il luogo fu chiamato Baal-Perazìm. I Filistei vi abbandonarono i loro idoli e Davide ordinò: "Brucino tra le fiamme!". Di nuovo i Filistei tornarono a invadere la valle. Davide consultò ancora Dio, che gli rispose: "Non seguirli; aggirali e raggiungili dalla parte di Becoim. Quando sentirai rumore di passi fra le cime degli alberi, allora uscirai a combattere, perché Dio ti precederà per colpire l'accampamento dei Filistei". Davide fece come Dio gli aveva comandato. Sbaragliò l'esercito dei Filistei da Gàbaon fino a Ghezer. La fama di Davide si diffuse in tutti i paesi, mentre il Signore lo rendeva terribile fra tutte le genti.

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Egli si costruì edifici nella città di Davide, preparò il posto per l'arca di Dio ed eresse per essa una tenda. Allora Davide disse: "Nessuno, se non i leviti, porti l'arca di Dio, perché Dio li ha scelti come portatori dell'arca e come suoi ministri per sempre". Davide convocò tutto Israele in Gerusalemme per trasportare l'arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i leviti. Dei figli di Keat: Urièl il capo con i centoventi fratelli; dei figli di Merari: Asaia il capo con i duecentoventi fratelli; dei figli di Gherson: Gioele il capo con i centotrenta fratelli; dei figli di Elisafan: Semaia il capo con i duecento fratelli; dei figli di Ebron: Eliel il capo con gli ottanta fratelli; dei figli di Uzziel: Amminadàb il capo con i centodieci fratelli. Davide chiamò i sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr e i leviti Urièl, Asaia, Gioele, Semaia, Eliel e Amminadàb e disse loro: "Voi siete i capi dei casati levitici. Santificatevi, voi e i vostri fratelli. Quindi trasportate l'arca del Signore, Dio di Israele, nel posto che io le ho preparato. Poiché la prima volta voi non c'eravate, il Signore nostro Dio si irritò con noi; non c'eravamo infatti rivolti a voi, come conveniva".

I sacerdoti e i leviti si santificarono per trasportare l'arca del Signore Dio di Israele. I figli dei leviti sollevarono l'arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei leviti di mandare i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cembali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia. I leviti destinarono Eman figlio di Gioele, Asaf uno dei suoi fratelli, figlio di Berechia, e, fra i figli di Merari, loro fratelli, Etan figlio di Kusaia. Con loro c'erano i loro fratelli di secondo grado: Zaccaria, Uzziel, Semiramot, Iechièl, Unni, Eliel, Benaià, Maaseia, Mattatia, Elifel, Micneia, Obed-Èdom e Ieièl portieri. I cantori Eman, Asaf ed Etan usavano cembali di bronzo per il loro suono squillante. Zaccaria, Uzziel, Semiramot, Iechièl, Unni, Eliàb, Maaseia e Benaià suonavano arpe in sordina. Mattatia, Elifel, Micneia, Obed-Èdom, Ieièl, Azaria suonavano sull'ottava per dare il tono. Chenania, capo dei leviti, dirigeva l'esecuzione, perché era esperto. Berechia ed Elkana facevano da portieri presso l'arca. I sacerdoti Sebania, Giòsafat, Netaneèl, Amasài, Zaccaria, Benaià, Eliezer suonavano le trombe davanti all'arca di Dio; Obed-Èdom e Iechièl facevano da portieri presso l'arca. Davide, gli anziani di Israele e i capi di migliaia procedettero con gioia al trasporto dell'arca dell'alleanza del Signore dalla casa di Obed-Èdom. Poiché Dio assisteva i leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, si sacrificarono sette giovenchi e sette arieti. Davide indossava un manto di bisso, come pure tutti i leviti che portavano l'arca, i cantori e Chenania che dirigeva l'esecuzione. Davide aveva inoltre un efod di lino. Tutto Israele accompagnava l'arca dell'alleanza del Signore con grida, con suoni di corno, con trombe e con cembali, suonando arpe e cetre. Quando l'arca dell'alleanza del Signore giunse alla città di Davide, Mical, figlia di Saul, guardando dalla finestra, vide il re danzare e saltare; lo disprezzò in cuor suo.

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Così introdussero e collocarono l'arca di Dio al centro della tenda eretta per essa da Davide; offrirono olocausti e sacrifici di comunione a Dio. Terminati gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo in nome del Signore. Distribuì a tutti gli Israeliti, uomini e donne, una pagnotta, una porzione di carne e una schiacciata d'uva. Egli stabilì che alcuni leviti stessero davanti all'arca del Signore come ministri per celebrare, ringraziare e lodare il Signore, Dio di Israele. Erano Asaf il capo, Zaccaria il suo secondo, Uzzièl, Semiramot, Iechièl, Mattatia, Eliàb, Benaià, Obed-Èdom e Ieièl, che suonavano strumenti musicali, arpe e cetre; Asaf suonava i cembali. I sacerdoti Benaià e Iacazièl con le trombe erano sempre davanti all'arca dell'alleanza di Dio. 

Proprio in quel giorno Davide per la prima volta affidò ad Asaf e ai suoi fratelli questa lode al Signore:

Lodate il Signore, acclamate il suo nome;
     manifestate ai popoli le sue gesta.
Cantate in suo onore, inneggiate a lui,
     ripetete tutti i suoi prodigi.
Gloriatevi sul suo santo nome;
     gioisca il cuore di quanti ricercano il Signore.
Cercate il Signore e la sua forza,
     ricercate sempre il suo volto.
Ricordate i prodigi che egli ha compiuti,
     i suoi miracoli e i giudizi della sua bocca.
Stirpe di Israele suo servo,
     figli di Giacobbe, suoi eletti,
egli, il Signore, è il nostro Dio;
     in tutta la terra fanno legge i suoi giudizi.
Si ricorda sempre dell'alleanza,
     della parola data a mille generazioni,
dell'alleanza conclusa con Abramo,
     del giuramento fatto a Isacco,
confermato a Giacobbe come statuto,
     a Israele come alleanza perenne:
"A te darò il paese di Canaan,
     come tua parte di eredità".
Eppure costituivano un piccolo numero;
     erano pochi e per di più stranieri nel paese.
Passarono dall'una all'altra nazione,
     da un regno a un altro popolo.
Egli non tollerò che alcuno li opprimesse;
     per essi egli castigò i re:
"Non toccate i miei consacrati,
     non maltrattate i miei profeti".

Cantate al Signore, abitanti di tutta la terra;
     annunziate ogni giorno la sua salvezza.
Proclamate fra i popoli la sua gloria,
     fra tutte le nazioni i suoi prodigi.
Difatti grande è il Signore, degnissimo di lode
     e tremendo sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi venerati dai popoli sono un nulla;
     il Signore, invece, ha formato il cielo.
Splendore e maestà stanno davanti a lui;
     potenza e bellezza nel suo santuario.
Date per il Signore, stirpi dei popoli,
     date per il Signore gloria e onore.
Date per il Signore gloria al suo nome;
     con offerte presentatevi a lui.
     Prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremate davanti a lui, abitanti di tutta la terra;
     egli fissò il mondo sì che non crolli.
Gioiscano i cieli ed esulti la terra;
     si dica fra i popoli: "Il Signore regna".
Frema il mare con quanto contiene;
     tripudi la campagna con quanto è in essa.
Gridino di giubilo gli alberi della foresta
     di fronte al Signore, perché viene
     per giudicare la terra.
Lodate il Signore, perché è buono,
     perché la sua grazia dura sempre.
Dite: "Salvaci, Dio della nostra salvezza;
     raccoglici, liberaci dalle genti
     sì che possiamo celebrare il tuo santo nome,
     gloriarci della tua lode.
Sia benedetto il Signore, Dio di Israele,
     di secolo in secolo".
     E tutto il popolo disse: "Amen, alleluia".

 

Quindi Davide lasciò Asaf e i suoi fratelli davanti all'arca dell'alleanza del Signore, perché officiassero davanti all'arca secondo il rituale quotidiano; lasciò Obed-Èdom figlio di Idutun, e Cosà, insieme con sessantotto fratelli, come portieri. Egli incaricò della Dimora del Signore che era sull'altura di Gàbaon il sacerdote Zadòk e i suoi fratelli, perché offrissero olocausti al Signore sull'altare degli olocausti per sempre, al mattino e alla sera, e compissero quanto è scritto nella legge che il Signore aveva imposta a Israele. Con loro erano Eman, Idutun e tutti gli altri scelti e designati per nome perché lodassero il Signore, perché la sua grazia dura sempre. Con loro avevano trombe e cembali per suonare e altri strumenti per il canto divino. I figli di Idutun erano incaricati della porta. Infine tutto il popolo andò a casa e Davide tornò per salutare la sua famiglia.

17

Una volta stabilitosi in casa, Davide disse al profeta Natan: "Ecco, io abito una casa di cedro mentre l'arca dell'alleanza del Signore sta sotto una tenda". Natan rispose a Davide: "Fa' quanto desideri in cuor tuo, perché Dio è con te".

Ora in quella medesima notte questa parola di Dio fu rivolta a Natan: "Va' a riferire a Davide mio servo: Dice il Signore: Tu non mi costruirai la casa per la mia dimora. Difatti io non ho mai abitato in una casa da quando feci uscire Israele dall'Egitto fino ad oggi. Io passai da una tenda all'altra e da una dimora all'altra. Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutto Israele non ho mai detto a qualcuno dei Giudici, ai quali avevo ordinato di pascere il mio popolo: Perché non mi avete costruito una casa di cedro? Ora, riferirai al mio servo Davide: Dice il Signore degli eserciti: Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, per costituirti principe sul mio popolo Israele. Sono stato con te in tutte le tue imprese; ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te; renderò il tuo nome come quello dei più grandi personaggi sulla terra. Destinerò un posto per il mio popolo Israele; ivi lo pianterò perché vi si stabilisca e non debba vivere ancora nell'instabilità e i malvagi non continuino ad angariarlo come una volta, come quando misi i Giudici a capo di Israele. Umilierò tutti i tuoi nemici, mentre ingrandirò te. Il Signore ha intenzione di costruire a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno finiti e te ne andrai con i tuoi padri, susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno. Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre. Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio; non ritirerò da lui il mio favore come l'ho ritirato dal tuo predecessore. Io lo farò star saldo nella mia casa, nel mio regno; il suo trono sarà sempre stabile".

Natan riferì a Davide tutte queste parole e tutta la presente visione.

Allora il re Davide, presentatosi al Signore disse: "Chi sono io, Signore Dio, e che cos'è la mia casa perché tu mi abbia condotto fin qui? E, quasi fosse poco ciò per i tuoi occhi, o Dio, ora parli della casa del tuo servo nel lontano avvenire; mi hai fatto contemplare come una successione di uomini in ascesa, Signore Dio! Come può pretendere Davide di aggiungere qualcosa alla tua gloria? Tu conosci il tuo servo. Signore, per amore del tuo servo e secondo il tuo cuore hai compiuto quest'opera straordinaria per manifestare tutte le tue meraviglie. Signore, non esiste uno simile a te e non c'è Dio fuori di te, come abbiamo sentito con i nostri orecchi. E chi è come il tuo popolo, Israele, l'unico popolo sulla terra che Dio sia andato a riscattare per farne un suo popolo e per procurarsi un nome grande e stabile? Tu hai scacciato le nazioni davanti al tuo popolo, che tu hai riscattato dall'Egitto. Hai deciso che il tuo popolo Israele sia tuo popolo per sempre. Tu, Signore, sei stato il loro Dio. Ora, Signore, la parola che hai pronunciata sul tuo servo e sulla sua famiglia resti sempre verace; fa' come hai detto. Sia saldo e sia sempre magnificato il tuo nome! Si possa dire: Il Signore degli eserciti è Dio per Israele! La casa di Davide tuo servo sarà stabile davanti a te. Tu, Dio mio, hai rivelato al tuo servo l'intenzione di costruirgli una casa, per questo il tuo servo ha trovato l'ardire di pregare alla tua presenza. Ora tu, Signore, sei Dio; tu hai promesso al tuo servo tanto bene. Pertanto ti piaccia di benedire la casa del tuo servo perché sussista per sempre davanti a te, poiché quanto tu benedici è sempre benedetto".

18

In seguito Davide sconfisse i Filistei, li piegò e tolse loro Gat con le dipendenze. Quindi sconfisse i Moabiti, che divennero sudditi e tributari di Davide. Davide sconfisse anche Hadad-Èzer, re di Zoba, verso Amat, nella sua marcia verso il fiume Eufrate per stabilirvi il suo dominio. Davide gli prese mille carri, settemila cavalieri e ventimila fanti. Davide poi fece tagliare i garretti a tutti i cavalli, risparmiandone un centinaio.

Gli Aramei di Damasco andarono in aiuto di Hadad-Èzer, re di Zoba, ma Davide ne uccise ventiduemila. Davide mise guarnigioni in Aram di Damasco; gli Aramei divennero sudditi e tributari di Davide. Il Signore rese vittorioso Davide in ogni sua impresa. Davide prese gli scudi d'oro agli ufficiali di Hadad-Èzer e li portò in Gerusalemme. Da Tibcat e da Cun, città di Hadad-Èzer, Davide asportò una grande quantità di bronzo, con cui Salomone costruì il bacino di bronzo, le colonne e i vari arredi di bronzo.

Tou re di Amat, saputo che Davide aveva sconfitto tutto l'esercito di Hadad-Èzer re di Zoba, mandò Adoram suo figlio per salutare il re Davide e per felicitarsi con lui d'avere assalito e vinto Hadad-Èzer, poiché Tou era sempre in guerra con Hadad-Èzer; Adoram portava con sé oggetti d'oro, d'argento e di bronzo. Anche tali oggetti il re Davide li consacrò al Signore insieme con l'argento e l'oro che aveva preso da tutti gli altri popoli, ossia da Edom, da Moab, dagli Ammoniti, dai Filistei e dagli Amaleciti.

Abisai figlio di Zeruià sconfisse nella Valle del sale diciottomila Idumei. Pose guarnigioni in Edom; tutti gli Idumei divennero sudditi di Davide. Il Signore rendeva vittorioso Davide in ogni sua impresa.

Davide regnò su tutto Israele e rese giustizia con retti giudizi a tutto il popolo.

Ioab figlio di Zeruià comandava l'esercito; Giòsafat figlio di Achilud era archivista. Zadòk figlio di Achitùb e Abimèlech figlio di Ebiatàr erano sacerdoti; Savsa era scriba. Benaià figli di Ioiadà comandava i Cretei e i Peletei; i figli di Davide erano i primi al fianco del re.

19

Dopo, morì Nacas re degli Ammoniti; al suo posto divenne re suo figlio. Davide disse: "Userò benevolenza con Canun figlio di Nacas, perché anche suo padre è stato benevolo con me". Davide mandò messaggeri per consolarlo della morte di suo padre. I ministri di Davide andarono nella regione degli Ammoniti da Canun per consolarlo. Ma i capi degli Ammoniti dissero a Canun: "Forse Davide intende onorare tuo padre ai tuoi occhi mandandoti consolatori? Questi suoi ministri non sono venuti forse da te per spiare, per informarsi e per esplorare la regione?".

Canun allora prese i ministri di Davide, li fece radere, tagliò a metà le loro vesti fino alle natiche e li rimandò. Alcuni vennero a riferire a Davide la sorte di quegli uomini. Poiché costoro si vergognavano moltissimo, il re mandò ad incontrarli con questo messaggio: "Rimanete in Gèrico finché non sia cresciuta la vostra barba; allora ritornerete".

Gli Ammoniti, accortisi di essersi inimicati Davide, mandarono, essi e Canun, mille talenti d'argento per assoldare carri e cavalieri nel paese dei due fiumi, in Aram Maaca e in Zoba. Assoldarono trentaduemila carri e il re di Maaca con le sue truppe. Questi vennero e si accamparono di fronte a Màdaba; frattanto gli Ammoniti si erano radunati dalle loro città e si erano mossi per la guerra.

Quando Davide lo venne a sapere, mandò Ioab con tutto il gruppo dei prodi. Gli Ammoniti uscirono per disporsi a battaglia davanti alla città mentre i re alleati stavano da parte nella campagna. Ioab si accorse che la battaglia gli si profilava di fronte e alle spalle. Egli scelse i migliori di Israele e li schierò contro gli Aramei. Affidò il resto dell'esercito ad Abisài suo fratello che lo schierò contro gli Ammoniti. E gli disse: "Se gli Aramei prevarranno su di me, mi verrai in aiuto; se invece gli Ammoniti prevarranno su di te, io ti verrò in aiuto. Coraggio, dimostriamoci forti per il nostro popolo e per le città del nostro Dio; il Signore faccia ciò che gli piacerà". Ioab con i suoi mosse verso gli Aramei per combatterli, ma essi fuggirono davanti a lui. Anche gli Ammoniti, visto che gli Aramei si erano dati alla fuga, fuggirono di fronte ad Abisài fratello di Ioab, rientrando in città. Ioab allora tornò in Gerusalemme.

Gli Aramei, visto che erano stati battuti dagli Israeliti, mandarono messaggeri e fecero venire gli Aramei d'Oltrefiume; li comandava Sofach, capo dell'esercito di Hadad-Èzer.

Quando ciò fu riferito a Davide, egli radunò tutto Israele e attraversò il Giordano. Li raggiunse e si schierò davanti a loro; Davide si dispose per la battaglia contro gli Aramei, che l'attaccarono. Gli Aramei fuggirono di fronte agli Israeliti. Davide uccise, degli Aramei, settemila cavalieri e quarantamila fanti; uccise anche Sofach capo dell'esercito. Gli uomini di Hadad-Èzer, visto che erano stati battuti dagli Israeliti, fecero la pace con Davide e si sottomisero a lui. Gli Aramei non vollero più recare aiuto agli Ammoniti.

20

All'inizio dell'anno successivo, quando i re sono soliti andare in guerra, Ioab, alla testa di un forte esercito, devastò la regione degli Ammoniti, quindi andò ad assediare Rabbà, mentre Davide se ne stava in Gerusalemme. Ioab occupò e distrusse Rabbà. Davide prese dalla testa di Milcom il diadema; trovò che pesava un talento d'oro; in esso era incastonata una pietra preziosa. Il diadema fu posto sulla testa di Davide. Egli asportò dalla città un grande bottino. Ne fece uscire anche gli abitanti, che destinò ai lavori con seghe, picconi di ferro e asce. Allo stesso modo Davide trattò tutte le città degli Ammoniti. Quindi Davide con tutti i suoi tornò in Gerusalemme. Dopo, ci fu una guerra in Ghezer con i Filistei. Allora Sibbekài di Cusa uccise Sippai dei discendenti dei Refaim. I Filistei furono soggiogati. Ci fu un'altra guerra con i Filistei, nella quale Elcanan figlio di Iair uccise Lacmi, fratello di Golia di Gat, l'asta della cui lancia era come un subbio di tessitore. Ci fu un'altra guerra in Gat, durante la quale un uomo molto alto, con le dita a sei a sei, - in totale ventiquattro - anch'egli era della stirpe di Rafa - ingiuriò Israele; Giònata figlio di Simeà, fratello di Davide, l'uccise. Questi uomini erano discendenti di Rafa in Gat; essi caddero colpiti da Davide e dai suoi uomini.

21

Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli Israeliti. Davide disse a Ioab e ai capi del popolo: "Andate, contate gli Israeliti da Bersabea a Dan; quindi portatemene il conto sì che io conosca il loro numero". Ioab disse a Davide: "Il Signore aumenti il suo popolo sì da renderlo cento volte tanto! Ma, mio signore, essi non sono tutti sudditi del mio signore? Perché il mio signore vuole questa inchiesta? Perché dovrebbe cadere tale colpa su Israele?". Ma l'opinione del re si impose a Ioab. Questi percorse tutto Israele, quindi tornò a Gerusalemme. Ioab consegnò a Davide il numero del censimento del popolo. In tutto Israele risultarono un milione e centomila uomini atti alle armi; in Giuda risultarono quattrocentosettantamila uomini atti alle armi. Fra costoro Ioab non censì i leviti né la tribù di Beniamino, perché l'ordine del re gli appariva un abominio. Il fatto dispiacque agli occhi di Dio, che perciò colpì Israele. Davide disse a Dio: "Facendo una cosa simile, ho peccato gravemente. Perdona, ti prego, l'iniquità del tuo servo, perché ho commesso una vera follia".

Il Signore disse a Gad, veggente di Davide: "Va', riferisci a Davide: Dice il Signore: Ti pongo davanti tre cose, scegline una e io te la concederò". Gad andò da Davide e gli riferì: "Dice il Signore: Scegli fra tre anni di carestia, tre mesi di fuga per te di fronte ai tuoi avversari, sotto l'incubo della spada dei tuoi nemici, e tre giorni della spada del Signore con la peste che si diffonde sul paese e l'angelo del Signore che porta lo sterminio in tutto il territorio di Israele. Ora decidi che cosa io debba riferire a chi mi ha inviato". Davide disse a Gad: "Sono in un'angoscia terribile. Ebbene, io cada nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è molto grande, ma io non cada nelle mani degli uomini". Così il Signore mandò la peste in Israele; morirono settantamila Israeliti. Dio mandò un angelo in Gerusalemme per distruggerla. Ma, come questi stava distruggendola, il Signore volse lo sguardo e si astenne dal male minacciato. Egli disse all'angelo sterminatore: "Ora basta! Ritira la mano".

L'angelo del Signore stava in piedi presso l'aia di Ornan il Gebuseo. Davide, alzati gli occhi, vide l'angelo del Signore che stava fra terra e cielo con la spada sguainata in mano, tesa verso Gerusalemme. Allora Davide e gli anziani, coperti di sacco, si prostrarono con la faccia a terra. Davide disse a Dio: "Non sono forse stato io a ordinare il censimento del popolo? Io ho peccato e ho commesso il male; costoro, il gregge, che cosa hanno fatto? Signore Dio mio, sì, la tua mano infierisca su di me e sul mio casato, ma non colpisca il tuo popolo".

L'angelo del Signore ordinò a Gad di riferire a Davide che salisse ad erigere un altare al Signore nell'aia di Ornan il Gebuseo. Davide vi andò secondo l'ordine di Gad, comunicatogli a nome del Signore. Ornan si volse e vide l'angelo; i suoi quattro figli, che erano con lui, si nascosero. Ornan stava trebbiando il grano, quando gli si avvicinò Davide. Ornan guardò e, riconosciuto Davide, uscì dall'aia, prostrandosi con la faccia a terra davanti a Davide. Davide disse a Ornan: "Cedimi il terreno dell'aia, perché io vi costruisca un altare al Signore; cedimelo per tutto il suo valore, così che il flagello cessi di infierire sul popolo". Ornan rispose a Davide: "Prenditelo; il re mio signore ne faccia quello che vuole. Vedi, io ti dò anche i buoi per gli olocausti, le trebbie per la legna e il grano per l'offerta; tutto io ti offro". Ma il re Davide disse a Ornan: "No! Lo voglio acquistare per tutto il suo valore; non presenterò al Signore una cosa che appartiene a te offrendo così un olocausto gratuitamente". E così Davide diede a Ornan seicento sicli d'oro per il terreno.

Quindi Davide vi eresse un altare per il Signore e vi offrì olocausti e sacrifici di comunione. Invocò il Signore, che gli rispose con il fuoco sceso dal cielo sull'altare dell'olocausto.

Il Signore ordinò all'angelo e questi ripose la spada nel fodero. Allora, visto che il Signore l'aveva ascoltato sull'aia di Ornan il Gebuseo, Davide offrì là un sacrificio. La Dimora del Signore, eretta da Mosè nel deserto, e l'altare dell'olocausto in quel tempo stavano sull'altura che era in Gàbaon; ma Davide non osava recarsi là a consultare Dio perché si era molto spaventato di fronte alla spada dell'angelo del Signore.

22

Davide disse: "Questa è la casa del Signore Dio e questo è l'altare per gli olocausti di Israele".

Davide ordinò di radunare gli stranieri che erano nel paese di Israele. Quindi diede incarico agli scalpellini perché squadrassero pietre per la costruzione del tempio. Davide preparò ferro per i chiodi dei battenti delle porte e per le spranghe di ferro e anche molto bronzo in quantità incalcolabile. Il legno di cedro non si contava, poiché quelli di Sidòne e di Tiro avevano portato a Davide molto legno di cedro. Davide pensava: "Mio figlio Salomone è ancora giovane e inesperto, mentre la costruzione da erigersi per il Signore deve essere straordinariamente grande, tale da suscitare fama e ammirazione in tutti i paesi; per questo ne farò i preparativi io". Davide, prima di morire, effettuò preparativi imponenti. Poi chiamò Salomone suo figlio e gli comandò di costruire un tempio al Signore Dio di Israele.

Davide disse a Salomone: "Figlio mio, io avevo deciso di costruire un tempio al nome del Signore mio Dio. Ma mi fu rivolta questa parola del Signore: Tu hai versato troppo sangue e hai fatto grandi guerre; per questo non costruirai il tempio al mio nome, perché hai versato troppo sangue sulla terra davanti a me. Ecco ti nascerà un figlio, che sarà uomo di pace; io gli concederò la tranquillità da parte di tutti i suoi nemici che lo circondano. Egli si chiamerà Salomone. Nei suoi giorni io concederò pace e tranquillità a Israele. Egli costruirà un tempio al mio nome; egli sarà figlio per me e io sarò padre per lui. Stabilirò il trono del suo regno su Israele per sempre. Ora, figlio mio, il Signore sia con te perché tu riesca a costruire un tempio al Signore tuo Dio, come ti ha promesso. Ebbene, il Signore ti conceda senno e intelligenza, ti costituisca re di Israele per osservare la legge del Signore tuo Dio. Certo riuscirai, se cercherai di praticare gli statuti e i decreti che il Signore ha prescritti a Mosè per Israele. Sii forte, coraggio; non temere e non abbatterti. Ecco, anche in mezzo alle angosce, ho preparato per il tempio centomila talenti d'oro, un milione di talenti d'argento, bronzo e ferro in quantità incalcolabile. Inoltre ho preparato legname e pietre; tu ve ne aggiungerai ancora. Ti assisteranno molti operai, scalpellini e lavoratori della pietra e del legno e tecnici di ogni sorta per qualsiasi lavoro. L'oro, l'argento, il bronzo e il ferro non si calcolano; su, mettiti al lavoro e il Signore ti assista".

Davide comandò a tutti i capi di Israele di aiutare Salomone suo figlio. Disse: "Il Signore vostro Dio non è forse con voi e non vi ha concesso tranquillità all'intorno? Difatti ha già messo nelle mie mani gli abitanti della regione; il paese si è assoggettato davanti al Signore e davanti al suo popolo. Ora perciò dedicatevi con tutto il cuore e con tutta l'anima alla ricerca del Signore vostro Dio. Su, costruite il santuario del Signore vostro Dio, per introdurre l'arca dell'alleanza del Signore e gli oggetti consacrati a Dio nel tempio che sarà eretto al nome del Signore".